Nel quartiere di Passo di Rigano avevano ricostituito la loro roccaforte importanti esponenti della famiglia mafiosa degli Inzerillo, storica cellula criminale palermitana decimata da Totò Riina negli anni ’80, durante la seconda guerra di mafia. È uno dei particolari dell’inchiesta della Dda di Palermo che ha portato ad arresti e fermi. Gli esponenti della famiglia Inzerillo, costretti a rifugiarsi negli Usa, rientrati in Italia nei primi anni 2000, avevano ricostituito il clan anche grazie al ritrovato equilibrio con i vecchi nemici. Nelle intercettazioni, si sentono i principali membri, come Tommaso Inzerillo, discutere sulla riorganizzazione della cupola: “Il divieto era da allora, come ti stavo dicendo, è una situazione di mio cugino, che alcuni se ne stanno andando in America… Altri, per dirti che qua c’è, siamo tutti bloccati, siamo grandi. Ora vediamo, ora con questa morte (si riferisce a quella di Totò Riina, ndr)… Lo vedi se Dio ce ne scampi fosse morto mio cugino e Stefano (Bontade, ndr) restava vivo”. E l’interlocutore risponde: “Quello, vedi che li azzerava”, risponde l’interlocutore. “Minchia… Mamà… Cento picciotti… Centoventi erano con lui”, commenta Inzerillo.
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