I foreign fighter danesi con doppia cittadinanza rischiano di perdere quella del Paese scandinavo. Lo dice una legge approvata dal Parlamento di Copenaghen che così decide di prendere provvedimenti contro coloro che si sono recati in Siria e Iraq per combattere al fianco dei gruppi jihadisti, incluso lo Stato Islamico. “Queste persone hanno voltato le spalle alla Danimarca e si sono servite della violenza per combattere la nostra democrazia e le nostre libertà. Non li vogliamo qui”, ha detto la settimana scorsa la premier socialdemocratica Mette Frederiksen annunciando il provvedimento. La decisione dell’Assemblea danese si inserisce nella discussione sul futuro dei combattenti stranieri nelle prigioni curde e irachene sul quale stanno discutendo, tra gli altri, i Paesi dell’Unione europea e gli Stati uniti, con quest’ultimi che più volte hanno chiesto che i terroristi catturati vengano tutti riportati e processati nei Paesi d’origine.

La misura è stata decisa proprio dopo le notizie sulla fuga di centinaia di membri di Isis e di loro familiari dalle carceri e dai campi in cui erano tenuti in custodia nel nord-est della Siria, in seguito all’offensiva militare turca. Con la nuova legge, il ministro per l’Immigrazione e l’Integrazione potrà revocare la nazionalità danese a persone che hanno combattuto con i gruppi jihadisti, anche se al momento non si trovano fisicamente in Danimarca. La revoca non richiede un passaggio in tribunale, ma i destinatari della decisione possono fare ricorso nelle successive quattro settimane. Il ministro dell’Immigrazione, Mattias Tesfaye, ha spiegato che il provvedimento verrà riproposto in aula prima dell’estate 2021 per “permettere aggiustamenti”.

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