Benedetto XVI torna a parlare. E in Vaticano c’è sgomento. Anche perché l’ultima volta che Ratzinger aveva rotto il silenzio, dal monastero Mater Ecclesiae dove risiede all’interno dei Giardini Vaticani, si era aperta una guerra fredda con Papa Francesco. Uno scontro che ha avuto una sola vittima illustre: il segretario di Benedetto XVI, l’arcivescovo Georg Gänswein, rimasto solo formalmente prefetto della Casa Pontificia, ma di fatto privato di ogni autorità. Anche della possibilità di esercitare il suo incarico accanto a Bergoglio in tutte le udienze pubbliche e private, come era avvenuto fin dall’inizio del suo pontificato. Così come non è sfuggito agli osservatori che, in modo assolutamente irrituale, né a Natale 2019, né a Pasqua 2020 e nemmeno per il 93esimo compleanno del Papa emerito, il 16 aprile, Francesco si è recato al Mater Ecclesiae per la sua consueta visita di auguri. Si potrebbe obiettare in questi due ultimi casi che l’emergenza coronavirus ha imposto a Bergoglio di non andare a trovare l’anziano Ratzinger, sicuramente molto più esposto al contagio. Ma da Casa Santa Marta, la residenza di Francesco, non sono arrivati né una telefonata, né un messaggio di auguri. Segno che la tensione ormai è abbastanza alta.

Un regalo per i suoi 93 anni Benedetto XVI lo ha, invece, ricevuto dal suo biografo ufficiale Peter Seewald. Col giornalista tedesco Ratzinger ha scritto quattro libri intervista: due ancora da cardinale, uno da Papa e uno da emerito. Per questo compleanno speciale Seewald ha pubblicato una biografia di Benedetto XVI di mille pagine, per ora solo in tedesco, intitolata Benedikt XVI- Ein Leben (Benedetto XVI – Una vita), ma che in autunno uscirà anche in italiano e in inglese. A impreziosire il libro, che in Germania è uscito il 4 maggio, è l’intervista a Ratzinger pubblicata nell’appendice col titolo Le ultime domande a Benedetto XVI. Seppure realizzata nel 2018, è la prima uscita pubblica del Papa emerito dopo il testo scritto a quattro mani con il cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti. Volume nel quale il porporato e Ratzinger difendono con forza il celibato sacerdotale e che, al momento della sua pubblicazione, è sembrato un vero e proprio intervento a gamba tesa nel magistero di Francesco.

In quel periodo, infatti, era attesa l’esortazione apostolica con le conclusioni di Bergoglio sul Sinodo dei vescovi sull’Amazzonia. In particolare la decisione sui preti sposati. Una richiesta che era stata largamente approvata dai padri sinodali e contro la quale, oltre a Sarah e a Benedetto XVI, si era anche espresso il cardinale Camillo Ruini. Alla fine Francesco decise di non aprire ai preti sposati. Ma l’intromissione del Papa emerito, visti gli effetti che ha suscitato, non piacque per nulla all’inquilino di Casa Santa Marta. Ratzinger fu costretto a ritirare la firma dal volume come coautore. Ritiro che, però, avvenne solo formalmente, perché di fatto, sia in Francia, dove uscì la prima edizione, sia in Italia, sia in altre nazioni il testo ha sempre portato la firma di Benedetto XVI.

Anche stavolta le dichiarazioni del Papa emerito sono destinate a fare rumore. Nella biografia di Seewald, infatti, Ratzinger affronta il problema della crisi della società contemporanea paragonando il matrimonio omosessuale e l’aborto al “potere spirituale dell’Anticristo”: “Cento anni fa – afferma Benedetto XVI – tutti avrebbero considerato assurdo parlare di un matrimonio omosessuale”. Mentre oggi, sostiene Ratzinger, si è scomunicati dalla società se ci si oppone. E lo stesso vale per “l’aborto e la creazione di esseri umani in laboratorio”. Per il Papa emerito “la società moderna è nel mezzo della formulazione di un credo anticristiano e se uno si oppone viene punito dalla società con la scomunica. La paura di questo potere spirituale dell’Anticristo è più che naturale e ha bisogno dell’aiuto delle preghiere da parte della Chiesa universale per resistere”.

Benedetto XVI, però, si sofferma anche sulle resistenze ricevute durante gli otto anni del suo pontificato all’interno della Chiesa, soprattutto dentro la Curia romana. “I blocchi – spiega Ratzinger – venivano più dall’esterno che dalla Curia. Non volevo semplicemente promuovere la purificazione nel piccolo mondo della Curia, ma della Chiesa nel suo insieme”. Nel frattempo gli eventi hanno dimostrato “che la crisi della fede ha portato anche a una crisi dell’esistenza cristiana”. Questo è ciò che il “Papa deve avere davanti ai suoi occhi”. Nell’omelia dell’inizio del pontificato, il 24 aprile 2005, Benedetto XVI disse: “Pregate per me, perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi”. Parole che fecero scalpore, ma che si incarnarono ben presto nel tradimento di tanti, troppi stretti collaboratori di Ratzinger. Fino al suo maggiordomo Paolo Gabriele, protagonista principale della vicenda Vatileaks 1 con la pubblicazione dei documenti riservati del Papa. Benedetto XVI, però, ha confidato a Seewald che “la vera minaccia per la Chiesa e quindi per il ministero petrino non risiede in queste cose, bensì nella dittatura mondiale di ideologie apparentemente umanistiche, contraddicendo le quali si resta esclusi dal consenso sociale di fondo”. Per Ratzinger i lupi sono altri: “L’inganno religioso supremo è quello dell’Anticristo, uno pseudo-messianismo mediante il quale l’uomo si glorifica al posto di Dio e del suo Messia”.

A chi gli fa notare che lasciando il pontificato, il 28 febbraio 2013, aveva promesso che si sarebbe ritirato in preghiera come un monaco, Benedetto XVI risponde: “Il sospetto che io mi immischi regolarmente in pubblici dibattiti è una distorsione maligna della realtà”. Sostenendo che vogliono “silenziare” la sua voce e denunciando una “propaganda psicologica”. E aggiungendo: “Lo spettacolo delle reazioni della teologia tedesca è così sciocco e così cattivo che è meglio non parlarne. I veri motivi per cui vogliono silenziare la mia voce non voglio analizzarli”. Parole che, forse non a caso, arrivano proprio nei giorni in cui Francesco ha rinnovato per un ulteriore quinquennio tutti i membri del consiglio di amministrazione e del comitato scientifico della Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. Presidente del cda rimane il gesuita padre Federico Lombardi, che del Papa tedesco fu portavoce e per dieci anni fu direttore della Sala Stampa della Santa Sede, affiancato, come consiglieri, da monsignor Gänswein, dall’ex direttore della Libreria editrice vaticana, il salesiano don Giuseppe Costa, da Renato Poletti e da don Achim Buckenmaier. Per il Comitato scientifico è stato confermato come presidente il cardinale Angelo Amato, prefetto emerito della Congregazione delle cause dei santi. E come consiglieri i porporati: Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, e Luis Francisco Ladaria Ferrer, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Insieme al vescovo di Ratisbona, monsignor Rudolf Voderholzer. Segno che, almeno per ora, nonostante tutte le polemiche, il Vaticano continuerà a custodire il magistero di Ratzinger.

Twitter: @FrancescoGrana

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