Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur, quotava spesso mio padre avvocato, uomo tradizionale, serio, onesto (ovvio che io da ragazzo non sopportassi il latinorum); lo faceva per dirmi che in certe situazioni qualcuno fa, e altri parlano. Quella frase, dalle Storie di Tito Livio, mi è tornata in mente pensando all’inefficace Unione Europea, tutta “chiacchiere e distintivo”. Lo sappiamo: la riunione dell’Eurogruppo per discutere di CoronaBond (proposti da Giuseppe Conte il 17 marzo) e anche di Bei, Mes altri acronimi e misure per fronteggiare l’emergenza medica e sociale posta dal Covid-19, è stata fissata non subito, non ieri, ma per il 7 aprile. Tito Livio: mentre a Bruxelles si “valuta”, l’Italia e altre nazioni vengono espugnate (la Ue “valuta” e non condanna neanche l’intollerabile presa di “pieni poteri” da parte di Viktor Orbàn in Ungheria: quindi non agiscono in politica, non agiscono in economia, non muovono un dito di fronte a una pandemia).

Il buon senso, non premi Nobel, suggerirebbe di approvare subito massicce iniezioni di liquidità nel sistema, per prevenire il collasso totale e assoluto dell’economia, invece loro “si consultano”. Nessuno vuole – olandesi e tedeschi lo fanno intendere – che l’Ue si prenda carico del debito pubblico pregresso di Roma. Non lo chiediamo, via siamo seri, troveremo un’altra soluzione per “rimettere” quei 2,4 trilioni di euro che abbiamo accumulato in 20 anni. No, qui abbiamo bisogno che l’Europa agisca, subito, per far fronte ad un’emergenza e-p-o-c-a-l-e. Invece, a parte la storica decisione di aver sospeso, ovvero abolito perché non si tornerà mai indietro, il famigerato Patto di stabilità – il che però in effetti equivale a decretare la morte della vecchia Europa – su altri fronti non sta avvenendo quel che dovrebbe/potrebbe accadere. Con il fiato sul collo della Bundesbank, la Bce non ha ‘ancora’ abbassato i tassi d’interesse (Fed, BoE e BoJ l’hanno fatto).

Soprattutto, oltre ad aver deciso di comprare sul mercato titoli tossici e bond aziendali in crollo di prezzo mettendo in campo 750 miliardi, pare che la banca centrale europea non stia nemmeno “valutando” alcunché di concreto, nessun progetto allo studio, per esempio, al fine di inviare a ciascuno dei 513 milioni di cittadini europei un assegno di 1200 euro (lo farà la Federal Reserve in valuta americana). Non fanno nulla, non agiscono per milioni di persone in enorme sofferenza. Dum Romae consulitur

In Italia siamo stremati, alla terza settimana di isolamento, nessun acquisto, nessuno sfogo, nessun consumo, costretti a pensare in piccolo, che è meglio di niente, si pensa ora al reddito di emergenza, o reddito di quarantena, che vanno benissimo sì, il governo fa certamente del suo meglio, con provvedimenti che corrispondono però al 5% del Pil, contro misure che valgono il 24% dell’output tedesco. Già: siamo poveri. E moltissimi non pagano le tasse.

Allargando il discorso, dall’altra parte dell’Oceano, perfino l’inquilino della Casa Bianca ha cambiato idea. Da beffardo negazionista (“il Copronavirus è una ‘hoax’, una truffa inventata dai miei avversari per farmi perdere le elezioni” diceva fino 10 giorni fa) è diventato anti-virus quando un paio di consigliori dell’Oval Office sono riusciti a fargli capire l’antifona: “Guarda che avremo milioni di contagiati e almeno 100.000 morti, a novembre perdi sia perché l’economia collassa, sia perché le bare in campagna elettorale, no way”.

Milioni, per ora, sono gli americani che hanno già perso il lavoro, a causa della crisi indotta dal coronavirus. E il danno peggiore deve ancora arrivare, secondo una stima della Federal Reserve. I coraggiosi anti-conformisti che Trump non sopporta sono gli economisti del distretto Fed di St. Louis, strenui difensori del principio “un pessimista è un ottimista bene informato”. Non sono stati diplomatici, questi banchieri del profondo Sud americano, nel progettare uno scenario da vera Grande Depressione: gli Stati Uniti subiranno nei prossimi trimestri una perdita di 47 milioni di posti di lavoro. Il che equivarrebbe ad un tasso di disoccupazione del 32,1%. Subito dopo c’ha messo bocca anche l’ineffabile ex banca di Mario Draghi, la Goldman Sachs: attenti – hanno scritto in un report – sul fronte del Pil prevediamo -30% per il primo semestre 2020.

Queste proiezioni dovremmo studiarle molto bene in Italia, anche se il tessuto economico della penisola è diverso. Riflettono tuttavia l’alto numero di lavori a rischio che potrebbero essere persi per il congelamento delle attività deciso dal governo. L’Italia è in blocco totale, non proprio cinese ma quasi, da due intere settimane, eppure stime e previsioni su Pil e sulla disoccupazione patrie (per scaramanzia? perché certe cose il pubblico non deve saperle? per mancanza di buoni uffici studi?) mai che arrivassero dalle due fonti privilegiate e dedicate, Banca d’Italia e Ministero dell’Economia.

La Banca Centrale degli Stati Uniti, dicevamo, non ci gira attorno: “Sono numeri molto gravi per gli standard storici, ma siamo di fronte a uno shock unico diverso da qualsiasi altro vissuto dall’economia Usa negli ultimi 100 anni”, ha scritto l’economista della Fed di St. Louis Miguel Faria-e-Castro in un documento che si trova sul loro sito.

Oltre alle stime però, sono pervenuti i dati reali. Un numero record di americani ha presentato richiesta per il sussidio di disoccupazione nella settimana terminata il 21 marzo: 3,3 milioni di persone. Gli economisti intervistati in un sondaggio della Dow Jones si aspettano che altri 2,65 milioni si aggiungano questa settimana. Ecco perché parlare di Grande Depressione non è irrealistico. Va evitate, vero, e pare ragionevole la critica: bisogna cominciare a parlare anche del dopo, di come uscirne. Certo, ma adesso siamo ancora nel presente, qui e ora, nel ‘che fare’ per non essere travolti dall’onda d’urto di questo maxi tsunami.

Ci potete, per favore, dare i numeri e le vostre previsioni, cari Ignazio Visco, Roberto Gualtieri e i numerosi sherpa del deep state allocati al Mef? Vogliamo cominciare, se possibile, a trattare il popolo italiano da adulto, smettendo, magari, di propinarci lo straziante bollettino di morti e contagiati e fornendo, invece, numeri riferiti all’economia reale? Quanti esattamente sono gli italiani, soprattutto al Sud, già in condizioni di indigenza e quindi improvvisamente sotto la soglia di povertà, perché avevano lavori precari, pagati con una paga giornaliera, oppure lavoravano in nero, o tutt’e tre insieme e che ora sono a casa e non hanno soldi per comprare il cibo? Una “valutazione” sarebbe gradita, grazie. Capire per agire.

L’ultimo segno di allarme, se ce ne fosse bisogno, riguarda il mercato finanziario. La notizia è di quelle tecniche, qualcuno può saltare a piè pari ma chi ha orecchie per intendere, intenda. La Federal Reserve ha appena annunciato l’istituzione di un meccanismo di accordo di riacquisto temporaneo per le autorità monetarie straniere e internazionali (FIMA Repo Facility) per contribuire a sostenere il regolare funzionamento dei mercati, compreso il market dei Titoli del Tesoro Usa, e quindi per mantenere l’offerta di credito a famiglie e imprese.

Lo strumento FIMA Repo consentirà ai titolari di questi rapporti, costituiti da banche centrali e altre autorità monetarie internazionali – prima tra tutte la Bce – che hanno conti presso la Federal Reserve Bank di New York, di stipulare accordi di riacquisto con la Fed. In queste transazioni, i titolari di conti FIMA scambiano temporaneamente i loro titoli del Tesoro detenuti con la Federal Reserve con dollari statunitensi, che possono quindi essere messi a disposizione degli istituti nelle loro giurisdizioni. Il tutto, per alleviare le tensioni sui mercati globali. Per i prossimi 6 mesi.

Ecco, egregio avvocato Christine Lagarde, come mai la Fed guida, e non segue? Per quale motivo Washington si preoccupa dell’ordinato funzionamento dei mercati finanziari, il che significa – come ovvio – l’esatto contrario di un Cigno Nero, cioè che azioni e bond si prevede non avranno affatto nelle prossime settimane scambi regolari? Sarebbe ottima cosa se la Bce seguisse l’esempio dei confratelli banchieri centrali sull’altra sponda dell’Oceano. Purtroppo, se la politica non decide (Ursula von der Leyen non prenderà mai una decisione che Angela Merkel non voglia, si può esser sicuri che manterrà sempre il bias contro i paesi del Club-Med) forse, pur non essendo prestatore di ultima istanza, di fronte all’attuale emergenza epocale rappresentata dal Coronavirus, allora sì Eurotower potrebbe davvero proporre di sua iniziativa la più clamorosa e innovativa delle novità, un nuovo massiccio Quantitative Easing da 2 trilioni di euro. Per la gente e le piccole imprese, non per le banche. Ah, scommetto 1 euro che non accadrà.

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