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Le Iene, la storia dell’inviato Politi: negativo al test covid-19 dopo 49 giorni. Bastano 2 settimane per poter uscire di casa?

Il tempo necessario per negativizzarsi può essere molto più lungo rispetto all'ordinaria quarantena. Non un episodio isolato ma decine e decine di testimonianze a supporto della tesi. Un caso noto, non citato da Le Iene, è anche quello di Paulo Dyabala

di Giuseppe Candela

Dopo 49 giorni Alessandro Politi è negativo al Coronavirus, la positività al Covid-19 dell’inviato aveva portato anche alla sospensione temporanea de Le Iene. Lo stesso Politi, che per dichiararsi guarito ha bisogno di un secondo tampone negativo, aveva raccontato la scorsa settimana il proprio caso spiegando che, di fatto, il tempo necessario per negativizzarsi può essere molto più lungo rispetto all’ordinaria quarantena. Non un episodio isolato ma decine e decine di testimonianze a supporto della tesi. Un caso noto, non citato da Le Iene, è anche quello di Paulo Dyabala. Il campione bianconero era risultato positivo il 21 marzo e oggi, 29 aprile, secondo il media spagnolo El Chiringuito de Jugones, non sarebbe ancora negativo al virus dopo il quarto tampone.

Visto che molti contagiati dal virus il tampone non l’hanno potuto fare, sono davvero sufficienti quattordici giorni di quarantena per poter uscire di casa? Da qui la domanda della trasmissione di Italia 1: il protocollo in vigore favorisce nuove infezioni? Tutti seguono le linee guida fornite dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) che indica appunto i quattordici giorni, due settimane dalla scomparsa dei sintomi. Tempi previsti, per esempio, anche per Valentina, fidanzata di Politi, che ha avuto i suoi stessi sintomi ma non ho ricevuto nessun tampone, nonostante sia stata stata a stretto contatto con un malato di Covid-19. In sostanza per Valentina la quarantena è terminata, nonostante viva in un monolocale con un malato accertato ancora non negativizzato.

Da qui i dubbi dell’inviato che pone domande senza però ottenere risposte risolutive. La cosa strana è che, sostengono dall’Ats, l’Agenzia di tutela della salute della Lombardia, nessuno sapesse che lei convive con un malato. Come viene fatta la mappatura dei contagi? Chi decide il protocollo sa che i tempi di guarigione possono essere più lunghi? Se Valentina, fidanzata di Politi, al termine della quarantena fosse uscita di casa, vivendo con una persona non ancora guarita, avrebbe rispettato le direttive ma avrebbe potuto infettare altre persone. Chi non aggiorna il protocollo potrebbe essere considerato dunque responsabile di un fatto colposo?

Lo studio legale Romanucci&Baldin di Chicago ci starebbe lavorando da giorni, anche perché in America la situazione sembra essere ancora più complessa: dopo tre giorni senza febbre si può uscire di casa. “Il nostro studio sta investigando per conto di quelle persone a cui è stato detto di non essere infetti quando invece potrebbero esserlo. Stiamo pensando sia a cause individuali che a class action”, spiega il socio Antonio Romanucci. “Non rivedere queste linee guida potrebbe essere un fatto colposo. Un fatto colposo produttivo di responsabilità in capo alle amministrazioni che lo applicano a coloro che ne subiscono dei danni”, aggiunge il professor Federico Tedeschini dell’università La Sapienza di Roma. Anche il Codacons sta lavorando a un maxi esposto, ci saranno modifiche al protocollo in vigore nei prossimi giorni?

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