Sei morti e trentotto contagi che forse si sarebbero potuti evitare intervenendo prima. Ora la procura di Prato, sulla scia di quelle lombarde di Bergamo e Milano, ha aperto un’inchiesta per capire cosa sia successo da inizio marzo nella Rsa di Comeana, tra i comuni di Carmignano e Poggio a Caiano (Prato). Una vicenda, raccontata pochi giorni fa da ilfattoquotidiano.it, che riguarda le morti silenziose e la catena di contagi nella residenza per anziani, denunciata per un mese dai sindaci dei due comuni che avevano chiesto, inascoltati, l’intervento dell’Asl Toscana Centro e della Regione: tre lettere protocollate per chiedere di fare tamponi a ospiti e operatori sanitari.

Ora la procura di Prato guidata da Giuseppe Niccolosi ha aperto un fascicolo “modello 45”, quindi senza indagati né ipotesi di reato, per individuare le responsabilità di morti e contagi. Nelle prossime ore, fanno sapere dalla procura, sarà acquisita tutta la documentazione necessaria a far partire le indagini: le lettere dei sindaci ma anche le cartelle cliniche dei pazienti fino alle disposizioni sanitarie da inizio marzo. Ovvero da quando è stato scoperto il primo caso positivo, un giovane operatore tornato da un concerto vicino a Milano.

La catena dei contagi e le morti – All’inizio di marzo l’infermiere si era sentito male ed erano stati fatti tamponi a 15 ospiti, di cui 8 positivi. Poi più niente fino a fine marzo. Ma nel frattempo il virus avanzava e i sindaci di Carmignano Edoardo Prestanti e quello di Poggio a Caiano Francesco Puggelli hanno scritto tre lettere – la prima 12, la seconda il 20 e la terza il 26 – in cui chiedevano a ripetizione al governatore Rossi, all’assessore alla Sanità Stefania Saccardi e alla Asl Toscana Centro di far tamponi a tappeto a tutti gli ospiti, operatori e contatti esterni per limitare il contagio. Nulla da fare fino al primo aprile quando i test a tappeto hanno evidenziato un quadro inquietante: rispetto ai primi otto, a quel punto i positivi erano saliti a 38 (23 ospiti e 15 operatori) e nel frattempo hanno perso la vita sette anziani.

“Se si fosse intervenuti prima, questo non sarebbe successo”, ha detto a ilfattoquotidiano.it il sindaco di Poggio a Caiano Francesco Puggelli mentre la direttrice della Rsa, Paola Lombardi, parla di “gestione da terzo mondo” puntando il dito contro la Asl e la Regione. Sabato sera, dopo una giornata di accuse incrociate, l’azienda sanitaria si è difesa con una nota in cui affermava di aver “adottato fin da subito le dovute misure per gestire i casi di positività rilevati all’interno delle residenze sanitarie assistenziali”.

La riunione tra Asl e sindaci – Dopo le minacce del sindaco di Prestanti di chiudere la Rsa se non fossero stati presi provvedimenti, lunedì i sindaci e i rappresentanti della Asl hanno avuto un incontro in cui per trovare una mediazione: i pazienti positivi non saranno trasferiti per evitare il trauma di un trasferimento ma saranno separati, nei due piani della struttura, dai negativi. Non solo: saranno gestiti dal personale Usca della Asl che fornirà aiuto con le cure intermedie e tutti, ospiti e operatori, saranno dotati di dispositivi di protezione individuale. Nell’ultima ordinanza per limitare il contagio nelle Rsa, il governatore Rossi ha imposto che nei casi in cui non fosse possibile rispettare questi obblighi, la Regione sostituirà i privati nella gestione delle strutture. Ma ormai a Comeana il contagio si è esteso a macchia d’olio e le misure della Regione rischiano di arrivare in ritardo.

I contagi nelle Rsa toscane – Ora non è escluso che l’esempio di Prato possa essere seguito da altre procure toscane visto che negli ultimi giorni è scoppiato il bubbone delle Rsa: secondo l’ultimo studio dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), dall’inizio dell’epidemia in Toscana sono morti 331 ospiti nelle residenze per anziani su un totale di 13mila, di cui 101 con sintomi da coronavirus. Le vittime accertate per il Covid-19 invece sono solo 15, uno su venti: dato che si può spiegare con i pochi tamponi effettuati.

@salvini_giacomo

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