È fredda la risposta di Bruxelles alla proposta-ultimatum presentata mercoledì da Boris Johnson per cercare di raggiungere un accordo condiviso per l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. E la mezza bocciatura del testo è stata affidata alle parole della portavoce di Palazzo Berlaymont, Natasha Bertaud, durante il consueto midday briefing con la stampa: “Ogni giorno conta. Siamo vicini alla fine del mese di ottobre e la discussione del Consiglio europeo deve essere preparata con buon anticipo – ha esordito a chi le chiedeva quale fosse la posizione della Commissione riguardo all’offerta arrivata da Londra – Stiamo analizzando il testo e siamo pronti a impegnarci in modo costruttivo su questo testo. Tuttavia ci sono molte domande a cui il Regno Unito deve rispondere“.

Bertaud allontana ulteriormente ogni speranza di accordo secondo i termini presentati dal premier britannico quando invita l’inquilino di Downing Street ad “avere una soluzione legalmente operativa e non accordi da sviluppare e concordare nel periodo di transizione” che, secondo gli ultimi accordi con il precedente esecutivo, dovrebbe partire dal 1 novembre. Una soluzione che “deve soddisfare tutti gli obiettivi del backstop, ossia evitare una frontiera con barriere fisiche, preservare la cooperazione tra Nord e Sud e l’economia di tutta l’Isola, e proteggere il mercato unico dell’Ue e il posto dell’Irlanda al suo interno”. “Ci sono alcuni punti problematici nella proposta britannica che necessitano di ulteriore lavoro. Questo lavoro spetta al Regno Unito e non viceversa”, ha poi concluso annunciando che il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, sentirà al telefono il primo ministro irlandese Leo Varadkar per “ribadire l’unità e la solidarietà dell’Ue”, mentre il capo negoziatore Ue, Michel Barnier, aggiornerà gli ambasciatori dei 27 al Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti.

“Se questa è la proposta finale, non ci sarà alcun accordo”, ha detto il vice primo ministro irlandese, Simon Coveney, parlando al Dail, il Parlamento nazionale: “Nonostante il testo affermi che si vogliono evitare i controlli doganali, aumenta la prospettiva di punti doganali da qualche parte, non solo locali e aziende, e pensiamo che sarà un vero problema”. Posizione sposata anche dal presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk. “Siamo pienamente dalla parte dell’Irlanda”, ha scritto su Twitter annunciando di aver parlato anche con Johnson: “Restiamo aperti ma non ancora convinti”, si è limitato a commentare riguardo alla proposta di Londra.

Proprio stamattina, il leader Tory ha riunito il suo governo per stabilire le prossime mosse e in uno statement alla Camera dei Comuni ha difeso la sua proposta, “un compromesso ragionevole”, e cercato di mettere pressione sull’Ue. L’unica alternativa a un accordo negoziato sulla Brexit basato sull’offerta messa sul tavolo è che il Regno Unito “esca senza accordo dall’Ue il 31 ottobre”, ha dichiarato: “Abbiamo dimostrato una grande flessibilità, se i nostri vicini dell’Ue scegliessero di non mostrare una corrispondente volontà di raggiungere un accordo, usciremo il 31 ottobre“.

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