Già “lunedì o martedì”, secondo il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli, imprese e autonomi che hanno chiesto un prestito fino a 25mila euro con garanzia pubblica avranno i soldi sul conto. Da giovedì sera le banche possono infatti caricare sul sito del Fondo di garanzia le richieste dei finanziamenti garantiti al 100% previsti dal decreto Liquidità. Resta l’incognita risorse, perché gli 1,7 miliardi stanziati finora per le garanzie possono coprire come ha evidenziato Il Sole 24 Ore non più di 340-350mila domande. I tempi saranno necessariamente più lunghi per le aziende di maggiore dimensioni che chiedono la garanzia Sace.

Lunedì si potrà, tramite mail, firmare il contratto di finanziamento e sottoscrivere la richiesta di accesso al Fondo, presentando copia di un documento d’identità e compilando un’autocertificazione su ricavi e spese del personale. Le banche “possono erogare il finanziamento senza attendere la conclusione dell’istruttoria del Fondo che non prevede alcuna valutazione del merito di credito“, conferma la nota pubblicata sul sito del fondo. Tassi di interesse e commissioni applicate dovranno tenere conto della “copertura dei soli costi di istruttoria e di gestione dell’operazione”. I finanziamenti possono avere durata massima di 72 mesi, con rimborso del capitale non prima di 24 mesi.

Non tutto però sta andando liscio, avverte ancora una volta Carla Ruocco, presidente della Commissione di inchiesta sul sistema bancario e finanziario, che sta raccogliendo le segnalazioni di imprese e cittadini. “Stiamo, ahimè, riscontrando che ci sono molti atteggiamenti poco corretti da parte delle banche”, scrive in una nota la deputata M5s. “Le segnalazioni che riceviamo sono tante: riguardano in primo luogo la difficoltà di accesso al finanziamento da parte di aziende sane che magari in un momento di difficoltà non hanno pagato i fornitori. Che gli si blocchi il credito ora è assurdo”. “Si fermino subito le segnalazioni delle aziende al Crif”, la centrale rischi, “e le rate dei mutui che sono state erroneamente prelevate sui conti correnti vengano riaccreditate al più presto”, è la richiesta. “Non è pensabile – sostiene la deputata – che essere iscritti sul registro della Centrale rischi impedisca l’accesso al credito. Le banche devono capire che esiste un ‘prima Coronavirus’ e un ‘dopo Coronavirus’. Il Crif fa parte di quello che è successo prima, i problemi sono arrivati per tutti e non è pensabile e neanche plausibile che il governo indirizzi un finanziamento ad un’azienda in difficoltà e la banca lo blocchi. Non oso immaginare cosa vorrebbe dire applicare questo diniego, ad esempio, a settori come quello del turismo che in questo momento è completamente fermo. Migliaia e migliaia di lavoratori bloccati”.

Intanto il governo valuta se ci sarà modo di aggiungere nel decreto aprile – che sarà varato nell’ultima settimana del mese – indennizzi ‘a fondo perduto’, una misura chiesta dal comparto agricolo, quello turistico e altri fortemente danneggiati dalla crisi. Per il ministro Patuanelli la platea “è di circa 4 milioni di imprese” e servirebbe uno stanziamento importante. E per un indennizzo intorno ai 10.000 euro, ad esempio, si parlerebbe di 40 miliardi di liquidità a fondo perduto.

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