La grande attesa in settimana, le conferenze stampa con le solite frasi fatte su una “partita che vale doppio” e fa storia a sé, le coreografie e il tifo sugli spalti. E poi… nulla: in campo il derby di Milano praticamente non esiste più. Divario abissale, risultato scontato, nessuna tensione: non è più la sfida tra due grandi squadre che per una sera si contendono anche il primato cittadino, ma una partita normale, che non mette in palio proprio nulla e finisce quasi sempre alla stessa maniera. Con la vittoria dell’Inter e una brutta figura del Milan.

Per dire, questi sono i risultati degli ultimi faccia a faccia: 2-0, 3-2, 1-0, 0-0, 3-2, 2-2, 2-2. Il Milan non ne vince uno dal 31 gennaio 2016: sono sette partite (in cui ha racimolato tre pareggi e quattro sconfitte, le ultime tre di fila), quattro anni, 1.470 giorni (se arriviamo fino al 9 febbraio 2020, data in cui è in calendario il ritorno). Un’eternità. L’equilibrio, che ha sempre regnato nella stracittadina, si è rotto: i nerazzurri comandano e hanno staccato i rivali nel conto di edizioni vinte (81 a 76).

Il match di sabato sera ha confermato la tendenza: l’Inter di Conte ha vinto nettamente e meritatamente, il Milan praticamente non ha mai tirato in porta e Handanovic ha chiuso senza voto in pagella, a parte una breve parentesi di dieci minuti nel finale del primo tempo non c’è stata storia. Più del risultato, è il modo in cui è maturato a fare impressione: i rossoneri non avevano idee, non avevano un piano se non quello di aspettare ordinatamente in difesa e ripartire, come l’ultima delle provinciali. E più dell’episodio (una partita storta può capitare a tutti) è il trend ad essere significativo.

Sono le stesse identiche riflessioni di un anno fa, quando il Milan perse il derby d’andata all’ultimo secondo ma dopo una partita tutta sulla difensiva, giocata puntando quasi dichiaratamente allo 0-0. Allora fu criticato Gattuso, come oggi viene criticato Giampaolo. Giustamente: è evidente come il tecnico non sia fin qui riuscito a dare un’identità alla squadra, né ad inserire i nuovi acquisti pagati tanto sul mercato. Se però a una stagione di distanza ci ritroviamo a ripetere le stesse cose, probabilmente il problema non è solo in panchina.

Con l’Inter negli ultimi due-tre anni si è scavata una netta differenza, che raramente è stata così netta e così duratura. Sono numeri pesanti, quasi più da derby di Torino che di Milano, dove storicamente la Juventus domina e i granata non vincono da cinque anni. Con l’aggravante che questa Inter non è la Juve: gli ultimi quattro anni dei nerazzurri non sono stati certo trionfali, e questo la dice lunga sulla condizione dei cugini rossoneri.

La verità è che il Milan attraversa forse il periodo più buio della sua storia dopo quello della retrocessione e il derby è il momento dell’anno che lo rende più evidente. Mentre l’Inter ha superato la fase più traumatica post Triplete e Moratti, e sembra aver faticosamente gettato le fondamenta di una nuova era (c’è voluto quasi un decennio), il Milan è ancora a metà del guado, fra sconvolgimenti societari e rivoluzioni tecniche di dubbia riuscita. Il risultato è quello di sabato sera: l’Inter in teoria giocava fuori casa ma ha fatto più fatica a battere l’Udinese che i cugini rossoneri, è stata più pesante la vittoria a Cagliari che quella nel derby. Della stracittadina per ora resta solo il contorno, l’attesa della vigilia, gli sfottò del giorno dopo, la passione dei tifosi. Per fortuna ci sarà anche fra cinque mesi, quando si giocherà il derby di ritorno: sperando che sia di nuovo il vero Inter-Milan, e non un Inter-Bologna qualsiasi. Ccon tutto il rispetto per il Bologna.

Twitter: @lVendemiale

Articolo Precedente

Serie A, cori razzisti contro Dalbert: Atalanta-Fiorentina interrotta per tre minuti. Infantino: “In Italia la situazione non è migliorata”

next
Articolo Successivo

Razzismo nel calcio, Antonio Conte: “Certi giornalisti alimentano spirale d’odio. Se fossi direttore li caccerei a calci in culo”

next