Come è gestita nelle vostre città l’emergenza Coronavirus? Come si comportano le autorità e i cittadini? E nelle vostre vite, c’è qualche aspetto positivo o inatteso nell’isolamento forzato? Abbiamo chiesto ai nostri Sostenitori di raccontarcelo, inviando testimonianze, osservazioni e spunti per la redazione al Blog Sostenitore. Mai come stavolta il contributo della nostra comunità è fondamentale: con il Paese in zona rossa, ogni segnalazione è importante. Abbiamo bisogno di voi. Sosteneteci: se non siete ancora iscritti, ecco come potete farlo.

di Andrea Giannotti

In una Camera semi-deserta di un 25 marzo sera, Giorgia Meloni ha risposto all’informativa del Presidente del Consiglio con la solita retorica in (affannoso) crescendo che non può non terminare con la stoccata patriottica contro l’Europa, disegnata come una sorta di Lupin III egoista, incivile e anti-solidale “che rovista nelle nostre macerie e si frega la nostra argenteria”. Tuttavia, detto da chi è alleato di leader e partiti che di argenteria statale ne hanno fregata (direttamente o indirettamente) per svariati milioni, è abbastanza grottesco. Ma il punto qui non vuole essere tanto l’Unione Europea, le cui impostazioni e imposizioni sono sicuramente discutibili, quanto lo stile impiegato dalla nostra “donna, madre, italiana”.

La preferenza della destra per l’elocutio ferrea e battagliera è storicamente nota e l’intervento di Giorgia Meloni ne è chiara dimostrazione. Si inizia con una significativa contrapposizione: la comunicazione (del governo) vs. l’azione (invocata dall’opposizione). Ma l’antinomia è prontamente arricchita dal desiderio di identificarsi in un contesto bellico con tutti i protagonisti dell’emergenza italiana: “Se è vero che siamo in guerra, noi non vogliamo disertare, noi vogliamo stare sul campo di battaglia, vogliamo essere in prima fila, noi vogliamo combattere”. Un messaggio orgoglioso che, purtroppo, stona nel momento in cui si esprime il desiderio di stare accanto agli italiani che, “anche se non hanno la divisa”, combattono (come se fosse necessaria la divisa per combattere). Un dettaglio, questo, che testimonia sì l’amore (o la mania) per esercito, divisa e campo di battaglia, ma non supera l’ordinaria scenografia di guerra.

Oggi abbiamo la prova che esistono tanti modi di combattere, tanti tipi di divise e tanti scenari di guerra. Per aiutare i protagonisti della battaglia odierna dobbiamo, paradossalmente, assisterli da lontano, stando a casa e lasciandoli con la loro divisa (quella sì) da medici e infermieri nelle loro corsie ospedaliere.

La Meloni, se proprio volesse agire, potrebbe evitare di: diffondere sui social fake news (come il servizio di TGR Leonardo) per aizzare il complottismo di molti italiani; dare del “criminale” a Giuseppe Conte (dalla Merlino); gridare (per invidia?) al “clima da regime autoritario” per una semplice diretta Facebook di Conte. Potrebbe anche evitare di protestare per volere “la porta di questo palazzo aperta”. Lei, che da quella porta ci entra solo il 29,93% delle volte.

E in un’altra sorta di mascherata invidia punta il dito: “Voi lo avete chiamato ‘Decreto Cura Italia’ per una questione di propaganda?”. Ancora lei, leader di ‘Fratelli d’Italia’. La patria è un punto fisso e necessario nella “ragion di destra”, tanto da spingere la Meloni a dubitare (da Giletti) delle mascherine cinesi “indegne delle nostra nazione”, costruendo un’improbabile proporzione secondo cui ‘nazione grande : mascherine buone = nazione povera : mascherine cattive’. Peccato che le mascherine (o “schermi filtranti in tessuto non tessuto”) made in Veneto non siano degne nemmeno di un paesino di 1.000 abitanti.

In un mare di parole, l’unico enunciato (per metà) giusto è: “Il punto non è la comunicazione, il punto è collaborare sul serio”. Prescindendo dal fatto che è grazie alla continua comunicazione del governo (fino alle realtà locali) che si tiene aggiornato e protetto un popolo, non è certo colpa di Giuseppe Conte se ci deve invitare per l’ennesima volta a non svuotare i supermercati. Ma, sì, collaboriamo: se il governo comunica, noi ascoltiamo e agiamo secondo le sue direttive (su cui si discuterà a tempo debito), senza evocare sogni di guerra.

E se davvero esiste una “bulimia comunicativa”, essa è da rintracciare proprio nell’oratoria di Meloni&Co., che ingurgita ed espelle a regolari intervalli patria, famiglia, guerra, milizia, religione, sovranità e azione bellica, creando un monocromatico labirinto di Cnosso per il quale anche Arianna si rifiuterebbe di tessere un filo in grado di aiutarci.

Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’abbonamento Sostenitore e diventando membri del Fatto social club. Tra i post inviati Peter Gomez e la redazione selezioneranno quelli ritenuti più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Se vuoi partecipare sottoscrivi un abbonamento volontario. Potrai così anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione, mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee, sceglierai le inchieste che verranno realizzate dai nostri giornalisti e avrai accesso all’intero archivio cartaceo.

I nuovi Re di Roma

di Il Fatto Quotidiano 6.50€ Acquista
Articolo Precedente

Regione Calabria, il nuovo consiglio si riunisce per la prima volta. Tallini eletto presidente. Era stato dichiarato impresentabile

next