Il sindaco di Riace Tonino Trifoli è ineleggibile. Lo ha stabilito il Tribunale civile di Locri che poche ore fa ha depositato la sentenza in cui i giudici dichiarano anche la sua “decadenza” dalla carica di primo cittadino, a poco più di 5 mesi dalle elezioni avvenute nel maggio scorso. I giudici hanno accolto il ricorso presentato dall’avvocato Francesco Rotundo nell’interesse di Maria Spanò, la candidata a sindaco che, nella sua lista, aveva inserito anche Mimmo Lucano al quale non era stato consentito di fare campagna elettorale perché, all’epoca, sottoposto ancora al divieto di dimora. La sentenza sarà esecutiva soltanto dopo i tre gradi giudizio. Tuttavia la Prefettura si è costituita in giudizio contro Trifoli e ha depositato un parere del ministero dell’Interno in cui viene certificata l’ineleggibilità: è possibili quindi anche la via del commissariamento di Riace.

Ex lsu-lpu poi assorbito dal Comune di Riace, prima di essere eletto alla guida di una coalizione sostenuta anche dalla Lega, Tonino Trifoli era un vigile urbano a tempo determinato quando ha presentato una richiesta di aspettativa non retribuita per motivi elettorali. Aspettativa però che non poteva essere concessa dall’amministrazione comunale. In sostanza è questa la vicenda che oggi ha portato il Tribunale ha dichiarare l’ineleggibilità del sindaco. “All’epoca della presentazione delle candidature per le elezioni del 31 maggio 2019 – scrivono i giudici nella sentenza – l’interessato era dipendente del Comune di Riace con contratto a tempo determinato e, come tale, non poteva essere collocato in aspettava per motivi elettorali, stante il divieto di cui al comma 8 dell’articolo 60 del Tuel”.

Ovvero la “bibbia” degli enti locali, sottovalutata da Trifoli nel momento in cui ha chiesto l’aspettativa per potersi candidare a capo della lista “Trasparenza e legalità”. In quella lista, tra l’altro, era stato eletto consigliere anche il segretario locale della Lega, Claudio Falchi, poi dichiarato incandidabile dalla prefettura perché condannato definitivamente per bancarotta fraudolenta. Ritornando a Trifoli, il Tribunale di Locri precisa che la sua “aspettativa elettorale si porrebbe ragionevolmente in contrasto con la natura del rapporto di lavoro a tempo determinato concluso, in quanto la sospensione del rapporto di lavoro violerebbe, da un lato, i limiti imposti dal rispetto della legge di bilancio e del patto di stabilità interno all’ente, e dall’altro, bloccherebbe l’evoluzione del rapporto con la trasformazione in tempo indeterminato”. In altre parole, il contratto del primo cittadino scadeva a ottobre e questo contrasta non solo con l’aspettativa di un mese per motivi elettorali (che non gli poteva essere data) ma anche con la seconda aspettativa “fino a fine mandato” che il dipendente Trifoli ha chiesto “con osservanza” al sindaco Trifoli e da quest’ultimo generosamente concessa.

Quando la sentenza di ineleggibilità diventerà esecutiva, il rischio per Trifoli non è solo quello di essere dichiarato decaduto da sindaco ma anche di perdere il posto di lavoro come istruttore di vigilanza. Nel procedimento davanti al Tribunale di Locri si è costituita appunto la prefettura di Reggio Calabria che ha depositato un parere del Viminale in cui viene certificata l’ineleggibilità del sindaco. Lo ha fatto anche il Comune di Riace nonostante – scrivono i giudici – “è indubbio che sia carente di legittimazione passiva”. L’amministrazione guidata da Trifoli, però, si è costituita lo stesso, difendendo il sindaco e sostenendo le sue ragioni. Anche al Comune, il Tribunale di Locri ha dato torto.

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