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Christine Lagarde ha torto o ragione sullo spread?

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I titoli del Tesoro italiano (Btp ecc.) rendono più dei corrispondenti tedeschi (Bundesanleihen, Bundesobligationen ecc.). In altri termini le quotazioni di mercato mostrano un divario, noto come spread, sempre a danno dell’Italia e a vantaggio della Germania, che è variato grosso modo dal 1% al 5,5%.

Al riguardo la presidente della Banca Centrale Europea (Bce) Christine Lagarde, in piena crisi coronavirus, ha dichiarato. “Non siamo qui per chiudere gli spread. Non è la funzione o la missione della Bce”. Al che, apriti cielo! Insulti vari, accuse di incapacità, ignoranza, incompetenza ecc. Insomma, gli italiani hanno trovato il capro espiatorio ideale. Divertente vedere come schiattino di rabbia i sedicenti consulenti finanziari, venditori di fondi, polizze ecc. Ma anche volendo la Lagarde non riuscirà mai a causare ai risparmiatori italiani danni paragonabili a quelli arrecatigli dal risparmio gestito.

Orbene, si può disquisire se la dichiarazione stigmatizzata sia stata o meno opportuna, ma nella sostanza è vero che non tocca alla Bce “chiudere gli spread”, bensì ad altri soggetti (e non “attori”, come di regola hanno tradotto in Italia). Ma soprattutto è vero che ben altre sono le cause dello spread. In particolare l’enorme peso del debito pubblico dell’Italia, in Europa inferiore solo a quello della Grecia, già fallita. Un livello sul 135% del prodotto interno lordo è il motivo per cui facilmente sorgono tensioni sui titoli italiani. Nessuna persona ragionevole accetterebbe infatti di prestare soldi, allo stesso tasso che alla Germania, a un debitore (l’Italia), che è molto più indebitato e molto meno affidabile.

Per di più lo Stato italiano si è indebitato così tanto grazie ad anni di finanza allegra, caratterizzata da ruberie dei politici e dei loro complici ed elargizioni elettorali di soldi a svariate categorie di cittadini. L’enorme debito pubblico italiano risale a prima dell’euro: nel 1998 si aggirava già sul 110%. Anzi, merita ricordare che l’adesione alla moneta unica offrì all’Italia l’occasione per ridurlo, grazie ai tassi d’interessi scesi. Occasione accuratamente persa.

Ora una massa di furbastri specula sull’orgoglio nazionale per addossare ogni colpa ai tedeschi egoisti o più genericamente all’Europa. Orgoglio nazionale significa saccheggiare a man bassa la finanza pubblica e poi strillare come ossessi, perché gli stranieri non ripianano i debiti fatti. Ma tedeschi, austriaci, olandesi, finlandesi ecc. non sono fessi, per cui non lo faranno. Di certo non per i debiti accumulati in passato. Al più per uscite straordinarie per il coronavirus.

Come conseguenza è scontato che lo spread Btp-Bund non si chiuderà, a meno che:

1. l’Italia riduca sensibilmente il proprio debito.
2. l’Italia acquisti maggiore credibilità.

Ma questo sarebbe, come aveva detto Charles de Gaulle, ovviamente in ben altra circostanza: “Un ampio programma” (in originale “Vaste programme” o secondo un’altra versione “Lourde tâche!”, un compito gravoso).

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