Il 34% del Partito democratico alle elezioni regionali dell’Emilia Romagna non solo fa tornare i dem prima forza in Regione, ma gli assicura anche 22 seggi all’Assemblea legislativa. La maggioranza di Stefano Bonaccini potrà contare anche su due consiglieri della lista Emilia-Romagna Coraggiosa, sostenuta anche dagli ex presidenti Pierluigi Bersani e Vasco Errani. Una sarà sicuramente Elly Schlein, ex europarlamentare del Pd, che è stata anche la candidata più votata di tutta la Regione: ha preso 15.975 voti nella circoscrizione di Bologna, che diventano più di 22mila se si sommano a quelli presi nelle altre due province in cui era candidata.

Alla maggioranza 29 seggi, al M5s 2 – Tre posti anche alla lista Bonaccini presidente e uno ai Verdi, che tornano quindi in consiglio regionale. Da segnalare che tra i due eletti del Movimento 5 stelle non c’è il candidato presidente Simone Benini. Il 4,7% della lista riporta in consiglio Silvia Piccinini e Giulia Gibertoni, che cinque anni fa era candidata presidente. In totale i consiglieri rieletti sono 25, se Schlein decidesse di scegliere il seggio di Reggio Emilia, lasciando Bologna a Igor Taruffi. Tra i riconfermati Antonio Mumolo, al terzo mandato, che ha ottenuto dal Pd una deroga allo Statuto. L’altra candidata che aveva ottenuto una deroga, Roberta Mori, non è stata eletta. Entrano in consiglio anche quattro assessori uscenti che sono Raffaele Donini, Palma Costi, Andrea Corsini ed Emma Petitti del Pd.

Forza Italia elegge solo Sgarbi – A destra, oltre al seggio per Lucia Borgonzoni, la candidata presidente sconfitta, la Lega ottiene 14 posti, Fratelli d’Italia si ferma a tre, Forza Italia si deve accontentare di un unico seggio: va a Vittorio Sgarbi che ha preso 1.605 voti nel collegio di Bologna. Il critico d’arte sosteneva di essere il “sultano” del partito azzurro (“Silvio Berlusconi è il faraone”, diceva): più che sultano è rimasto l’unico superstite del berlusconismo in Emilia. “Parlerò con Berlusconi e con Bernini ma essendo deputato, credo, resterò in Parlamento. È molto probabile che lasci il testimone alla prima eletta dopo di me, ovvero a Valentina Castaldini”, dice Sgarbi.

All’opposizione 19 seggi – Tra gli eletti della Lega c’è Fabio Rainieri, vicepresidente uscente dell’Assemblea Legislativa che nel 2015 è stato condannato a un anno e tre mesi di reclusione e al pagamento di un risarcimento di 150mila euro per “diffamazione aggravata dalla discriminazione razziale”. Ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un’immagine in cui l’allora ministro del Pd di origini congolesi, Cécile Kyenge, veniva rappresentata con il volto da scimmia. Il Carroccio elegge anche Michele Facci, ex An, Forza Italia, nel Movimento Sovranista e in Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni porta in consiglio Marco Lisei, salito alla ribalta delle cronache, nel novembre scorso, perché ha realizzato un video in cui mostrava i nomi dei residenti stranieri sui citofoni delle case popolari di Bologna: una sorta di prologo al blitz di Matteo Salvini al Pilastro di Bologna. Fdi non riesce a eleggere Mauro Malaguti, cioè l’unico candidato che per la commissione Antimafia era da considerarsi “impresentabile” in Emilia Romagna.

Un impresentabile eletto in Calabria – In Calabria, secondo i dati riportati da La Gazzetta del Sud, Forza Italia elegge uno dei due candidati che secondo la commissione Antimafia sono da considerare “impresentabili“: si tratta di Domenico Tallini, rinviato a giudizio per più fattispecie di corruzione. “A Morra, che mi ha definito ‘impresentabilè, ho risposto con l’esito delle elezioni”, dice il consigliere di Forza Italia. Non eletto, invece, Giuseppe Raffa, rinviato a giudizio per corruzione in concorso e il cui dibattimento è in corso a Reggio Calabria.

Calabria, fuori i 5 stelle – E se almeno in Emilia i 5 stelle eleggono due consiglieri, in Calabria invece fanno registrare un vero e proprio flop: fallisce di nuovo, come nel 2014, l’entrata in Consiglio regional. I grillini, infatti, avevano scelto di presentare due liste ma non hanno raggiunto il quorum dell’8%, previsto per le coalizioni. A scrutinio ultimato i 5 Stelle sono al 7,35%: se avessero presentato un solo simbolo avrebbero agevolmente superato il 3% della soglia di sbarramento previsto per le liste singole. Così non è stato. Minuscola consolazione per i pentastellati è la crescita rispetto alle regionali del 2014, quando avevano preso il 4,9%. I grillini crollano, però, rispetto alle politiche del 2018, quando arrivarono addirittura al 43,37%, e alle europee del 2019, quando ottennero il 26,69%. In consiglio regionale 19 seggi vanno alla maggioranza di Jole Santelli: 5 a Forza Italia, 4 alla Lega ed a Fratelli d’Italia e 2 alle liste del presidente, a Udc e alla lista Casa delle Libertà. All’opposizione dieci posti in consiglio: 5 al Pd, 3 a Io resto in Calabria, la lista di Pippo Callipo – cheè eletto come candidato presidente sconfitto più votato – e due ai Democratici e progressisti, espressione del centrosinistra e con all’interno vari esponenti dem.

Gentile non rieletto dopo 49 anni – Tra i non eletti spiccca il nome di Giuseppe “Pino” Gentile, che per la prima volta fallisce un’elezione: in 49 anni non era mai accaduto. Settantasei anni, fratello di Antonio, ex sottosegretario al ministero dello Sviluppo economico, Pino Gentile era candidato con la Casa delle libertà a sostegno della Santelli: ha ottenuto 7.821 voti nella circoscrizione nord, una cifra non sufficiente a tornare al Consiglio regionale dove sedeva ininterrottamente da 35 anni essendoci entrato per la prima volta nel 1985. Alla Regione Gentile ha ricoperto più volte l’incarico di assessore in giunte di centrodestra – era in Forza Italia – e nell’ultima legislatura é stato vice presidente dell’Assemblea. Ma l’attività politica di Gentile era cominciata ancora prima, già nei primi anni ’70 quando entrò al comune di Cosenza, di cui è stato anche sindaco dal 1982 al 1985 con il Psi. In 49 anni di carriera era stato eletto ad ogni consultazione a cui si era presentato: dopo mezzo secolo, però, la sua serie positiva si è fermata.

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