Un appello congiunto di economisti e intellettuali italiani e tedeschi, ma anche una lettera pubblicata da Die Zeit firmata da intellettuali, artisti, politici ed economisti, tra cui spicca Jürgen Habermas. Dopo lo scontro quasi inedito tra Giuseppe Conte e Angela Merkel, simbolo di un’Europa che si è di nuovo spaccata tra il Nord rigorista e l’asse ItaliaFranciaSpagna, si sta formando un altrettanto inedito fronte italo-tedesco a sostegno dei coronabond e più in generale di una maggiore solidarietà europea. Iniziative che arrivano proprio mentre si intravedono le prime schiarite nelle trattative tra cancellerie per mettere a punto un pacchetto di strumenti con cui affrontare la sfida storica del coronavirus.

L’appello congiunto – Dagli ex ministri Fabrizio Barca, Emma Bonino ed Enrico Giovannini agli ex premier Enrico Letta e Mario Monti, passando per gli economisti Tito Boeri, Carlo Cottarelli e Guido Tabellini, l’attrice Lella Costa, il velista Giovanni Soldini, la presidente del Fai Giulia Maria Crespi. Insieme a loro, dalla Germania, gli economisti che già dieci giorni fa avevano sottoscritto un appello per gli eurobond (da Marcel Fratzscher a Gabriel Felbermayr) ma anche tanti altri accademici, intellettuali e professionisti tedeschi. Sono gli 82 firmatari di un appello congiunto ai governi di tutti gli Stati membri dell’Unione europea e alle istituzioni Ue: chiedono “solidarietà europea adesso” – così si intitola la petizione – nella forma di un’apertura da parte del Meccanismo europeo di stabilità Mes di una “linea di credito sanitaria” senza altre condizioni e dell’emissione di “bond europei per la salute“. L’iniziativa di questo nuovo fronte italo-tedesco è promossa dai parlamentari verdi tedeschi Aexandra Geese, Sven Giegold e Franziska Brantner.

La lettera su Die Zeit “Se il Nord non aiuta il Sud, non perde solo sé stesso ma anche l’Europa“. Così scrivono intellettuali, politici e economisti tedeschi in un appello pubblicato su Die Zeit, schierandosi a favore dei Coronabond e di un fondo europeo per il coronavirus. Un testo firmato da Peter Bofinger, Dany Cohn-Bendit, Joschka Fischer, Rainer Forst, Marcel Fratzscher, Ulrike Gurot, Juergen Habermas, Axel Honneth, Eva Menasse, Julian Nida-Rumelin, Volker Schlooendorff, Peter Schneider, Simon Strauss, Margarethe von Trotta. “Per noi è difficile capire perché la cancelliera e il vicecancelliere abbiano così grandi riserve nei confronti di passi così necessari per la solidarietà europea e per la stabilità”, scrivono nella lettera. I coronabond proposti dagli intellettuali tedeschi non deveno essere confusi “con il modello degli Eurobond proposti come soluzione alla crisi dell’euro nel periodo 2010-2012″. “Nel caso dei coronabond – scrivono – i debiti correnti e quelli emergenti nei prossimi mesi dovrebbero essere sostenuti congiuntamente. È una misura temporanea che consentirebbe all’Italia e agli altri Paesi minacciati di sopravvivere alla crisi e alle conseguenze politiche ed economiche”.

E quella sulla Sueddeutsche Zeitung Nella disputa sui coronabond, numerosi autori e professori tedeschi erano già intervenuti con un’altra lettera aperta pubblicata ieri (mercoledì, ndr) sulla Sueddeutsche Zeitung. Nel loro messaggio, scrivono che “i paesi dell’Unione europea – anche nei loro stessi interessi tedeschi – devono agire insieme il più economicamente possibile in solidarietà e proteggersi a vicenda“. I firmatari della lettera includono Frank Schätzing, Sibylle Berg, Claus Leggewie e Sibylle Lewitscharoff. Nella lettera, chiedono esplicitamente al governo federale della Merkel di sostenere le richieste dell’Italia al prossimo vertice Ue.

L’appello: “Coordinare la produzione di presidi, respiratori e test” – Sul fronte sanitario, ci sono “importanti e incoraggianti esempi di solidarietà europea, basti pensare ai pazienti italiani le cui vite vengono salvate negli ospedali Sassoni, a Colonia e a Berlino“. Ma ora serve solidarietà anche sul fronte economico, si legge nell’appello congiunto. Per questo, scrivono politici, economisti ed intellettuali di Italia e Germania, “chiediamo ai nostri governi di superare i vecchi schemi di divisione in Europa e nell’Eurozona. Dobbiamo fornire assistenza medica d’urgenza occupandoci dei pazienti provenienti da Paesi particolarmente colpiti e ai limiti delle proprie capacità ricettive. Dobbiamo coordinare a livello europeo la produzione e la distribuzione di presidi atti alla protezione, quali maschere, indumenti e disinfettanti, nonché respiratori, prodotti farmaceutici e test, in modo che possano essere utilizzati dove sono più urgentemente necessari”.

Lo scudo di protezione finanziaria per l’Europa: dal Mes senza condizioni… – Ma non solo: serve “uno scudo di protezione finanziaria completo per l’Europa e l’Eurozona”. Dopo l’avvio del maxi piano di acquisti di titoli di Stato da parte della Bce, per garantire a tutti gli gli Stati membri “un accesso affidabile e a lungo termine a finanziamenti a basso tasso d’interesse” si auspica “l’apertura immediata di una linea di credito Sanitaria nel Mes, con condizioni di concessione del credito tali per cui vi siano garanzie che i fondi concessi vengano impiegati in categorie di programmi sanitari chiaramente definite, senza alcuna ulteriore condizione imposta“. Come chiesto ieri dal premier Giuseppe Conte, che ha riaperto uno spiraglio all’uso del Mes nel caso vengano del tutto eliminate le condizionalità, appunto.

…ai bond europei per la salute – Accanto ai 410 miliardi del Mes, però, occorre “una condivisione degli oneri, poiché la crisi attuale sta aggredendo simultaneamente tutti i Paesi, a nessuno dei quali possono essere imputate decisioni erronee di politica economica o fiscale prese in passato; ma, al contrario, la situazione di crisi in cui versano è causata da questa terribile pandemia. Poiché siamo stati tutti insieme vittime della crisi, riusciremo a uscirne positivamente solo tutti insieme. Occorre dunque condividerne gli oneri poiché alcuni Paesi potrebbero altrimenti correre il rischio di non essere in grado di devolvere abbastanza risorse finanziarie alla Sanità e a una pronta ripresa delle attività economiche. Ciò non andrebbe solo a detrimento di quegli stessi Paesi, ma potrebbe creare una situazione di rischio per la totalità del mercato interno. Auspichiamo quindi l’emissione di European health bonds (Titoli obbligazionari europei a supporto della Sanità) che abbiano un obbiettivo comune, chiaro, definito e soggiacente a linee guida stipulate congiuntamente“.

Poi un piano di ripresa basato su transizione verde e trasformazione digitale – Più avanti nel tempo andranno poi adottare “le misure necessarie per tornare a un normale funzionamento delle nostre società e delle nostre economie, con un tasso di sviluppo economico sostenibile, e integrando, tra l’altro, la transizione verde, la trasformazione digitale e traendo tutti gli insegnamenti possibili da questa crisi. Ciò richiederà una strategia di uscita coordinata, un piano di ripresa globale e una quantità di fondi mai prima d’ora investiti”. La richiesta è che la presidente della Commissione e il presidente del Consiglio Europeo, in collaborazione con il Parlamento Europeo e in consultazione con le altre Istituzioni, in particolare la Banca Centrale Europea, inizino subito ad elaborazione un piano di azione con questi contenuti.

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