Gli italiani che pensano che l’Olocausto non sia mai avvenuto sono aumentati di 7 volte in 15 anni. Per uno su tre gli atti di antisemitismo avvenuti di recente in Italia sono “bravate” messe in atto per “provocazione” o “scherzo”. Ma per una maggioranza abbondante – all’incirca 3 su 5 – sono conseguenze di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo. Quanto cammino e quanto lavoro da fare ci sia ancora per la costruzione di una memoria collettiva salda sulla tragedia immane della Shoah operata da nazismo e fascismo, lo indica un’indagine dell’Eurispes, Rapporto Italia 2020. Dati che si integrano a un sondaggio condotto da Euromedia Research per l’osservatorio Solomon di cui ilfattoquotidiano.it ha dato notizia alcuni giorni fa: quella rilevazione confermava, tra l’altro, che almeno uno su 100 ritiene che lo sterminio degli ebrei sia “una leggenda”. Si tratta di minoranze, come dice la matematica, che però evidenziano il lavoro lungo che serve ancora per combattere pregiudizi alla base delle discriminazioni o sbalorditivi sfondoni sulla Storia, soprattutto in previsione di quando non ci sarà più la voce viva dei testimoni come Liliana Segre che ieri ha commosso l’Europarlamento con il suo racconto, lo stesso che da trent’anni porta nelle scuole.

Secondo l’indagine di Eurispes, dal 2004 ad oggi la quota di italiani che pensa che la Shoah non sia mai avvenuta è cresciuta dal 2,7 per cento al 15,6. Il 4,5 per cento di chi risponde si dice addirittura molto d’accordo. A questi si aggiungono coloro che riducono la portata tragica della Shoah a partire dal numero di vittime: anche questi sono aumentati negli ultimi 15 anni, dall’11,1 al 16,1 per cento. Restano consistenti – sia pure in minoranza – le fette di popolazione che credono che gli ebrei “controllino” il potere economico-finanziario (23,9 per cento, contro il 76 che non ci crede) e i mezzi d’informazione (22,2 contro il 77,7 di no). Queste due ultime percentuali sono in calo rispetto a 15 anni fa. Diminuiscono anche coloro che credono che “gli ebrei determinino le scelte politiche americane“, dal 30,4 al 26,4.

Secondo la maggioranza degli italiani i recenti episodi di antisemitismo sono casi isolati, che non sono indice di un reale problema di antisemitismo nel nostro Paese (61,7 per cento). Al tempo stesso, il 60,6 per cento ritiene che questi episodi siano la conseguenza di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo. Per meno della metà del campione (47,5%) gli atti di antisemitismo avvenuti anche in Italia sono il segnale di una pericolosa recrudescenza del fenomeno. Per il 37,2, invece, sono bravate messe in atto per provocazione o per scherzo.

Quello che appare importante è che i cittadini più giovani sono meno propensi a definire gli episodi antisemiti come casi isolati: lo fa meno della metà dei 18-24enni (46,7%) ed il 50,8% dei 25-34enni. La quota si alza al 55,7 per cento tra i 35-44enni, al 69,5 tra i 45-64enni ed al 68,9 dai 65 anni in su. I ragazzi tra i 18 ed i 24 anni considerano con frequenza superiore alla media gli atti antisemiti come conseguenza di un diffuso linguaggio basato su odio e razzismo: 67,6 per cento, a fronte di valori intorno al 60 nelle altre fasce d’età. Sono sempre i più giovani a vedere nei reati antisemiti il segnale di una pericolosa recrudescenza di antisemitismo in Italia e non soltanto atti sporadici ed isolati: lo pensa oltre la metà (57,1 per cento), a fronte del 49,2 dei 25-34enni, del 47,1 del 35-44enni, del 45,4% dei 45-64enni e del 45,7 degli over65.

Questo quadro sta insieme all’opinione di una parte degli intervistati su cosa pensano gli italiani a riguardo di Benito Mussolini, il duce del fascismo, elaboratore, firmatario e esecutore delle leggi razziali contro gli ebrei. Trova un discreto consenso, sottolinea l’Eurispes, l’affermazione secondo cui “molti pensano che Mussolinisia stato un grande leader che ha solo commesso qualche sbaglio” (19,8%). Vale la pena sottolineare che questo non significa che il 19,8 pensa questo di Mussolini ma che “molti lo pensano”. Con percentuali di accordo vicine tra loro seguono le opinioni secondo cui “gli italiani non sono fascisti ma amano le personalità forti” (14,3%), “siamo un popolo prevalentemente di destra” (14,1%), “molti italiani sono fascisti” (12,8%) e, infine, “ordine e disciplina sono valori molto amati dagli italiani” (12,7%). Oltre un italiano su quattro (26,2%) non condivide nessuna delle opinioni presentate.

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