di Vera Cuzzocrea*

Dalla recente pubblicazione del nuovo dpcm indicante ulteriori disposizioni per il contenimento della diffusione del virus, con sgomento cerchiamo di scorgere il nuovo margine di manovra possibile a partire da qui a poco. Come fosse una conquista di libertà verso cui andare, un traguardo auspicato ma anche temuto.

In un crocevia di vissuti negativi, dalla frustrazione alla rabbia alla malinconia, cerchiamo di recuperare lucidità e scorgere il senso da attribuire alle nuove indicazioni. Di superare il vissuto di impotenza per recuperare una percezione di autoefficacia individuale e collettiva, anche scoprendo le opportunità della pausa obbligata a cui ci ha costretto la pandemia e della gradualità con cui riprendere.

Perché è questa la vera protezione che dovremmo sviluppare e che ci ha già ampiamente aiutato finora a fronteggiare in modo resiliente l’emergenza in cui siamo stati catapultati. Scopriamo quindi che ci sarà possibile, seppur con tutte le necessarie precauzioni, prevedere degli spazi di dolore condiviso per onorare persone care venute a mancare e incontrarne altre vicine al cuore, riprendere alcune attività lavorative, passeggiate in solitudine nei parchi.

Ricordando la lezione di Calvino sulla leggerezza, come valore e spazio di competenze che ci orienta, una “disciplina della mente” che apre alla ricerca costruttiva di conoscenza delle “connessioni invisibili”.

Sappiamo di dover recuperare un pensiero positivo, al di là delle strategie mancate, delle difficoltà economiche, della percezione di abbandono da parte di molti – famiglie con disabilità, malattie rare o problematiche psichiatriche, sanitari che impattano non solo con il rischio del contagio ma anche con le conseguenze emotive e relazionali del loro impegno in prima linea, persone comuni che vedono fallire il proprio progetto lavorativo e le già fragili risorse sociali.

Le ricerche internazionali che hanno valutato l’impatto dell’emergenza epidemiologica a livello psicosociale ben illustrano il ventaglio di azioni protettive da adottare per contrastare il rischio di sviluppare un disagio psicologico. Il forum di coordinamento umanitario creato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite (Iasc) e l’Oms evidenziano ad esempio la centralità di fattori di protezione come il mantenere attive delle relazioni sociali insieme ad uno stile di vita sano, l’attivarsi in modo pro-sociale e cooperativo abbandonando un posizionamento colpevolista, nutrirsi di informazioni attendibili sulla pandemia e sugli strumenti di prevenzione senza lasciarsi sopraffare dalla ricerca ossessiva di teorie interpretative pseudoscientifiche, pensare che sia normale sentirsi tristi, preoccupati o confusi, spaventati o arrabbiati, che molte altre persone nel mondo, come in una sorta di gigantesco esperimento sociale, sono nella stessa situazione.

Nel prepararci alle prossime fasi, le più delicate in termini di ricaduta psicosociale, dovremmo considerare le evidenze rilevate dagli studi già disponibili sui fattori di rischio e sulle conseguenze sulla salute mentale (sintomatologia ansiosa, fobica, depressiva, risposta post-traumatica), così come dovremmo considerare e rinforzare i fattori cuscinetto fondamentali per fronteggiare efficacemente la difficile situazione che stiamo vivendo.

La conoscenza attenta di questi aspetti potrebbe meglio orientare le decisioni politiche e permetterci di definire la nostra zona comfort di esercizio responsabile del nostro margine di azione.

L’Ordine degli Psicologi del Lazio ha in tal senso messo a punto con la Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università Sapienza di Roma e l’Enpap il Barometro permanente sullo stato di salute mentale, uno strumento utile per fotografare lo stato di benessere psicologico della popolazione italiana, periodicamente e rispetto a specifici territori, della cittadinanza in generale ma anche della nostra categoria professionale.

Già emergono i primi dati e ci aspettiamo che riportino da sensazioni disturbanti come paura, rabbia, tristezza e nervosismo a sensazioni positive come benessere, energia, sicurezza, fiducia rispetto al futuro prossimo e ottimismo. Ecco nella nostra valigia in preparazione per le prossime fasi mettiamoci tutto questo.

La consapevolezza di opportunità e strategie resilienti insieme anche ad uno sguardo su ciò che temiamo, perché sappiamo che se la paura da una parte ha il potere di paralizzare e farci vivere in uno stato di costante allerta, dall’altra è una grande alleata, che può aiutare ad orientarci e proteggerci.

*Psicologa e psicoterapeuta

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