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Luca Tommassini: “La scritta omofoba sul mio campanello mi ha fatto piangere, mi sono sentito in colpa come quando ero piccolo”

Il famoso ballerino e coreografo è stato ospite di Caterina Balivo nel pomeriggio di RaiUno e ha raccontato della sua infanzia difficile alle prese con un padre violento

di F. Q.

Un racconto intimo e toccante quello che Luca Tommassini ha fatto della sua infanzia e adolescenza a Vieni da Me, ospite di Caterina Balivo: “Di nascosto mi sono iscritto alla scuola di ballo, non dovevo dirlo a mio padre perché aveva il terrore che diventassi gay. Avevo la s moscia e mi condizionava molto, lui cercava di non farmela pronunciare in quel modo. Io per tanti anni sono rimasto in silenzio, ho avuto problemi di timidezza”, ha detto. E le violenze del padre non era solo psicologiche: “Era violento anche fisicamente, abbiamo subito tante violenze anche fisiche: soprattutto mamma, ma anche io e mia sorella, delle situazioni molto pesanti. Penso che sia molto importante testimoniare queste cose, ci sono ragazzi e ragazze che subiscono violenze. Ora non c’è più da tanti anni, sicuramente era anche l’ignoranza, una mentalità molto chiusa, era cresciuto ai tempi del fascismo e ci sono ancora parecchi in famiglia che la pensano così“. Con il tempo il rapporto con il papà è migliorato e Luca ha spiegato che il padre si è “reso conto di aver sbagliato tanto nella sua vita”. Ma a ferire il famoso ballerino e coreografo è stato anche un episodio recente: una scritta omofoba sul campanello di casa, “fr*** vattene“. “Mi sono vergognato di quello che ero e quello che sono, mi sono messo a piangere da solo: mi sono iniziato a sentire in colpa come quando ero piccolo”.

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