“L’appartenenza a una cordata è l’unico mezzo per fare carriera e avere tutela quando si è attaccati e isolati, e questo è un criterio molto vicino alla mentalità e al metodo mafioso”. Così magistrato Nino Di Matteo, pubblico ministero nel processo sulla trattativa Stato-mafia e ora sostituto procuratore alla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo, nel suo discorso per lanciare la sua candidatura alle elezioni suppletive per il Consiglio superiore della magistratura, ha definito il correntismo, opponendosi alla sua “degenerazione”. Con lui sono candidati altri 15 pm. Due quelli che alla fine andranno a rimpiazzare i posti rimasti liberi dopo l’inchiesta di Perugia che ha sconvolto il Csm.

“Non serve una riforma punitiva del Consiglio superiore della magistratura, ma bisogna dargli l’autorevolezza di organo costituzionale senza distinzioni legate all’apparenza o al gradimento politico”, ha continuato Di Matteo, opponendosi anche all’ipotesi di un sorteggio per l’elezione dei togati. “Rispetto i colleghi che lo hanno proposto per superare il correntismo, ma è incostituzionale – ha spiegato- È inammissibile che magistrati che decidono su ergastoli e patrimoni non possano avere competenza e autorevolezza per eleggere i consiglieri del Csm”.

Di Matteo ha poi detto di voler fare il “giudice dei magistrati fuori dal sistema“, di tutti quei colleghi che “sono stati ostacolati nella loro attività”. Il magistrato ha quindi preso ad esempio il caso che ha portato alle elezioni suppletive, che ha coinvolto il magistrato Luca Palamara. “Il caso Palamara rappresenta una situazione di cui siamo tutto responsabili – ha aggiunto – e penso anche a coloro i quali hanno espresso il loro voto con una mentalità clientelare, per ricevere poi un favore”.

Per questo ha concludo il sostituto procuratore della Dda, “nel momento più buio della magistratura ho sentito il bisogno e la voglia di mettere la mia umiltà e il mio coraggio per dare una spallata a questo sistema“.

Oltre a Di Matteo sono tanti i magistrati, i cui nomi sono legati a processi importanti, che hanno avuto 15 minuti di tempo per esporre il proprio programma in diretta streaming, di fronte al presidente dell’Anm Luca Poniz e il segretario Giuliano Caputo. Come Tiziana Siciliano capo del pool Ambiente, ‘salute e lavoro’ della Procura di Milano e pm del processo Ruby ter e sul suicidio assistito del Dj Fabo. O Fabrizio Vanorio, sostituto alla Dda di Napoli, che ha rappresentato l’accusa nel procedimento a carico di Silvio Berlusconi per la compravendita dei senatori e in quello all’ex sottosegretario all’Economia Nicola Cosentino. E ancora: l’ex segretario di Magistratura democratica Anna Canepa, che da pm a Genova si occupò delle devastazioni dei Black Block al G8 e il procuratore di Pisa, Alessandro Crini, che ha indagato sulla morte di Emanuele Scieri, il paracadutista della Folgore trovato morto nella caserma ‘Gamerra’ .

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