Cara Mina,

ti leggevo ogni settimana su Vanity Fair, e credo anche di averti scritto una volta, chissà, forse ho solo pensato di farlo. E quante volte ho immaginato di spedirti un brano, complice quella che probabilmente non è nemmeno una leggenda metropolitana circolante tra musicisti, che saresti tu in persona ad ascoltare i brani che ti arrivano.

L’indirizzo sul tuo sito è sempre una tentazione, anche se ci vuole davvero coraggio a pensare di poterti proporre un testo, una musica. Tu Mina, con la tua smisurata carriera, unica in grado di reggere un mercato discografico in cui risulti vittoriosa a ogni uscita, pur essendo invece tu uscita di scena da quel famoso 1978. Ultima tv già alcuni anni prima, ultimo indimenticabile live, ultime interviste e così via.

Forse è vero che eri timida e spaventata dal contatto con la gente pur amando più di ogni cosa il canto. Detestavi il playback, e come darti torto con quelle doti naturali e inimitabili, ineguagliabili proprio. Non preoccuparti Mina, qualcuna ci prova ogni tanto a riproporre la tua gestualità e qualche sonorità, ma nessuna potrà mai essere come te. Mai come i tuoi primi gorgheggi, la tua singolare dizione e scansione, quel tuo sillabare e urlare dei primi due decenni seguiti da una patinata eleganza e malinconica sensualità delle interpretazioni degli anni Settanta.

Mai nessun sodalizio potrebbe piacermi più di quello con Battisti-Mogol e mai nessuno potrebbe interpretare le canzoni di Lucio Battisti senza sembrare al karaoke. In quello solo tu potevi riuscire. Sei legata a nomi che evocano la grandezza della mia Italia preferita in tutti i campi. Sei un mito, insieme a Lelio Luttazzi, Bruno Canfora, Antonello Falqui, Gianni Ferrio, Piero Piccioni, Alberto Sordi, e potrei continuare.

Sei bianchi o neri abiti lunghi, tuniche chic, sfavillanti paillettes, stivaloni e zeppe oltre misura, sei mille pettinature corte o lunghe, sei quei nei e quegli occhioni giganteschi truccati di nero che ti rendono riconoscibile anche trasformata in un fumetto. Avveniristico quel viso mille volte evocato nelle innumerevoli copertine che celebrano iconograficamente i tuoi lineamenti, le tue fattezze, la tua bellezza.

Con te si è solo spettatori una volta tanto, spettatori incantati e basta, senza criticare, senza altro se non contemplare, estasiati, la tua capacità interpretativa fatta di voce ed espressioni di bocca e occhi, di gesti di mani, di corpo flessuoso. Quel corpo che ora più esile, ora più morbido, ha sempre incantato e conquistato tutti, donne per ammirazione e uomini per fascino incredibile. Istintiva, intuitiva, intonata, quadrata, in grado di conferire alle parole significato oltre che sonorità.

Tutti quelli che hanno lavorato con te dicono che sapevi già prima quel che volevano, anticipando e migliorando addirittura le loro richieste, riuscendo a riprodurre le melodie dopo un unico ascolto grazie alla tua meravigliosa memoria musicale e orecchio assoluto, buona la prima. Hai reso l’italiano lingua musicale, riuscendoci a dire il vero perfino con il giapponese.

Ho letto che eri colma di autorità e divina senza mai atteggiarti a diva, che eri rispettosa, che non esigevi niente come se tutto ti fosse dovuto, non facevi capricci da star.

Mina sei nata talentuosa di tuo, hai affinato la ricerca vocale cavalcando eclettica e camaleontica generi e stili, praticamente tutti, tutti rendendoli emozionanti, ma c’eri con tutta te stessa sin dagli esordi. Da sempre accurata nelle esecuzioni (come dimenticare gioielli come Brava o L’orchestra con Caterina Valente) e capace di acuti a viva voce, da sempre dotata di statura e classe.

Il tuo spessore di donna intelligente, piena di umanità, rivoluzionaria e così avanti nei tempi, così veloce nelle trasformazioni, ti rendeva in grado di prevedere le scelte migliori per te, nel fiutarle convincendo così a posteriori anche i più scettici che in effetti avevi avuto ragione tu. Tu, donna più volte censurata per la tua vita personale e per qualche brano troppo ardito, immancabilmente comunque di successo anche quello (L’importante è finire o Ancora ancora ancora).

La gente ti ha voluto bene anche quando la Rai ti aveva momentaneamente sospeso. Ti ha aspettato e ti ha confermato che eri e sei nelle case degli italiani, dai tempi in cui tu insieme a quegli immensi registi, autori, orchestre, manovalanze, tutti avete reso fruibile per la massa la qualità e l’eleganza, con i vari Studio Uno e Teatro 10 (trasmissioni i cui nomi derivavano dai teatri televisivi dai quali venivano trasmesse).

Ci sei sempre stata in casa nostra, sin dai tempi degli impareggiabili Carosello e anche prima, fino agli odierni spot televisivi. Non appena si sente la tua voce, riconoscibile tra tutte, uno pensa: è tornata Mina, è ancora con noi. Ti adegui al cambiamento dei tempi e della società e intanto ti immagino ridere felice, tranquilla, realizzata, accoccolata con i tuoi affetti, bisnonna operosa e instancabile lavoratrice.

Forse la sera giochi ancora a carte, tua passione notturna di quando finivi di cantare, forse indossi ancora gli occhiali a goccia, ad ogni modo ti immagino festeggiare il tuo compleanno serenamente e ti auguro di tornare a emozionarci come è successo con Luna diamante (di Ivano Fossati), interpretazione sublime, colonna sonora del toccante La dea fortuna dell’amato Ozpetek.

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Dieci anni fa fantasticavo sull’uomo ‘animale virtuale’. E oggi vivo in un mondo nuovo

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