Sul Corriere di Torino del 10 maggio scorso è uscita un’intervista a Davide Lanzafame, attaccante italiano da qualche anno emigrato in Ungheria dove sta vivendo ottime annate tra scudetti, titoli di capocannoniere e i piaceri della vita ungherese. D’altro canto Lanzafame è giustamente entusiasta della sua nuova avventura a Budapest – sponda sia Honvéd che Ferencvárosi – dove, citando una sua intervista dell’anno scorso alla Gazzetta, “segna tanto e mangia bene”.

Al giornale piemontese con il quale eravamo partiti invece ha confessato che con la moglie sta progettando di stabilirsi definitivamente a Budapest, con risvolti sorprendenti anche dal punto di vista sportivo: Lanzafame, infatti, alla luce degli anni accumulati in Ungheria e delle (poche) apparizioni con la maglia azzurra esclusivamente in categoria under 21, sta per diventare selezionabile per la nazionale ungherese allenata, tra l’altro, dall’italiano Marco Rossi.

Ora, parlandoci chiaramente, Lanzafame in Italia è ricordato quasi solo per vicende particolari. Per iniziare, quelle giudiziarie sul calcioscommesse quando giocava a Bari e che hanno visto la magistratura accertare che il giocatore aveva preso soldi per perdere le partite Bari-Treviso e Salernitana-Bari, per le quali patteggia nel 2013 la pena di 1 anno e 4 mesi di squalifica.

Di rilievo minore, ma comunque degna di nota, quando nel 2013 all’Honvéd riuscì a farsi espellere con doppio cartellino giallo litigando con un suo compagno di squadra su chi avrebbe dovuto battere il rigore. Per il resto, un passato nelle giovanili della Juventus e tante grandi aspettative deluse, come dimostra la famosa foto a tutta pagina del Corriere dello Sport nel 2008 che recitava “Lanzafame può diventare il nuovo Cristiano Ronaldo”. Ma vabbè, come dimostra chiaramente la sua carriera non siamo qui per disquisire della sua abilità con il pallone tra i piedi.

Sulle pagine del Corriere di Torino, mentre il giornalista entra in tema Coronavirus e la sua ripercussione sul mondo del calcio ungherese, a domanda “decide tutto Orban?”, il calciatore risponde che il Primo Ministro ungherese “ha idee chiare”, che “piaccia o no, lui decide”, che “va controcorrente rispetto ad una certa Europa, ma l’Ungheria è un paese con una forte educazione civica dove gli stranieri sono rispettati” e, per terminare, fa ingoiare il rospo a tutti i buonisti ipocriti di una “certa Europa” che si bevono le bufale di Soros e credono che tutti gli esseri umani abbiano pari diritti e dignità, affermando perentorio che sotto Orban “non sono a rischio i diritti civili”.

Care organizzazioni per la tutela dei diritti di donne, migranti e omosessuali che da anni denunciate la situazione in Ungheria: fate silenzio, parla Davide Lanzafame dall’alto della sua pelle bianca, della sua eterosessualità e del suo conto in banca.

Prima di entrare brevemente nel merito di quanto faccia schifo Orban e quanto ne facciano altrettanto le affermazioni di Lanzafame, è bene sottolineare che il calciatore piemontese non è il solo sportivo italiano emigrato in Ungheria ad avere una cotta adolescenziale per il wannabe Mussolini ungherese. Marco Rossi, infatti, ex allenatore di Lanzafame ai tempi dell’Honvéd e dal 2018 alla guida della nazionale ungherese, un anno fa si esprimeva così: “Orban? La tendenza del Governo ungherese è di proteggere la propria autonomia nazionale, cercando di verificare chi può venire a lavorare qui. Bussi alla mia porta ma, prima di aprire, voglio vedere chi sei”.

Ma chi è questo Orban, ottimo amico di Matteo Salvini e che tanto piace a Lanzafame e Rossi? Sul sito di Amnesty International Italia si può leggere di “repressione sistematica dei diritti di rifugiati e migranti”, di “continui passi indietro sui diritti umani e inosservanza delle leggi comunitarie”, che “la Corte europea dei diritti umani ha stabilito il confinamento dei richiedenti asilo in ‘zone di transito’, campi di container sorvegliati in terreni vicini al confine esterno dell’Ungheria, come privazione arbitraria della libertà“, oltre ad un lotta senza quartiere contro transgender, omosessuali e donne accentuata dallo stato di emergenza adottato dall’inizio dell’emergenza sanitaria che ha permesso al leader nazionalista di prendere pieni poteri (quello che Lanzafame rende con un innocente “piaccia o non piaccia, lui decide”).

Insomma, l’Ungheria di oggi è una cartolina da una probabile Italia futura. Ed è lo stesso Rossi ad affermare, nell’intervista già citata, che “la situazione non è così differente dall’Italia”.

E quindi questo è quanto. Maschi bianchi eterosessuali e ricchi che, pur vivendo in una situazione di distopismo fascista dickiano, dall’alto dei loro privilegi non hanno nessun tipo di problema a girare con il sorriso in bocca, a “segnare tanto e mangiare bene”. Quello che sta facendo Lanzafame non è niente di colossale, sta semplicemente spacciando un privilegio di classe come un’opinione. Niente di nuovo, niente al quale dobbiamo abituarci.

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