La mia sospensione? Tutto è rimasto come prima. Con il nuovo governo non è cambiato nulla. Sicuramente all’inizio, quando è scoppiata la vicenda, qualche esponente politico, come l’onorevole Anna Ascani, che ora è viceministro dell’Istruzione, fece una interrogazione parlamentare sul mio caso. Però poi non se n’è parlato più”. Lo rivela ai microfoni di Radio Radicale, in una intervista a cura di Massimiliano Coccia, la professoressa Rosa Maria Dell’Aria, la docente di lettere dell’istituto industriale Vittorio Emanuele III di Palermo, sospesa lo scorso 11 maggio dall’ufficio scolastico provinciale perché non avrebbe ‘vigilato’ sul lavoro di alcuni suoi studenti di prima superiore.

L’insegnante, che si è vista dimezzata lo stipendio per la sospensione di due settimane, spiega di aver presentato nel luglio scorso il suo ricorso in tribunale e che il dirigente dell’ufficio territoriale non ha ancora revocato il provvedimento. E aggiunge: “Mi dispiace che siamo ancora a un nulla di fatto, perché ritengo di aver fatto il mio dovere di insegnante nello stimolare nei ragazzi lo spirito critico, nello spingerli a informarsi e a esprimere un loro giudizio su quello che accade intorno a loro. Sono stata sospesa per 15 giorni e sono rimasta 15 giorni a casa. Certo, poi ho ripreso servizio. Ma gli effetti giuridici ed economici della sospensione non sono cessati. E soprattutto non è cessato quel clima di tensione e di timore che si è generato in tanti miei colleghi e nei miei studenti“.

L’insegnante spiega: “Una domanda frequente dei miei colleghi e degli studenti è: ‘Possiamo dirlo o conviene non dirlo? Possiamo parlare di argomenti di attualità o è meglio tacere e seguire i normali programmi ministeriali senza portare i giornali in classe?‘. Questo mi dispiace molto come insegnante. Il nostro dovere è altro. E moltissimi di noi, nonostante tutto, continuano a fare quello che devono fare, ma soprattutto i ragazzi e le loro famiglie si pongono il problema, chiedendosi se scrivere in un compito in classe, magari a un esame di Stato, qualcosa che va al di là dei programmi svolti, possa comportare poi una conseguenza negativa – prosegue – Siamo in democrazia e c’è una Costituzione che sancisce la libertà di opinione, sempre nel rispetto di tutti e non solo delle istituzioni. Siamo, insomma, liberi di esprimere la nostra opinione, senza odio e aggressioni al prossimo. Le Sardine dicono proprio questo e io sono d’accordo con loro. È necessario che i diritti e la Costituzione siano garantiti e rispettati”.

E conclude esprimendo il suo auspicio: “Vorrei che tutti, insegnanti e non, ci sentissimo tranquilli nell’esprimere le nostre opinioni, naturalmente con pacatezza e col massimo rispetto per tutti”.

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