Il pm Francesco Dall’Olio lo scorso 11 giugno aveva chiesto una condanna a 2 anni di reclusione. A Raffaele Marra, ex capo del personale del Comune di Roma, il Tribunale di Roma ha inflitto un anno e 4 mesi di carcere in relazione alla nomina del fratello Renato a responsabile del dipartimento Turismo del Campidoglio. Si tratta della stessa vicenda che ha riguardato la sindaca Virginia Raggi, assolta nel novembre scorso dall’accusa di falso. La sentenza è attesa per la prossima settimana. Per la stessa vicenda, lo scorso 10 novembre l’esponente del M5S è stata assolta dall’accusa di falso.

Secondo la procura di Roma l’imputato “avrebbe dovuto astenersi” nelle procedure che portarono il fratello Renato alla nomina a capo della direzione Turismo del comune di Roma. Ma questo non avvenne, secondo gli inquirenti, anzi l’ex alto dirigente capitolino ebbe un “ruolo assolutamente attivo nelle procedure di interpello” nell’autunno del 2016. Nella requisitoria il pm Francesco Dall’Olio vari passaggi che portarono a quella nomina, poi congelata dalla sindaca e infine revocata dopo l’arresto Marra nel dicembre di tre anni per corruzione. “Il reato con dolo intenzionale si è consumato nella riunione del 26 ottobre del 2016 nell’ufficio di Raffaele Marra -aveva detto il l pm durante la requisitoria -che all’avvocato Antonio De Santis e all’assessore al Commercio Adriano Meloni fece il nome del fratello per il quale adottò un comportamento preferenziale che determinò un’ipotesi di vantaggio economico ingiusto in relazione alla mancata chance degli altri concorrenti per quella nomina”. Secondo l’accusa “la riunione si chiuse col gradimento di Meloni per la scelta del nome e la comunicazione della notizia a Renato che, avendo certezza del posto, manderà la domanda”.

La nomina del fratello Renato, all’epoca vicecomandante della Polizia Locale, avrebbe comportato un aumento dello stipendio pari a 20mila euro lordi l’anno, passando da una prima a una terza fascia retributiva. La tesi accusatoria è stata sempre respinta all’imputato che nel corso dell’udienza davanti ai giudici si è dichiarato “assolutamente innocente. Sono stato estraneo nella procedura di interpello che nasce su iniziativa della sindaca Raggi – aveva dichiarato l’imputato Marra – che ha potere esclusivo e autonomo nelle scelte e nell’assegnazione degli incarichi”. Secondo Marra la procedura di nomina era di “natura esplorativa e non certo comparativa, tanto è vero che la sindaca poteva conferire incarichi anche indipendentemente dalla presentazione delle istanze. Anche io, come altri dirigenti, fummo oggetto di valutazione senza aver presentato istanze. Quanto all’incremento retributivo che nel caso di mio fratello sarebbe passato dalla prima alla terza fascia, era già indicato nella procedura di conferimento dell’incarico”.

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