Una macchina la tiene invita, ma per i medici è ora di interrompere le cure. Il suo nome è Tafida Raqeeb, ha 5 anni, e dopo una trauma cerebrale è stata ricoverata in gravissime condizioni al Royal London Hospital di Londra. Il suo caso è finito al centro di una disputa legale in Gran Bretagna, arrivata davanti all’Alta Corte britannica: i genitori si sono opposti al parere dei dottori che vorrebbero staccare la spina. La madre e il padre di Tafida chiedono di poter trasferire la piccola all’ospedale Gaslini di Genova. Oggi è atteso il verdetto.

Alla vigilia della sentenza la mamma di Tafida, l’avvocato specializzato in immigrazione Shelina Begum, ha spiegato che sua figlia, per via delle sue credenze religiose avrebbe comunque voluto vivere: nonostante la tenera età, infatti, la piccola era una musulmana praticante, pregava e digiunava due ore al giorno durante il Ramadan e credeva nella santità della vita. Come riferisce il The Guardian, inoltre, la madre di Tafida ha sostenuto che, nonostante il parere dei medici, ha visto in sua figlia segni di coscienza. Alla Corte sono stati infatti mostrati due video della piccola in ospedale: in entrambi muoveva una mano, incoraggiata dalla sua tata. “I medici curanti la vedono 10 minuti al mattino e 10 minuti al pomeriggio – ha detto Begum – Sono io quella che è lì tutto il giorno e vede questi miglioramenti ogni giorno”.”Amerò comunque la sua vita così com’è”, ha detto la madre di Tafida. Lei e il marito, Mohammed Raqeeb, 45 anni, hanno chiesto di portare la loro figlia in Italia per le cure, convinti che ci sia una maggiore disponibilità rispetto al Regno Unito nel fornire supporto vitale a pazienti gravemente malati, ma in assenza di morte cerebrale.

I legali della struttura sanitaria britannica sono invece convinti che le condizioni della piccola potranno solo peggiorare e che le credenze religiose della famiglia – che rifiutano la rimozione del supporto vitale in qualsiasi situazione – sono “una questione che non dà a Tafida libertà di scelta”, come ha sostenuto l’avvocato Katie Gallop. Per l’avvocatessa, che rappresenta il Royal London Hospital, prolungare la vita di Tafida non sarebbe “nel suo interesse”: i medici londinesi non credono nella possibilità che si riprenda. Secondo Vikram Sachdeva, legale della famiglia, invece, il fatto che la bambina non soffra e sia in uno stato riconosciuto di coscienza, seppur minima, deve avere la priorità. Tanto più visti i valori religiosi della sua famiglia.

Il Gaslini, che al momento non vuole commentare la vicenda, ha spiegato che era stata proprio la famiglia della bimba a inviare all’ospedale, a giugno 2019, la richiesta di una ‘second opinion’. L’ospedale ligure ha quindi riunito un collegio tecnico di specialisti e inviato il 5 luglio un documento ai colleghi di Londra. I documenti hanno evidenziato “l’estrema gravità delle condizioni cliniche, in linea con quanto indicato dai medici inglesi, e il fatto che in Italia non si opera una sospensione delle cure, se non in caso di ‘morte cerebrale’. Il direttore generale del Gaslini, Paolo Petralia, ha comunicato in una nota di aver ricevuto una lettera da parte dei genitori della bambina, i quali “hanno chiesto la disponibilità ad accogliere la bimba nell’ospedale genovese, proponendo di trasportarla in sicurezza e a proprie spese presso il pediatrico”, e che l’Istituto “ha risposto positivamente alla richiesta dei genitori della piccola”.

Il caso ricorda quelli di altri due piccoli, Charlie Gard e Alfie Evans. Il primo morto a 11 mesi dopo una lunga battaglia legale tra medici e genitori, nel 2017, il secondo deceduto dopo un’altra battaglia giudiziaria, il 28 aprile 2018.

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