Un aumento del prodotto interno lordo dello 0,2% nel 2019 e dello 0,6% nel 2020. È la crescita che l’Istat prevede nelle sue Prospettive per l’economia italiana 2019/2020: una stima che per l’anno in corso coincide con quella diffusa due settimana fa dall’Ocse, più prudente però per il 2020 (+0,4%). In ogni caso, le previsioni dell’istituto di statistica sono più ottimiste di quelle diffuse dal governo nella sua Nota di aggiornamento del Def, in cui era prevista una crescita dello 0,1% nel 2019 e dello 0,4% nel 2020.

Il dato più preoccupante è però un altro: il calo della produttività del lavoro registrato nel 2018. Lo scorso anno il rapporto tra prodotto e lavoro impiegato per realizzarlo è diminuito dello 0,3%, sintesi di una crescita delle ore lavorate (+1,3%) superiore a quella del valore aggiunto (+1%). Nell’intero periodo 2014-2018, in Italia la produttività del lavoro è aumentata solo dello +0,3% medio annuo, con un allargamento del divario rispetto all’area euro (+1%). Il ritmo di crescita “risulta contenuto”, nota Istat, “anche se confrontato con quello registrato in Francia (+1,3%), Germania (+1,1%), Spagna e Regno Unito (rispettivamente +0,7%)”. L’andamento si lega con la dinamica particolarmente modesta dei ritmi produttivi che si estende anche all’anno corrente. Nello stesso periodo, in Italia la crescita del valore aggiunto (+1,7% medio annuo) è risultata superiore a quella delle ore lavorate (+1,4%). Francia e Regno Unito hanno registrato una crescita poco più vivace di quella del valore aggiunto (rispettivamente +1,8% e +2,1%) che si è, però, combinata a dinamiche relativamente più contenute dell’input di lavoro (rispettivamente +0,5% e +1,4%). La Spagna, nello stesso periodo, ha registrato una crescita sostenuta sia del valore aggiunto (+3,6%) sia delle ore lavorate (+2,8%).

Tornando al biennio di previsione, la crescita della spesa delle famiglie è stimata dall’Istat in lieve rallentamento rispetto agli anni precedenti (+0,6% sia nel 2019 che nel 2020) mentre quella delle amministrazioni pubbliche aumenterebbe con tassi rispettivamente pari a +0,4% e +0,3%. Anche gli investimenti fissi lordi mostrano un profilo in rallentamento, con tassi pari a +2,2% nel 2019 e +1,7% nel 2020.

Nell’anno corrente, la domanda interna al netto delle scorte fornirebbe un contributo positivo alla crescita del Pil pari a 0,8 punti percentuali, l’apporto della domanda estera netta risulterebbe moderatamente positivo (+0,2 punti percentuali) mentre la variazione delle scorte fornirebbe un impulso ampiamente negativo (-0,8 p.p.). Nel 2020, il contributo della domanda interna si manterrebbe su livelli simili a quelli dell’anno corrente (+0,7 p.p.), la domanda estera netta contribuirebbe ancora positivamente (+0,1 p.p.) mentre le scorte fornirebbero un contributo negativo ma di intensità contenuta (-0,2 p.p.).

Il proseguimento della dinamica positiva del mercato del lavoro determinerebbe un aumento dell’input di lavoro a ritmi superiori a quelli del Pil (+0,7% in termini di unità di lavoro in entrambi gli anni) mentre il tasso di disoccupazione segnerebbe un deciso miglioramento nell’anno corrente (10%) per poi scendere marginalmente nell’anno successivo (9,9%).

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