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di Sara Bruni

Ed eccomi arrivato. Lor signori, mi presento. Sono un caro congiunto di Sars e Mers. Io sono Sars-Covi.2 o meglio noto come Covid-19. Molti mi definiscono per brevità o ignoranza “coronavirus”, ma quello altro non è che il mio ceppo d’origine, il mio cognome per intenderci.

Nella nostra famiglia siamo numerosi e siamo in grado di svilupparci sotto mutevoli forme e sembianze. Io personalmente ho compiuto un balzo, un grande salto. Voi lo chiamate “spill-over”.

Non che non mi trovassi bene nel mio mondo, ma… ero troppo curioso, curioso di venire a spiare il vostro e di divertirmi un po’ con voi. Volevo fare nuove amicizie ma forse ho sbagliato qualcosa. Infatti, ho pensato che avrebbe potuto essere esilarante fermare il vostro tempo, far saltare i programmi, scombinare le vostre abitudini e il vostro quotidiano.
Sconvolgere l’esistenza costituita da precari e apparenti equilibri, nutrita di radicate convinzioni basate su effimeri credo.

Ho serpeggiato a lungo, strisciando nelle vostre terre e aleggiando nei vostri corpi.
Eh già. Perché io sono invisibile. Non potete vedermi e a volte neanche sentirmi. Ma sono in voi.

A volte innalzo la vostra temperatura corporea e sono così dispettoso ed infimo che posso persino arrivare a crearvi disturbi respiratori. Perché la mia potenza, la mia forza è direttamente proporzionale alla vostra mediocrità, alla vostra arroganza, alla vostra superbia.

Contrariamente, altre volte, agisco silente.

Molti di voi mi trovano irresistibile, inarrestabile e cosi mi cedono il passo. Si lasciano travolgere, stanchi, inermi abbandonano il campo di battaglia. Il loro nemico interno ha vinto.

Ma sappiate bene che ai miei occhi, siete tutti uguali. Bianchi, neri, gialli, ricchi, poveri, giovani e vecchi. Sono equo e imparziale. La natura è il mio grande alleato. I cieli, i mari, i fiumi e qualsiasi essere appartenente al regno animale.

Gli agglomerati urbani mi ringraziano. La terra è tornata a respirare e mentre voi vi ammalate il buco dell’ozono è tornato a guarire.

Ho spostato l’attenzione dal singolo all’altro. Lo sguardo si è poggiato sul vicino. Finalmente, grazie a me, lo vedete.
Lo vedete, ma non potete avvicinarvi. Non potete toccarlo. L’altro c’è ma è lontano. Ed ecco la beffa del paradosso. Prima del mio arrivo, lui, l’altro era lì, proprio lì, accanto a voi, con voi, su di voi, tra voi e voi lo ignoravate.

Esattamente questo. Le relazioni interpersonali di qualsiasi genere, lavoro, amore, amicizia: hanno tutte dovuto confrontarsi con me. Ho tolto il velo. Giù le maschere. Cala il sipario. Matrimoni falliti o ricostruiti, menzogne mal celate costrette a venire a galla, inganni perpetrati ad libitum depongono le loro vesti.

Fermi. Ognuno a fare i conti con la fotografia che ho scattato. Vi ho concesso l’enorme privilegio di guardarvi, di vedere ciò che ognuno ha costruito e ha seminato o raccolto finora. Non dissipatelo. Una volta raso al suolo si ricostruisce o si scava a fondo.

Il potere del controllo si è dissolto tra le mani. Io sono sfuggito. Perché sono l’illusione più reale che esista. Sono il vostro nemico eroe. Sono il bene racchiuso nel male. Sono lo specchio delle vostre anime, dei vostri pensieri più reconditi. Ma non temete. Anche se scomparirò, in futuro, cercatemi bene e sempre qui mi troverete. Nel buio ricordo del vostro essere.

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