Vivo, ennesima azienda cinese che in patria sembra andare fortissimo e che si prepara a sbarcare anche in Europa, ha presentato un Apex 2020, la sua ultima generazione di concept-phone destinata a far parlare di sé, grazie a un concentrato di tecnologie così avanzate che non le vedremo negli smartphone prima del 2021. I concept-phone solitamente non raggiungono il mercato, ma assolvono la doppia funzione di indicare la via per soluzioni che nel giro di poco tempo possono entrare nel mercato mainstream e trasmettere l’immagine di un’azienda che investe in ricerca e sviluppo. Una mossa di marketing utile a costruirsi un’immagine vincente già prima dell’esordio europeo.

Partiamo dallo schermo, un pannello con diagonale pari a 6,45 pollici e risoluzione di 2330 x 1080 pixel, la particolarità risiede nella doppia curvatura laterale, che raggiunge un angolo di addirittura 120°, fornendo una sensazione di continuità tra display e scocca mai vista fino ad oggi, nemmeno con i cosiddetti schermi 2.5D. Questa soluzione inoltre ha permesso di eliminare tutti i tasti fisici, anche dai bordi dello smartphone, sostituendoli con quelli software.

Ma la curvatura “waterfall” non è l’unica particolarità dello schermo. Vivo è infatti riuscita a incastonare la fotocamera frontale da 16 Mpixel direttamente nel display, senza necessità di utilizzare alcun notch né foro, come visto di recente in alcuni modelli di ultimissima generazione. Il risultato è stato possibile grazie a una particolare disposizione dei pixel sul sensore che, esattamente in corrispondenza dell’obiettivo, godono di una trasmittanza della luce fino a 6 volte superiore al normale, così da compensare l’attenuazione dovuta alla presenza del vetro ed eliminando al tempo stesso la diffrazione e qualsiasi forma di interferenza con le ottiche.

Novità assai interessanti sono poi concentrate anche nel comparto fotografico posteriore. L’azienda cinese ha infatti scelto due sensori davvero innovativi e unici. Quello da 16 Mpixel infatti è in grado di offrire uno zoom ottico continuo oscillante tra i 5x e i 7,5x (un primato). Quello principale da 48 Mpixel invece, per la prima volta in uno smartphone, offre una stabilizzazione di tipo cardanico, in pratica una sorta di gimbal integrato che a differenza dei soliti stabilizzatori ottici, opera meccanicamente, isolando l’alloggiamento della fotocamera dai movimenti della mano, così da eliminare sfocature e tremolii. Inoltre, l’accresciuta stabilità della fotocamera dovrebbe consentire tempi di esposizione sensibilmente più lunghi, utili soprattutto per le foto notturne.

Vivo Apex 2020 inoltre è completamente privo di porte e ricaricabile unicamente in modalità wireless. La tecnologia impiegata, con ricarica ultrarapida da ben 60 W dovrebbe comunque garantire tempi di ricarica ristrettissimi. Interessante anche il sensore biometrico per la lettura delle impronte digitali di ultima generazione che, nascosto sotto la superficie del display, dovrebbe però offrire un’area di lettura grande quanto la metà dello schermo, offrendo così sblocchi più rapidi che non richiedono all’utente di centrare l’attuale sensore.

Più convenzionale, ma pur sempre notevole, la piattaforma hardware, che prevede l’uso di un processore di ultima generazione come il Qualcomm Snapdragon 865, 12 GB di RAM e 256 GB di memoria interna.

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