Non è un investitura ma poco ci manca. Raffaele Cantone sta trascorrendo gli ultimi giorni da presidente dell’Autorità anticorruzione. E ha commentato l’ipotesi che vede Roberto Tartaglia come candidato in pole per prendere il suo posto. “Roberto Tartaglia è un amico e un magistrato di grande valore e sarei ben felice se l’indiscrezione fosse vera. Chi ricopre quella carica deve avere competenza tecnica e grande indipendenza. Questo è profilo principale che serve per proseguire sulla strada intrapresa”, ha detto l’attuale presidente dell’Anac che ha partecipato alla presentazione di un libro a Roma insieme all’ex pm di Palermo, attualmente in forza come consulente alla commissione Antimafia. “Mi auguro che all’Anac sia consentito di continuare sulla strada avviata. L’Autorità deve fare rispettare le regole della trasparenza e prevenire la corruzione. Unico auspicio è di non ridurre l’ambito della sua attività che non ha a che vedere con l’azione della magistratura ma serve per garantire diritto cittadini a informazione corretta e a un amministrazione più corretta. C’è l’esigenza di una continuità”, ha aggiunto Cantone a Rainews.

L’indiscrezione sulla possibile nomina di Tartaglia si era diffusa nei giorni scorsi.Il magistrato veste la toga da dieci anni, tutti trascorsi alla procura di Palermo dove ha rappresentato l’accusa al processo sulla Trattativa tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. È suo il profilo sul quale il Movimento 5 stelle e il Pd si trovano essenzialmente d’accordo per dare un nuovo presidente all’Anac. Il Csm, infatti, l’11 settembre scorso ha già certificato il rientro in ruolo di Cantone. L’ormai ex numero uno dell’Anticorruzione tornerà a vestire la toga entro un mese. Per il 20 ottobre, dunque, il governo dovrà fare la sua scelta, visto che l’Avvocatura dello Stato ha fatto sapere che il posto di Cantone non può rimanere scoperto per troppo tempo. La procedura di nomina, però, è complessa. La designazione del numero uno dell’Anticorruzione spetta al presidente del consiglio Giuseppe Conte, d’intesa con i ministri della giustizia, Alfonso Bonafede, dell’Interno, Luciana Lamorgese, e della Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone. Il premier propone il suo nome al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ma – essendo quella di presidente dell’Anac una figura di garanzia – occorre superare il via libera con maggioranza qualificata (cioè con i due terzi dei voti) delle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato.

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