Il responsabile della Filctem Cgil, Giovanni Romeo, lo dice subito: “A Catania non si producono vaccini”. Un chiarimento d’obbligo dopo la morte di un dipendente della Pfizer, l’azienda farmaceutica americana, che ha da poco annunciato l’accordo con Bion-Tech, per la produzione di un vaccino contro il coronavirus. D’obbligo perché adesso i sindacati, in una nota unitaria, chiedono il fermo dello stabilimento dove lavorava l’uomo, risultato positivo al Covid-19.

L’uomo, di 52 anni, aveva rapporti con molti dei dipendenti, che sono adesso in quarantena. Ma può un’azienda impegnata nel contrasto al coronavirus chiudere per la morte di un dipendente affetto da Covid-19? “Noi dobbiamo pensare alla salute dei lavoratori“, dice ancora Romeo. Mentre Giuseppe Coco, di Femca Cisl, è più conciliante: “Chiediamo la chiusura lo stretto necessario per effettuare una sanificazione degli ambienti, che siano due giorni o 15 non importa, va fatto”. Alfio Avellino della Uiltec Uil, invece, dice:”Non vogliamo la chiusura, non siamo degli irresponsabili”, Per 15 giorni, per pochi giorni, oppure “solo alcuni reparti, d’accordo con l’azienda”, precisa.

Si cerca una soluzione per calmare il panico che si è scatenato tra i quasi 800 dipendenti della Pfizer catanese, lì dove si conta il più alto numero di contagi in Sicilia, 108 su 237. Antonino – così si chiamava il dipendente dell’azienda americana morto ieri – aveva 52 anni. Era impiegato al controllo della documentazione, perciò aveva a che fare sia con il personale dei reparti di produzione che con quello degli uffici amministrativi. Ha accusato i primi sintomi lo scorso 7 marzo, poco dopo è entrato in quarantena a casa. Affetto da obesità, le sue condizioni sono andate via via aggravandosi, venerdì è stato sottoposto al tampone e sabato è arrivato l’esito: positivo al Covid-19. Da lì il progressivo peggioramento fino alla morte, lunedì all’ospedale Cannizzaro di Catania.

Tra gli 800 dipendenti della Pfizer, il dolore per la morte del collega si è unito all’ansia per il contagio. Molti di loro sono già in quarantena. L’azienda ha attivato tutti i protocolli di prevenzione previsti dal decreto Conte, bisogna capire se basteranno. Per i sindacati si potrebbe fare di più, e gli incontri, le riunioni tra azienda e Rsu sono serratissimi. La decisione è ancora sospesa e per questo motivo il responsabile del personale della Pfizer di Catania, Carmelo Fornito, preferisce non rispondere. La chiusura anche solo per due settimane bloccherebbe la produzione di antibiotici ad ampio spettro come il Tazocin. Sono infatti tre gli stabilimenti italiani dove si producono antiinfiammatori e farmaci oncologici: uno ad Ascoli Piceno, uno ad Aprilia, dove si producono integratori alimentari e probiotici, e lo stabilimento siciliano, il più grande per estensione dei tre, dove l’azienda ha investito 21 milioni di euro nel 2015-2016.

Ma la morte di Antonino mette sulla bilancia una questione altrettanto importante: “Siamo consapevoli del fatto che l’azienda ha attuato tutti i provvedimenti previsti nei Pdcm – scrivono nella nota i tre sindacati – e sappiamo quanto siano rilevanti le produzioni farmaceutiche del sito catanese, ma non possiamo non chiedere alla Direzione aziendale lo stop cautelativo perché vengano realizzate nello stabilimento tutte le azioni necessarie per rendere ancora più incisive le misure anticontagio”.

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