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di Andrea Taffi

Stimo il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, e condivido quelle che sono state le sue scelte in tutta questa terribile emergenza sanitarie ed economica generata dal coronavirus. Condivido le decisioni del premier Conte tanto quanto disapprovo quelle di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, la loro strategia di criticare il governo (e chi lo presiede) per un mero interesse politico camuffato da salvaguardia dei superiori interessi nazionali.

D’accordo che Salvini e Meloni fanno il loro lavoro di opposizione, e d’accordo anche sul fatto che l’emergenza da coronavirus non deve limitare o cancellare il diritto di critica. E tuttavia ci sono dei limiti dettati dal fatto che la strumentalizzazione politica ha come prima conseguenza quella di dividere l’Italia, invece che di unirla, come sarebbe opportuno, in questo difficile, difficilissimo sforzo per uscire quanto prima dall’emergenza sanitaria ed economica.

Con questo non voglio, però, dire che tutto ciò che fa e dice Giuseppe Conte sia da me apprezzato e condiviso a prescindere. Un esempio è dato dall’ultima video conferenza del premier Conte, con la quale ha spiegato l’ultimo suo Dpcm. Il personale appunto non riguarda certo l’estensione delle restrizioni sino al prossimo 3 maggio o la riapertura delle librerie e dei negozi di abbigliamento per i bambini.

No, la critica riguarda la decisa (per usare un eufemismo) presa di posizione di Conte nei confronti di Salvini e Meloni, colpevoli di aver mentito agli italiani circa la ritenuta sottoscrizione di fatto del Fondo salva Stati. Una menzogna che, secondo il premier Conte, rischia di rendere molto più difficile la trattativa europea dell’Italia per il raggiungimento degli eurobond.

Non è quindi una questione di merito quella che mi preme sottolineare, ma una questione di forma, di opportunità. L’opportunità, da parte del presidente del Consiglio italiano, di scendere sul terreno minato dalla pura polemica politica. Una polemica inutile e anzi deleteria, in questo particolare momento storico in cui si contano i morti da coronavirus e, giorno per giorno, si segue l’andamento dei numeri e delle curve relative alla pandemia. Conte mi è sembrato nervoso, stizzito addirittura, e mi ha dato l’impressione che volesse farla pagare a Salvini e Meloni per la loro sprovvedutezza, per la loro strumentalizzazione politica.

Tutto questo in diretta alla nazione.

Enrico Mentana, che quella video conferenza l’ha mandata in onda, ha avuto (a caldo e in diretta pure lui) l’onestà intellettuale di dire che se avesse saputo, non avrebbe mandato in onda quella seconda parte della conferenza.

Ecco, anch’io, se avessi saputo delle parole di Conte, non avrei ascoltato quella parte. Avendolo fatto dico, però, che, a mio giudizio, è stato commesso un errore, un errore di comunicazione. Perché io credo che gli italiani, in questo momento, hanno bisogno di sapere cosa fare, invece che di prendere parte (in questo stimolati anche dal tenore di certi interventi di taluni commentatori) per l’una o per l’altra forza politica.

Stiamo tutti più calmi, e ci sarà più facile rimanere a casa.

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