Lunghi incolonnamenti attorno a Genova, tir ‘scaglionati’ a Ventimiglia e tempi ancora non chiari sulla riapertura piena dei 30 chilometri di A26, chiusi domenica sera e parzialmente percorribili da lunedì mattina a causa delle verifiche di Autostrade dopo la ‘segnalazione’ della procura sul degrado dei viadotti Fado e Pecetti. Continuano le ripercussioni sulla Liguria causati da quella che i magistrati genovesi considerano una cattiva manutenzione delle infrastrutture gestite dalla concessionaria controllata dalla holding della famiglia Benetton. Venti i ponti sotto la lente dei pm nell’inchiesta sui presunti falsi report: 18 di questi si trovano in territorio ligure e in Piemonte.

Una situazione aggravata dal crollo del viadotto sulla A6 Savona-Torino di domenica e sulla quale il ministro delle Infrastrutture, Paola De Micheli, ha risposto durante in Aula durante il question time in programma nel pomeriggio. “Sulla revisione delle concessioni autostradali, dobbiamo disporre di un sistema più efficiente e che garantisca maggiore sicurezza. Un processo che non farà sconti a nessuno. La procedura per Aspi è avviata e la decisione verrà presa dall’esecutivo”, ha spiegato la titolare del Mit informando che già giovedì i 30 chilometri potrebbero essere completamente riaperti.

Martedì mattina quindi si sono verificati ingorghi di tir e automobili tra A10 e A26 in direzione del capoluogo e in particolare per gli automezzi diretti al porto. A causare le code anche uno sciopero dei lavoratori del terminal Psa del porto di Genova Voltri. Intanto, i tir che dalla Francia sono diretti nello scalo portuale vengono fatti uscire obbligatoriamente allo svincolo di Ventimiglia dell’A10, dove vengono fermati all’autoporto e fatti ripartire in modo cadenzato, allo scopo di alleggerire lo snodo del capoluogo. La polizia stradale, che è presente alla barriera autostradale di Ventimiglia con quattro pattuglie, sta smistando il traffico pesante: gli autoarticolati vengono fatti partire a blocchi di circa 50 alla volta, ogni mezzora circa.

Intanto, dopo la presa di posizione del deputato ligure del Pd Franco Vazio (“Chi gestisce la rete garantisca la sicurezza o faccia un passo indietro”, ha detto lunedì) e l’annuncio del premier Giuseppe Conte di procedura per inadempimento nei confronti di Autostrade “in dirittura d’arrivo”, è Nicola Zingaretti a chiedere misure in grado di aumentare la sicurezza delle autostrade. Nulla che riguardi la possibile revoca. Illustrando i 3 punti del piano Italia semplice, il segretario dem chiede “un grande investimento sulla qualità del personale amministrativo”che in questi anni si è “impoverito, sia in termini di quantità che di qualità”. Per questo serve, spiega, “un piano straordinario per assumere nelle pubbliche amministrazioni, soprattutto territoriali, nuove figure tecniche e aprire le porte a una nuova generazione”. Attraverso l’assunzione di “migliaia di ingegneri, architetti, geologi”, dice Zingaretti, “potremo controllare bene”, tra le altre cose, “le autostrade concesse al ministero delle Infrastrutture”.

Mi sento di rassicurare i viaggiatori ricordando quello che abbiamo fatto in questo anno dopo la tragedia del Ponte Morandi” dice l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Roberto Tomasi intervistato da Sky Tg24. “Dall’ottobre del 2018 abbiamo avviato una profonda analisi delle nostre opere, con soggetti esterni che hanno riverificato le 1943 infrastrutture della nostra rete“. Anche se questo può “evidenziare difformità rispetto ai risultati dei controlli precedenti”.

Lunedì – giornata in cui la Guardia di finanza ha svolto nuove perquisizioni nella sede di Spea, che si occupava fino a poche settimane del controllo della rete di Autostrade – il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, ha parlato di un “grave stato di degrado” dei due ponti con “pericolo di rovina”. Era come, ha spiegato il magistrato, “se in un balcone la soletta sottostante fosse completamente sgretolata e la parte sana solo quella piastrellata”. Da qui la convocazione dei vertici di Autostrade e la decisione della concessionaria di chiudere il tratto in attesa delle verifiche, comunicata a stretto giro dal momento in cui il provvedimento è stato attivato.

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