Caro Luca, ti ricordi cosa fantasticavi nel 2010, mentre nasceva tuo figlio? Tracciavi ipotesi di un mondo in cui l’essere umano fisico si sarebbe trasformato in una bolla, chiusa nel proprio profilo cognitivo mentale e digitale. Il contatto col reale si sarebbe completamente rarefatto. Le strade sarebbero state vuote perché gli spostamenti erano oramai divenuti inutili. La bolla cerebrale di ciascuno avrebbe volteggiato per il mondo attraverso i contatti virtuali.

Il contatto con quello che, a quel tempo, veniva chiamato reale sarebbe stato mediato da sistemi sociali virtuali e piattaforme web capaci di ospitare ogni realtà, da quelle più tradizionali e umane fino all’arte. Avevi definito quel mondo della fantasia bubble world. Erano lampi distopici destabilizzanti; guardati con ghigno sardonico dall’uomo animale sociale del 2010.

Forse, caro Luca, serbi ancora ancora memoria di un libretto dal titolo “Adamo, l’uomo del futuro” che dedicasti al tuo bimbo neonato. In quel testo alambiccavi ipotesi su cosa sarebbe stato il mondo. Immaginavi quel bambino, ormai adulto, con la toga da avvocato, quella che è stata tua e prima ancora di tuo padre, collegarsi in remoto per discutere un processo penale. Non lo scrivevi nell’auspicio che tuo figlio facesse l’avvocato, ma semplicemente perché utilizzavi le tracce del tuo mondo fisico del 2010 proiettandole decenni dopo.

Pensa un po’, mio caro Luca, quanto è imprevedibile e intrigante l’esistenza. Avresti mai pensato che dieci anni dopo, a pochi giorni dal tuo 51esimo compleanno, tu dovessi accendere il computer, indossare quella stessa toga, alzarti in piedi nel mezzo del tuo soggiorno di casa e svolgere un’arringa on line? Dai, non scherzare e non sogghignare. Non avresti mai pensato di essere protagonista della mutazione antropologica dell’umanità.

In fin dei conti, fin dai tempi di Platone e Aristotele, l’uomo è stato costruito come animale sociale e politico, tutto indaffarato a vivere nella concretezza della vita. Avresti lasciato con gioia a tuo figlio l’onore di vivere l’uomo animale virtuale. Semmai potevi sognare che quel neonato un giorno avrebbe potuto scovare tra i libri quel tuo piccolo saggio e così scoprire che avevi azzeccato qualche previsione con decenni di anticipo.

Mettiti comodo Luca e prova a pensare a quanto ti dico: nella primavera del 2020 il Tribunale, quello che frequenti tutti i giorni, è chiuso e funziona proprio come avevi previsto per un lontanissimo futuro. Ma non solo: tuo figlio non leggerà tutto questo su un libricino ingiallito salvato tra i cimeli di suo padre, ma tu sei protagonista delle lezioni che svolge sul web dieci anni dopo.

Contestualmente guarda i tuoi dispositivi di mente estesa perché potresti essere invitato ad un aperitivo virtuale sui social network. Se ti annoi puoi ascoltare musica da un dispositivo che si collega con la rete wi-fi e riproduce la musica che tu richiedi con un comando vocale, stando sdraiato sul divano. Se poi di notte non hai sonno, puoi distrai con la performance di un musicista che suona per te e per chiunque lo desideri nel mondo, da un luogo sconosciuto, chiuso nella sua casetta.

Caro Luca, sei diventato a pieno titolo un animale artificiale; dismetti il tuo abito sdrucito e strappato da animale sociale e riponilo nell’armadio dei ricordi. Lo so bene che oggi è difficile concentrarsi sul mondo nuovo che ha fatto irruzione nella vita di tutti. E’ un momento terribile perché il bene più prezioso, cioè la vita, è in pericolo e anche un banale colpo di tosse ti fa paura. Ma tu non puoi nulla, oltre a restare a casa.

Per ogni necessità ci sono i medici che lavorano con passione e abnegazione. Ma tu che scrivevi quelle storielle fantasiose dieci anni fa hai il dovere di raccogliere i tuoi pensieri e provare a lanciare lo sguardo in fondo al cono nero. Laggiù c’è la luce. C’è il nuovo mondo che aspetta tutti gli umani. Non restare ancorato alla figura dell’uomo animale sociale perché il trionfo della tecnica ti offre la più grande opportunità degli ultimi duemila anni.

Bisogna che tu, come tutti, sappia cogliere la verità del virtuale. Ciò che stiamo sperimentando è un paradigma talmente nuovo che necessita di giuristi, filosofi, antropologi, artisti, giornalisti e scienziati che sappiano tracciare le forme del nuovo mondo. Ciascuno deve mettere a disposizione dell’umanità le proprie capacità perché anche questo è un modo per vincere la pandemia.

A proposito, mio caro Luca, vedo che il tuo vizio di scrivere non passa. Coronavirus-Il nemico Invisibile, scritto con Enrica Perucchietti per Uno Editori, è un saggio che racconta della modificazione genetica dell’uomo animale sociale oramai trasformatosi in uomo animale virtuale. Leggerlo ricordando la filastrocca che avevi scritto per tuo figlio ha un sapore quasi autobiografico.

Probabilmente è vero che la vita di questi ultimi venti anni è stata un progressione talmente rapida verso questa nuova formula di essere umano. Quell’architettura del virtuale, nel corso degli anni, si è trasformata sempre di più in un vero e proprio linguaggio che si è radicato nei nostri neuroni, rendendo vecchie e obsolete tutte le tradizioni più consolidate.

Ma oggi persino la giustizia ha dovuto cedere il passo alla verità digitale. Ti faccio una domanda, quanto ti appare lontano il 3 marzo quando sei stato in Tribunale per la tua ultima udienza da uomo animale sociale? Sono passate solo tre settimane eppure mi sembra che tu neppure ti ricordi delle lunghe attese fuori dall’aula d’udienza a chiacchierare con i colleghi per ingannare il tempo.

Sai cosa ti dico, mio caro? Non potrai più lamentarti coi colleghi che la macchina della giustizia non funziona ed è obsoleta! E specialmente non potrai più guardare a tuo figlio come ad una sorta di alieno chiamandolo ironicamente “nativo digitale”. Adeguati ad essere un animale virtuale, altrimenti il virus ti avrà sconfitto realmente. Buona fortuna.

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