Sono stato intervistato da una radio di Roma sul caso Avastin-Lucentis. In particolare sul rifiuto di un noto primario oculista di Milano di curare 70 pazienti con Avastin e col successivo obbligo dell’assessore alla Sanità della Regione Lombardia di richiamarli.

Cercherò di spiegare meglio. Come sa chi mi segue dalle pagine di questo spazio, il costo di Avastin è centinaia di volte inferiore di quello di Lucentis. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato la Regione Lombardia ha deciso, come riportato dal Corriere della Sera, di riconoscere un rimborso alla struttura erogatrice di 55,6 euro per singola somministrazione per l’utilizzo di Avastin, a differenza dei 550 euro per l’utilizzo di Lucentis.

Potrebbe sorgere il dubbio che gli oculisti che non volevano assoggettarsi alle direttive dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, della sentenza del Consiglio di Stato e delle conseguenti decisioni delle Regioni lo facessero esclusivamente per la differenza di guadagno ipotizzabile.

Per quanto riguarda l’economia delle aziende ospedaliere, è da precisare che con una fiala di Avastin da 100 ml, che sarà possibile frazionare come avveniva prima dell’immissione sul mercato di Lucentis, si possono trattare decine e decine di pazienti perché il quantitativo necessario è minimo. In tutto questo “prezzario”, il cittadino che paga le tasse e il paziente – che purtroppo si ammala di una patologia sempre più frequente – a che livello vengono posti?

Lontani sono i tempi in cui un assistente ospedaliero, un aiuto e un primario, sulla base dei rispettivi stipendi per il lavoro svolto, potevano in qualche modo rifiutare un trattamento sanitario a chi ne aveva bisogno. Oggi le aziende sanitarie, che guardano più al profitto che alla salute, riescono a influenzare chi ha il dovere di essere esclusivamente dalla parte di chi soffre.

Sarebbe veramente allucinante notare nei prossimi mesi un calo delle procedure terapeutiche per la degenerazione maculare senile umida, adesso che il rimborso è diventato equilibrato rispetto al costo del farmaco. Saranno tutti guariti? La comunità scientifica “dimostrerà” una infondatezza della terapia? Si dribblerà il problema con nuovi farmaci costosi? Il mio occhio rimarrà vigile.

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