“La mozione è stata adottata, il Parlamento ritira la fiducia al governo“: è l’annuncio di Marcel Ciolacu, presidente della Camera dei deputati rumena. L’esecutivo guidato da Viorica Dancila, esponente del Partito Socialdemocratico (Psd), non potrà proseguire. Lo ha deciso la maggioranza del Parlamento, con 238 voti a favore della mozione di sfiducia (5 in più del minimo necessario, 233), su 465.

Viorica Dancila era stata designata nel gennaio 2018 ed è stata il terzo primo ministro nell’arco di sette mesi. C’è attesa, ora, per le sue dimissioni. Per il crollo dell’esecutivo sono stati decisivi i voti di alcuni franchi tiratori, ma la maggioranza aveva già subito alcuni colpi nei mesi precedenti, che facevano presagire la crisi: dall’abbandono dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali (Alde) guidati da Calin Popescu Tariceanu agli attacchi di Pro Romania, il partito di centrosinistra dell’ex premier Victor Ponta. Alle elezioni europee di maggio il Psd ha subito una pesante perdita di consensi, e nello stesso mese il presidente del partito Liviu Dragnea, considerato da molti l’uomo politico più influente del Paese, è stato arrestato per corruzione.

Ora il presidente Klaus Iohannis si occuperà di trovare un nuovo esecutivo, avviando le convocazioni con i partiti che siedono in Parlamento: al momento si prevede o un governo tecnico che possa traghettare il Paese fino alle parlamentari del prossimo anno o il ricorso alle elezioni anticipate. Tra un mese, invece, sono in programma le presidenziali.

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