Cambiare la legge sull’ergastolo ostativo, cioè quella norma che non prevede benefici né sconti di pena per i condannati al carcere a vita. Lo ha deciso la Grande camera della corte europea dei diritti umani, respingendo il ricorso presentato dall’Italia contro la sentenza del 13 giugno 2019. Con quella decisione, che riguardava il caso del boss di ‘ndrangheta Marcello Viola, i giudici di Strasburgo hanno stabilito a maggioranza – un giudice era contrario – che la condanna al carcere a vita “irriducibile” inflitta al ricorrente viola l’articolo 3 della Convenzione Europea sui Diritti umani. Si tratta di una sentenza storica perché nelle condizioni di Viola ci sono alcune centinaia boss mafiosi, condannati per le stragi, per terrorismo, che non hanno mai collaborato in alcun modo con la giustizia. “Non condividiamo nella maniera più assoluta questa decisione della Cedu, ne prendiamo atto e faremo valere in tutte le sedi le ragioni del governo italiano e di una scelta che lo Stato ha fatto tanti anni fa: una persona può accedere ai benefici a condizione che collabori con la giustizia”, dice il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. “Oggi la Corte di Strasburgo ci dice che” l’ergastolo ostativo “viola i diritti umani e che dovremmo riformarla. Ma stiamo scherzando? Se vai a braccetto con la mafia, se distruggi la vita di intere famiglie e persone innocenti, ti fai il carcere secondo certe regole. Nessun beneficio penitenziario, nessuna libertà condizionata. Paghi, punto. Qui piangiamo ancora i nostri eroi, le nostre vittime, e ora dovremmo pensare a tutelare i diritti dei loro carnefici? Il M5S non condivide in alcun modo la decisione presa dalla Corte”, dice Luigi Di Maio.

Il caso Viola – Ma come si arriva a questa sentenza? Condannato a quattro ergastoli per omicidi plurimi, occultamento di cadavere, sequestro di persona e detenzione di armi, in base all’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario Viola non può accedere all’assegnazione al lavoro all’esterno, ai permessi premio, e alle misure alternative alla detenzione, visto che non ha offerto alcuna collaborazione, anche quella che risulta oggettivamente irrilevante alle indagine. Strasburgo gli aveva dato ragione: ora conferma quella decisione respingendo il ricorso dell’Italia. La Cedu, infatti, aveva definito “trattamento inumano e degradante” l’istituto giuridico dell’ergastolo ostativo.

Cosa dice la sentenza – Nel dettaglio i giudici di Strasburgo scrivono che “lo Stato deve mettere a punto, preferibilmente su iniziativa legislativa, una riforma del regime della reclusione a vita che garantisca la possibilità di un riesame della pena“. Riesame che, si legge nella sentenza, “permetterebbe alle autorità di determinare se, durante l’esecuzione della pena stessa, il detenuto si sia evoluto e abbia fatto progressi tali” da non giustificare più, legittimamente, “il suo mantenimento in detenzione”. La Corte, inoltre, “pur ammettendo che lo Stato possa pretendere la dimostrazione della ‘dissociazionè dall’ambiente mafioso“, evidenzia “che tale rottura può esprimersi anche in modo diverso dalla collaborazione con la giustizia” e senza l’automatismo legislativo attualmente vigente.

Cosa succede ora – La decisione di oggi influenza dunque anche la situazione di 957 persone che in Italia stanno scontando condanne all’ergastolo per reati di mafia e terrorismo. Adesso potranno chiedere di accedere ai benefici previsti dall’articolo 4 bis: nel caso i giudici di sorveglianza dovessero negarglieli, si aprirebbe la strada dei ricorsi contro lo Stato. I boss di Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra, i terroristi neri e rossi, i pluriomicidi e gli stragistri potrebbero vedersi riconoscere un indennizzo da parte dello Stato. Tutto in attesa che il nostro Paese si adegui a quanto deciso a Strasburgo e quindi modifica una legge creata proprio per sconfiggere le mafie e le organizzazioni criminali. Il 22 ottobre, tra l’altro, sullo stesso tema si esprimerà la Corte costituzionale: dopo aver già dichiarato costituzionale l’ergastolo ostativo, la Consulta dovrà ora decidere su un altro ricorso, quello di Sebastiano Cannizzaro, condannato per associazione mafiosa. È probabile che la decisione della Cedu influenzi anche la Consulta. “La decisione non induce alcun automatismo, ora si tratterà solo di ragionare. La legge italiana non cambia, la sentenza è un’indicazione all’Italia a modificare un sistema che si ritiene non in linea con la giurisprudenza della Corte. Teniamo presente che l’ergastolo ostativo preclude non tanto i benefici ma anche la liberazione condizionale che il giudice può dare dopo 26 anni considerando il percorso della persona” spiega Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale all’Adnkronos.

“Lo voleva Totò Riina” – La sentenza della Cedu ha spaccato l’opinione pubblica: magistrati come Nino Di Matteo, politici come Alfonso Bonafede e Nicola Morra, ex presidenti del Senato come Piero Grasso hanno manifestato tutta la loro preoccupazione per la decisione di Strasburgo. Altri ex autorevoli giudici, come Gherardo Colombo, si sono invece espressi contro l’istituto dell’ergastolo ostativo. “Chi conosce storicamente Cosa Nostra sa bene che l’unica vera preoccupazione per i mafiosi è proprio l’ergastolo, inteso come effettiva reclusione senza alcuna possibilità di accedere ai benefici”, ha detto il pm Di Matteo al Fatto Quotidiano. “L’eliminazione dell’ergastolo era uno dei punti del papello di richieste che Riina pretendeva dallo Stato per fermare le stragi”, ha ricordato Grasso. “La Cedu ha deciso di andare allo scontro con l’Italia: è espressione del Consiglio d’Europa che riunisce 47 Nazioni sovrane. Nell’immediato l’ergastolo ostativo non viene derubricato ma questa sentenza permetterà a tanti altri ergastolani di poter adire le vie legali ottenendo prevedibilmente ragione. Non c’è solo la questione di risarcimenti milionari che potranno chiedere: c’è soprattutto l’offesa che è stata fatta a generazioni di siciliani, italiani, magistrati, uomini delle forze dell’ordine che per difendere lo Stato sono stati sterminati in attentati schifosi. Questi giuristi non comprendono la virulenza di questi soggetti. Lo Stato combatte contro il tritolo lanciando margherite“, dice il presidente della commissione Antimafia.

Amnesty: “Diritti umani si applicano a tutti” – Accoglie invece positivamente la decisione della Cedu, il presidente di Antigone Patrizio Gonnella: “Una sentenza da tanto tempo aspettata, e importante, che sottolinea come non sia compatibile con ordinamento giudiziario avanzato la prospettiva dell’ergastolo senza prospettive di rilascio. Resta in ogni caso una discrezionalità dei giudici quindi ogni allarmismo sulla decisione della Corte è ingiustificato”. Positivo anche il commento di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International: “I sentimenti dei familiari delle vittime di crimini orribili sono al primo posto tra le nostre preoccupazioni e condividiamo le legittime esigenza di sicurezza espresse da esponenti ed ex esponenti della magistratura. Nondimeno i diritti umani si devono applicare a tutti e siamo contrari all’idea che a determinate persone non si applichi il criterio della rieducazione della pena”. “E’ una notizia importantissima, non possiamo che essere felici. Si è scritta una pagina fondamentale nel recupero di valori che sono della Convenzione europea e della nostra Costituzione. E ora sarà importantissima la decisione della Corte Costituzionale in materia analoga”, dice Giandomenico Caiazza, leader dell’Unione delle camere penali.

Maria Falcone: “Non vanificare anni di lotta alla mafia” –Desta preoccupazione la sentenza della Grande Chambre… Le mafie italiane hanno peculiarità tali da aver indotto il legislatore ad adottare normative come quella che nega i benefici agli ergastolani per reati di mafia che non collaborino con la giustizia. Un automatismo che – dice Maria Falcone, sorella del giudice ucciso a Capaci dalla mafia e presidente della fondazione che del magistrato porta il nome – deriva proprio dalla natura del tutto singolare della criminalità organizzata nel nostro Paese, una singolarità che purtroppo abbiamo imparato a conoscere in anni di violenze, morti, terrore e sopraffazione”.

Salvatore Borsellino: “Un regalo alla mafia” – “Un regalo che neanche l’Italia aveva mai fatto alla mafia. Era una richiesta che la mafia aveva fatto col papello ma non era riuscita ad ottenerla, ora ci sono riusciti con l’Europa” commenta Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo ucciso dalla mafia nell’attentato di via D’Amelio. “Falcone e Borsellino hanno fortemente voluto il carcere a vita per i mafiosi perché conoscevano bene la criminalità organizzata e i suoi meccanismi – aggiunge – .L’Europa non ha leggi avanzate come quelle italiane su questo tema e legifera su cose che non conosce, su cui non ha abbastanza esperienza. Purtroppo questa era una sentenza attesa e mi darebbe amarezza se non fosse che in 27 anni ne ho ingoiate tante di amarezze”.

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