Il sindaco di Riace Tonino Trifoli era ineleggibile in quanto dipendente del Comune nel momento in cui si è candidato. Lo ha scritto il ministero dell’Interno in una nota inviata alla Prefettura di Reggio Calabria il 13 settembre 2019. A pochi giorni dall’udienza sull’ineleggibilità del sindaco, che si terrà davanti al Tribunale di Locri, infatti, arriva il parere del ministero “sulla sussistenza della causa ostativa all’espletamento del mandato da sindaco”. Ex Lsu-Lpu poi assorbito dal Comune di Riace, prima di essere eletto alla guida di una coalizione sostenuta anche dalla Lega, Trifoli era un dipendente a tempo determinato quando ha presentato una richiesta di aspettativa non retribuita per motivi elettorali. Aspettativa però che non poteva essere concessa dall’amministrazione comunale perché Trifoli non era un dipendente a tempo pieno.

“Posto che il signor Antonio Trifoli – scrive il ministero – è un ex lavoratore di pubblica utilità che, a far data dal primo gennaio 2015, è stato contrattualizzato (dal Comune di Riace) con fondi a totale carico della Regione Calabria, nel caso di specie viene in considerazione la situazione di ex lavoratori socialmente utili o di pubblica utilità stabilizzati a termine e, quindi, titolari di un rapporto a tempo determinato con il Comune”.

Dopo aver ricordato il percorso lavorativo del sindaco assunto con qualifica di istruttore di vigilanza categoria C, il ministero dell’Interno tira le somme: “Ciò stante, alla luce delle coordinate interpretative, tale condizione lavorativa caratterizzata dalla sussistenza, in capo al sindaco di Riace, di un rapporto di lavoro di carattere subordinato, a tempo parziale (26 ore settimanali) e determinato, rende applicabile, al caso di specie, la disciplina di cui al combinato disposto del comma 1, n. 7 e comma 8 dell’articolo 60 del decreto legislativo 267/2000”.

Al netto dei riferimenti normativi, per il ministero dell’Interno Trifoli non poteva essere eletto sindaco se non dopo essersi licenziato dal Comune di Riace. Il parere è stato trasmesso nei giorni scorsi allo stesso Comune “per le conseguenti valutazioni da parte dell’organo consiliare”. Conseguenti valutazioni che l’amministrazione – già ieri al centro delle cronache per la sostituzione di cartelli “Paese dell’accoglienza” installati dall’ex sindaco Lucano – ancora non ha assunto. Il parere è stato notificato sia al segretario che al presidente del Consiglio comunale ai quali il ministero ricorda anche le osservazioni della Cassazione sul tema: “Ciò che conta, al fine della sussistenza della causa di ineleggibilità, è la presenza delle condizioni tipiche del rapporto di impiego subordinato, cosi come declinate dalla giurisprudenza amministrativa ed ordinaria formatasi in materia, quali la sottoposizione ad ordini e direttive e l’inserimento del lavoratore nella struttura dell’ente”.

In altre parole, come ha fatto la Cassazione, anche il ministero si rifà al Tuel, la bibbia degli Enti locali, secondo cui sono ineleggibili a sindaco “i dipendenti del Comune e della Provincia per i rispettivi consigli”. Allo stesso tempo, però, “le cause di ineleggibilità non hanno effetto se l’interessato cessa dalle funzioni per dimissioni, trasferimento, revoca dell’incarico o del comando, collocamento in aspettativa non retribuita non oltre il giorno fissato per la presentazione delle candidature”. Ma non è questo il caso di Trifoli che adesso rischia di andare a casa dopo l’udienza del primo ottobre quando il Tribunale di Locri leggerà il parere del ministero dell’Interno.

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