Due giorni esaltanti e una netta indicazione per il futuro. Al di là del grande afflusso di pubblico, militanti, semplici simpatizzanti, persone interessate e curiose arrivate da tutta Italia, al di là dell’attenzione dei mass media, Rai e La Repubblica su tutti, senza dimenticare il Corriere della Sera, Radio Popolare, Radio Lombardia, ECOlogica, la festa delle idee verdi di Milano del 12-13 ottobre ha introdotto una novità di metodo che mi pare giusto sottolineare.

In questa fase politica, la partecipazione e il processo aggregativo intorno a Europa Verde possono, e devono, partire “dal basso”. Da una domanda che cresce nella società e cerca risposte che la vecchia politica, chiusa in quattro stanze, non è in grado di dare. ECOlogica ci dice con chiarezza che bisogna andare oltre gli accordi tra i vertici di partito. Che bisogna tornare a sporcarsi le mani, a cercare nelle pieghe di una complessità crescente le idee che ci porteranno a costruire un’Europa verde, equa e giusta. Non abbiamo scelta.

Quello che è successo a Milano mi fa essere ottimista, e felice. Abbiamo avuto il coraggio di rompere un vecchio rituale e le resistenze, non poche, che si porta appresso: nessun palco, da cui pontificare, ma prossimità, promiscuità e ascolto. Pochi politici, molta gente in cerchio a costruire progetti concreti. Erano studenti, cittadini, imprenditori, professori universitari, giovani: un esempio da non disperdere di partecipazione vera, nel senso più autentico della parola, più alto, più efficace per elaborare pensiero politico e azione.

I risultati sono stati straordinari. Siamo partiti da una bozza su cui lavorare: dalla nostra proposta di una finanziaria climatica, lo strumento con cui daremo una risposta concreta (fatta di numeri, progetti, studi economici) alla pochezza dei nostri governanti che amano molto parlare di emergenza climatica e ambientale ma non fanno nulla o quasi per risolverla. I dieci tavoli di sabato mattina, dalla salute all’economia circolare, dalla mobilità alla cultura, al lavoro, sono stati partecipati e convinti. E hanno messo in moto un circolo virtuoso che non si è esaurito domenica, giorno di chiusura della festa, ma che continuerà nei prossimi giorni, nei prossimi mesi, e svilupperà i temi centrali della nostra futura identità.

L’ho capito quando ho visto i partecipanti scambiarsi i propri indirizzi di posta elettronica, un gesto politico (che bello poter pronunciare questa parola senza sensi di colpa) di grande forza e suggestione: questo è solo l’inizio, e non la fine, ragazzi, su la testa!

I lavori di sabato pomeriggio, tre filoni: ecologia delle generazioni, degli stili di vita, dell’impresa, hanno raccolto e sistematizzato le sollecitazioni che salivano “dal basso”, e che sono state poi presentate ai politici di professione nella giornata di domenica in tre, grandi, tavole rotonde. Non c’erano i palchi, non c’era la liturgia di un tempo che fu, ma un “comune sentire” che colma la voragine tra partiti e cittadini.

La chiusura della giornata di sabato con la presentazione del bellissimo libro di Nando Dalla Chiesa e di Federica Cabras, Rosso Mafia, la ‘Ndrangheta a Reggio Emilia, che ho avuto l’onore di presentare insieme ai due autori, è stata la bella conclusione di una giornata intensa e ci ha dato l’occasione di sottolineare ancora una volta l’imprescindibile connessione tra legalità ed ecologia.

D’ora in poi, la nostra parola d’ordine sarà “accorciare le distanze”. Solo così la politica, che non deve mai rinunciare ai suoi doveri di sintesi e di rappresentatività, torna ad avere un senso e una direzione. Questo vale anche per me, per noi, per Europa Verde, un progetto che mi sta molto a cuore.

Se la partecipazione politica scarseggia, la colpa è nostra, è mia. A questo destino io voglio ribellarmi e, grazie a ECOlogica, ho capito che ribellarsi si può. Basta connettersi con la società, basta capire i problemi e le sofferenze, le domande e i desideri. Basta aprire le porte, e passatemi l’immagine, far entrare un po’ di aria nuova, lontana dalle vecchie logiche di partito. O la politica è così o non è. Le baruffe chiozzotte interessano a pochi, a pochissimi, spesso soltanto ai diretti interessati autonominatisi ceto politico in saecula saeculorum. Una cosa la so per certo: sui due giorni di ECOlogica aleggiava la bella politica. L’ho vista, l’ho percepita. Non dimenticherò, non disperderò questo piccolo patrimonio di felicità.

ECOlogica può e deve diventare un format da esportare in tutta Italia. Me l’hanno chiesto in molti, a Milano. A loro, faccio una promessa solenne: la nostra politica non potrà più deragliare, la strada è tracciata. Ne va della nostra sopravvivenza, della nostra credibilità e financo della nostra autorevolezza. Se non prestiamo ascolto, che ci stiamo a fare? Qual è il nostro ruolo? ECOlogica ci insegna che possiamo rialzare la testa, che nessun risultato ci è precluso. E ci dice con evidenza che nel programma di Europa Verde c’è tutto quello che ci serve per costruire un’alternativa politica seria e affidabile. A patto di non dimenticare la lezione. Sono certa che non succederà.

Prima di chiudere, un ringraziamento che viene dal cuore: ai volontari e alle volontarie, ai ragazzi e alle ragazze, ai professionisti, ai simpatizzanti, ai Verdi, a tutti coloro che hanno tolto tempo al lavoro, allo studio, agli amici e alle famiglie per dedicarlo alla riuscita di ECOlogica, va la mia e la nostra gratitudine. In questi mesi è nato un gruppo di persone straordinarie e appassionate, competenti e disinteressate che credono nell’ecologia e nel futuro; che ora vogliono contaminare con il loro entusiasmo e le loro competenze ogni luogo del nostro Paese per fare crescere Europa Verde. Lo faremo.

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