Festeggiano i ricorrenti, mentre i Verdi esprimo preoccupazione. La stampa si divide fra chi parla di “cattive notizie per l’Europa” e chi invece la spiega come “la fine di una Ue lontana dai cittadini”. La sentenza della corte costituzionale di Karlsruhe sul Quantitative easing della Banca centrale europea si espone a letture di segno completamente opposto in Germania. Sul piano politico, se Angela Merkel per il momento tace, dalla maggioranza di governo arriva il commento positivo della Csu: “È un bene che adesso la Corte abbia formulato chiari e formali criteri per la legittimità dei programmi di acquisto dei bond”. I giudici di Karlsruhe hanno “limitato la politica monetaria comune” e ciò è “estremamente pericoloso“, dicono invece i Verdi. Sulla stampa il commento più duro arriva dalla Süddeutsche Zeitung, quotidiano liberale bavarese, secondo cui è stata “indebolita” tutta la comunità giuridica europea. Una lettura condivisa anche dal Financial Times: “La Corte tedesca ha messo una bomba sotto l’ordinamento giuridico dell’Ue”. “Questa è una dichiarazione di guerra alla Corte di giustizia europea e avrà conseguenze”, ha dichiarato a Bloomberg Joachim Wieland, uno dei più autorevoli professori di diritto tedeschi.

I giudici di Karlsruhe hanno infatti sancito che il quantitative easing della Banca centrale europea non viola il divieto di finanziamento monetario. La sentenza però dice anche che la Bce va “al di là dei suoi poteri”. L’Eurotower ha quindi tre mesi di tempo per fare chiarezza sul programma di acquisto, verificando se ha rispettato il principio della proporzionalità tra costi e benefici. Senza una risposta, la Bundesbank smetterà di partecipare agli acquisti, mentre governo e Parlamento “hanno il dovere di attivarsi contro il programma di acquisto di titoli nella sua forma attuale”.

La Bce ha quindi 3 mesi per presentare le sue deliberazioni sulla proporzionalità del programma di acquisto. “Sosterrò l’adempimento di questo compito, nel rispetto dell’indipendenza del consiglio direttivo della Bce”, scrive il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, in una nota pubblicata sul suo account Twitter. “Nel suo giudizio la corte costituzionale mette in luce caratteristiche importanti del Pspp (Public Sector Puchase Programme), che complessivamente garantisce un margine sufficiente di sicurezza al finanziamento monetario dei governi. Avevo indicato l’importanza di questo margine già in passato”, aggiunge Weidmann.

Per ora da Berlino ha parlato il ministro delle Finanze, il socialdemocratico Olaf Scholz: “Proprio in questi giorni, in cui a causa della pandemia siamo di fronte a uno sforzo notevole, la moneta unica e la politica monetaria comune ci tengono uniti in Europa”. Per questo Scholz ha evidenziato che “la Bundesbank per ora può continuare a partecipare al programma comune” e il governo tedesco ha tre mesi di tempo per spingere la Bce a una verifica. “Anche le decisioni sugli aiuti attuali non sono a rischio“, ha voluto sottolineare il ministro.

“Sono molto contento del fatto che la Corte costituzionale abbia dato sostanzialmente ragione ai nostri ricorsi”, dice Bernd Lucke, l’economista tedesco tra i promotori del ricorso che fondò il partito di estrema destra Alternative für Deutschland per poi lasciarlo, ritenendo che virasse troppo a destra. Anche l responsabile della politica europea dei cristiano-sociali bavaresi, Markus Ferber, ha salutato positivamente la pronuncia della Corte, sottolineando anche che a suo parere “la richiesta di un valutazione sulla proporzionalità non mette in discussione l’indipendenza della Bce”.

L’esperto finanziario Sven Giegold, portavoce dei Verdi al Parlamento europeo, vede invece la decisione del giudice come un “campanello d’allarme per il governo federale”, come riporta l’Handelsblatt. “La sentenza dimostra che i fallimenti dei Paesi europei hanno posto la Bce in una posizione molto difficile“. Il vero fallimento dei paesi dell’euro è il non avere una politica economica e finanziaria comune, spiega Giegold. Quindi i nuovi limiti imposti da Karlsruhe alla politica monetaria sono “estremamente pericolosi”. “È importante che i giudici non abbiano parlato di violazione del divieto di finanziamento monetario. In sostanza, i giudici si preoccupano di stabilire una politica monetaria”, conclude il portavoce dei Verdi.

L’editoriale di Cerstin Gammelin sul sito della Süddeutsche Zeitung esprime a sua volta due tipi di preoccupazione in seguito alla decisione della Consulta tedesca. “Cattive notizie per l’Europa”, è il titolo del commento. Le cattive notizie riguardano in primis la politica monetaria della Bce a medio termine. I giudici di Karlsruhe hanno chiarito che il Qe pandemico da 750 miliardi di euro lanciato durante la crisi per il coronavirus non deve subire limitazioni, la capacità della Bce è stata limitata per il futuro. I giudici hanno affermato il principio che non può detenere più del 30% del debito sul mercato di ciascun governo. Secondo Gammelin, questo limiterà l’azione della Bce in una possibile futura crisi.

L’editoriale apparso sulla Süddeutsche Zeitung sottolinea anche un secondo aspetto critico: per la prima volta, i giudici di Karlsruhe hanno messo in discussione la giurisprudenza europea e in particolare la sentenza del 2018 della Corte di giustizia Ue. Questo è ritenuto un precedente pericoloso: “Se i tedeschi si oppongono ai giudici in Lussemburgo, possiamo farlo anche noi“, è il pensiero che secondo Gammelin potranno fare molti altri Paesi Ue. A partire, ad esempio, da Polonia e Ungheria.

È anche il pensiero del commento apparso sul Financial Times che parla di una sentenza “dannosa” sotto più aspetti. Secondo l’articolo, gli effetti di politica economica che preoccupano i giudici di Karlsruhe quando invocano il principio di proporzionalità sono frutto di un ragionamento “economicamente analfabeta“, come peraltro aveva stabilito la Corte di giustizia europea. Ma “è fonte di profonda preoccupazione” soprattutto il fatto che la Consulta tedesca, si legge nell’articolo, abbia respinto l’autorità del giudice europeo. Finora a farlo era stati solo i giudici di Polonia e Ungheria, sottolinea il Financial Times.

Lettura opposta arriva invece da Reinhard Muller sulla Franfurter Allgemeine Zeitung. Il suo editoriale apparso sul sito del quotidiano conservatore è titolato: “La fine di una Ue autonoma lontana dai cittadini”. Nell’articolo viene sottolineato che l’Unione europea è formata da Stati membri che sono padroni dei trattati. Quindi ogni cittadino deve veder garantito il diritto che le istituzione Ue rispettino le norme concordate reciprocamente. Per questo, si legge sulla Faz, la Corte di Karlsruhe ha smentito quanto stabilito dai giudici europei: “E’ fuori dal quadro contrattuale”.

Sul piano economico invece, interessante è la lettura che arriva dal capo economista della Commerzbank, la quarta più grande banca della Germania, secondo cui di fatto la Corte costituzionale federale ha dato il “via libera” agli acquisti di titoli di Stato. “I giudici non vedono alcuna violazione del divieto di finanziamento monetario”, ha dichiarato Jörg Krämer. La Bce, a suo parere, potrò ora “facilmente compensare le richieste di proporzionalità”. “Alla fine, la Corte costituzionale federale non dovrebbe fermare il nuovo programma di acquisto di obbligazioni Pepp”, è quanto si aspetta Krämer.

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