Andrea Pirlo firma la rete del vantaggio a San Siro. Sono passati vent’anni. Perché ricordarlo, si direbbe, visto che in gol al Meazza ‘Il Maestro’ ci è andato spesso e volentieri: il dato singolare in questo caso è che Pirlo, il 19 dicembre del 1999, a San Siro portava in vantaggio non il Milan ma la squadra che ci giocava contro, la Reggina. Sì, perché il club di Lillo Foti pochi mesi prima aveva brindato all’esordio assoluto in Serie A. L’anno prima era riuscita a classificarsi quarta in B, all’epoca ultimo posto utile per conquistare il massimo campionato.

Una promozione storica: il patron, per non farsi trovare impreparato e avendo risorse inferiori rispetto a molte altre squadre in A, punta sull’esperienza di Franco Colomba in panchina e sui buoni rapporti con i colleghi proprietari di squadre più blasonate che gli mandano in prestito giovani di belle speranze ma con poca esperienza. Dalla Lazio arriva Baronio, dall’Inter invece arriva il giovane fantasista Pirlo e l’attaccante Kallon. Foti rintuzza la squadra prendendo il difensore Stovini dal Vicenza, il centravanti argentino Gustavo Reggi e il croato Pralija dall’Hajduk Spalato. In più ci sono gli eroi della promozione, Ciccio Cozza e i suoi piedi fatati, Davide Possanzini a volare sulla fascia, il capitano Giacchetta che ha giocato con Maradona, il giovane Giandomenico Mesto, Bruno Cirillo in difesa.

E poi l’arma in più, inaugurata proprio con la serie A: il Granillo, stadio caldissimo, sempre pieno fino al suo massimo di 24mila spettatori, fortino degli amaranto. L’impatto con la massima serie è buono, forse troppo: la squadra di Colomba è sì tutta di ragazzini, ma terribili, e soprattutto quelli arrivati in prestito sono tanta roba. Baronio ha 21 anni ma smista palloni come un veterano, Kallon si mostra attaccante temibile… e poi c’è Pirlo. Tutto fumo e niente arrosto, dicono di lui: doveva essere l’erede di Baggio ma pare l’ennesimo paragone ardito visto che all’Inter non ingrana. Colomba lo arretra un po’ rispetto al ruolo di fantasista: Ciccio Cozza inizialmente è infortunato e il giovane bresciano lo sostituisce più come vertice alto del centrocampo che dietro le due punte.

Mossa azzeccata, non quanto quella che farà Ancelotti qualche anno dopo, ma abbastanza da renderlo un perno per gli amaranto e un problema per gli avversari. All’esordio assoluto in A paga dazio la Juve: Kallon al Delle Alpi pareggia il vantaggio di Inzaghi e così finisce, 1 a 1. Al Granillo viene fermata la Fiorentina: ancora da Kallon e Reggi che replicano a Firicano e Heinrich. Poi due vittorie consecutive: a Bologna con Possanzini e col Piacenza in casa grazie a Cirillo. Reggio sogna con la squadra seconda in classifica. Ma il calo è inevitabile e arrivano le sconfitte che relegano gli amaranto nei bassifondi della A: con solo 3 punti in 8 gare e il rischio di tornare subito in B si fa concreto.

Prima di Natale gli uomini di Colomba devono giocare a San Siro, contro la squadra di Zaccheroni campione d’Italia che vuole confermarsi. Sembrerebbe una gara senza speranza contro Sheva, Boban, Bierhoff e compagni. Gli amaranto giocano meglio e vanno in vantaggio proprio con Pirlo che raccoglie un bell’assist di Foglio. Potrebbe raddoppiare la Reggina: Kallon è generoso ma non è mai stato un cecchino e spesso spara addosso ad Abbiati. Il Milan però è sempre il Milan e ribalta il punteggio grazie a due papere di Belardi che non para una punizione centrale di Shevchenko e poi fa autogol su un cross.

Quella Reggina in A è squadra indomita, guerriera: lo dimostra all’esordio, lo dimostrerà nelle stagioni a venire. Dai piedi di Pirlo nasce il gol del pareggio, realizzato proprio da Kallon. Da lì gli amaranto cambieranno marcia, anche grazie agli innesti mirati del portiere Taibi, del tostissimo difensore cileno Vargas e del centravanti Bogdani: arriveranno le vittorie negli scontri diretti e anche qualcuna extra, come quella storica all’Olimpico, che garantiranno i punti per la matematica salvezza. E Pirlo contro il Milan segnerà pure al ritorno.

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