L’appalto del noleggio delle apparecchiature per eseguire le intercettazioni in cambio di un’utenza telefonica e dell’impianto di videosorveglianza per la sua abitazione privata. Ma anche false annotazioni di servizio per coprire un carabiniere finito nei guai per i suoi rapporti con soggetti legati alle cosche. Corruzione in atti d’ufficio e falsità ideologica. I pm di Salerno vogliono processare il procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla. Due accuse pesantissime per il magistrato calabrese nei confronti del quale il procuratore vicario di Salerno Luca Masini e il pm Vincenzo Senatore hanno chiesto il rinvio a giudizio. Con lui sul banco degli imputati per la prima udienza preliminare, fissata il 27 novembre davanti al gup di Salerno, ci saranno altri quattro indagati: due carabinieri, un poliziotto e la titolare della “Stm”, la società coinvolta nell’inchiesta condotta dalle Procure di Napoli e Roma sull’affaire del software “Exodus” e sulle intercettazioni abusive conservate in un server di Amazon in Oregon.

Anche se si intreccia con la storia del trojan prodotto dalla società “Esurv” (che ha messo a rischio le indagini di molti uffici giudiziari), questa vicenda ruota attorno al procuratore Facciolla e al noleggio delle apparecchiature che servivano al suo ufficio per intercettare i cellulari degli indagati e le conversazioni ambientali. Oltre al magistrato, la richiesta di rinvio a giudizio è stata notificata nei giorni scorsi all’agente della polizia di Stato Vito Tignanelli, a sua moglie Marisa Aquino (titolare sulla carta della Stm), al carabiniere forestale Alessandro Vincenzo Nota e al maresciallo Carmine Greco, già rinviato a giudizio a marzo per concorso esterno con la ‘ndrangheta.

LA RELAZIONE “FALSA E RETRODATATA” PER SALVARE CARMINUZZO GRECO
È proprio da quest’ultimo, comandante della stazione di Cava di Melis nel Comune di Longobucco, che è partita l’inchiesta sul procuratore di Castrovillari. Arrestato a inizio luglio del 2018, infatti, alcuni mesi prima il maresciallo Greco era stato intercettato nell’ambito di un’operazione antimafia condotta dalla Dda di Catanzaro. Da quelle telefonate era emerso che il militare (nel 2012 addirittura nominato consigliere per le tematiche inerenti i parchi nazionali dall’ex ministro dell’Ambiente Corrado Clini) aveva manipolato un’indagine che stava conducendo per conto della Procura di Castrovillari su una dirigente della Regione Calabria. In sostanza il maresciallo si è fatto aiutare da un imprenditore boschivo, Antonio Spadafora, utilizzato come “agente provocatore”.

Quando questo rimase coinvolto nell’inchiesta “Stige”, perché ritenuto espressione delle cosche di Cirò, il poliziotto Vito Tignanelli titolare della “Stm” si è messo in contatto con il maresciallo Greco: “Morettino, non ti incazzare. – sono le sue parole – Ha detto il capo che ci dobbiamo vedere”. Il “capo” sarebbe stato proprio il magistrato Facciolla e per questo il procuratore Nicola Gratteri (che ha coordinato l’inchiesta “Stige”), oltre ad arrestare il maresciallo Greco per concorso esterno con la ‘ndrangheta, ha trasmesso gli atti alla Procura di Salerno, competente sulle indagini che riguardano magistrati del distretto di Catanzaro.

I successivi accertamenti gli hanno dato ragione. Tra le fonti di prova depositate dai pm di Salerno per l’udienza preliminare c’è pure una relazione di servizio di un investigatore in cui viene riportato il commento di un capitano dei carabinieri il quale, durante la notifica dell’avviso di garanzia a due sottoufficiali del suo ufficio, ha dichiarato: “Se il maresciallo Greco ha fatto qualcosa, ogni sua mossa era comunicata e diretta puntualmente dal pubblico ministero titolare dell’indagine”.

Le intercettazioni hanno fatto il resto: “Con me faceva il confidente e lo faceva con il procuratore, va bene?”. Carminuzzo Greco si sfoga con la moglie durante un colloquio in carcere: “Io dettagliavo pure gli appuntamenti che prendevo. Questa è tutta la vicenda. Poi tutte le altre sono… sono barzellette”. Secondo la Procura di Salerno, infatti, prima che fosse arrestato, il maresciallo e il procuratore di Castrovillari avrebbero cercato di correre ai ripari: “Concordavano – è scritto nel capo di imputazione – la redazione di una annotazione nella quale fossero descritte le attività informative che il militare dell’Arma aveva acquisito mesi prima nel corso delle interlocuzioni con Spadafora”. “Documento – scrivono sempre gli inquirenti – risultato materialmente falso. In particolare, il Procuratore della Repubblica di Castrovillari, Facciolla Eugenio, suggeriva a Greco Carmine la redazione dell’atto e la sua retrodatazione”.

CORRUZIONE: APPALTI ALLA STM IN CAMBIO DELLA VIDEOSORVEGLIANZA DELLA SUA ABITAZIONE
I rapporti tra il magistrato Facciolla e il poliziotto Tignanelli, i pm di Salerno li definiscono “relazioni personali risalenti a circa venti anni addietro”. I due indagati, però, sarebbero legati anche da un “medesimo disegno criminoso” secondo cui Facciolla, “per l’esercizio delle sue funzioni”, avrebbe “affidato il noleggio di apparecchiature nell’ambito di attività di intercettazione alla Stm srl unipersonale”. Per capire le cifre è sufficiente leggere una nota della guardia di finanza in cui c’è scritto che dal solo ufficio guidato da Facciolla la Stm ha incassato “in totale la somma di 761.837,99 euro”.

Nel capo di imputazione relativo alla corruzione vengono contestati complessivamente otto procedimenti per i quali la Procura di Castrovillari si è rivolta alla Stm per le intercettazioni. Secondo l’accusa, Vito Tignanelli e sua moglie hanno agito “quali corruttori” del procuratore Facciolla che, in cambio “indebitamente riceveva per sé l’uso di un’utenza intestata a Marisa Aquino nonché il servizio di videosorveglianza attivato nella primavera del 2017 dalla Stm (in assenza di contratto o di documentazione idonea ad attestare la fornitura) con l’installazione di due videocamere che inquadravano il parcheggio antistante e l’ingresso della sua abitazione”.

VIOLAZIONI DEL CODICE DELLA STRADA? LA PROCURA GIUSTIFICAVA LE MULTE DELLA STM
“Per l’esercizio dei suoi poteri”, invece, il magistrato avrebbe procurato un “ingiusto vantaggio patrimoniale alla Stm”. In diverse occasioni, infatti, quando un mezzo della società di Tignanelli riceveva una multa per aver violato il codice della strada, il dottore Facciolla avrebbe attestato “l’improcrastinabilità dello svolgimento di attività di indagini”. In altre parole, la Procura di Castrovillari sarebbe intervenuta in soccorso della Stm con “giustificazioni” che poi “venivano allegate ai verbali di contestazione di infrazioni al codice della strada”. Risultato? Multa revocata grazie al rapporto privilegiato che la Stm aveva con Facciolla che ha agito – concludono i pm – “in violazione dell’obbligo di imparzialità gravante su ogni pubblico ufficiale ai sensi dell’articolo 97 della Costituzione”.

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