Parlare di ambiente è tornato di moda. Vi sono varie ragioni, da alcune più importanti (il cambiamento climatico che è un dato di fatto) ad alcune più sociali (la giovane Greta e i suoi venerdì di protesta civile). Il tema del cambiamento ambientale e dell’impatto/partecipazione dell’umanità in questo mutamento sono un argomento che deve essere affrontato in modo strutturato. Una voce importante, in questa evoluzione, sono le nostre abitudini e, cosa più importante, come le aziende si raffrontano a questo scenario di svolta. Il mutamento del clima (e gli sforzi per affrontarlo o adattarsi), che piaccia o meno, passa per una serie di decisioni a livello aziendale.

Se Greta Thunberg ha indicato nei giovani una risposta pratica, io ho pensato di andare a cercare una giovane (ma non cosi giovane come Greta) che da ormai dieci anni si confronta con il cambiamento climatico, aiutando le aziende ad affrontarlo, a beneficio dei cittadini e della società civile. Martina Rogato, classe 1984, è impegnata su questo fronte: capelli neri e lucidi, sguardo deciso, un sorriso luminoso. Martina spiega alle aziende come cambia il clima: ogni singola decisione, presa in ambito aziendale, può influenzare l’intero globo terracqueo.
L’evoluzione che le aziende hanno avuto nei confronti dell’ambiente e del sociale è rilevante, come mi spiega Martina. Di fatto si è passati, in molti casi, dal comunicare la sostenibilità al farla.

Essere una consulente, donna, che parla e crea innovazione e sostenibilità, in Italia, non è facile. Di qui l’idea di Martina di accettare la sfida di creare, con altre coetanee, una organizzazione per fare rete e supportarsi: Young Women Network (YWN). “Prima di Young Women Network non esistevano altre realtà dedicate alle giovani donne per supportarle nella propria crescita. Così appena ho potuto, ho scelto di supportare l’Associazione, prima da volontaria, poi in prima linea come Presidente” mi ha spiegato Martina.

400 giovani donne, di Milano e Roma, fascia 25-35 anni , con quattro linee di sviluppo semplici e chiare: fare networking tra donne (grazie una community online chiusa, per permettere alle associate di interagire tra loro), training sulle competenze soft, attività di mentoring, advocacy presso le istituzioni per spingere a una maggior consapevolezza del ruolo delle giovani professioniste e inclusione. E sull’ultimo punto, mi spiega Martina, YWN è andata ad allearsi con quella che, ormai, appare come la più grande rete di donne che lavorano in Italia. #inclusionedonna, lo ammetto ne ho già parlato in passato, è una rete che ormai conta 45000 donne di ogni estrazione lavorativa, settore e competenza. Con l’arrivo anche di Martina e YWN l’organizzazione ha avuto modo di accogliere anche un target, quello delle giovani professioniste, che spesso è trascurato dal mondo associazionista.

La sfida al cambiamento climatico, a mio avviso, non richiede solo un cambio di metodi di produzione e certificazione (che sono necessari, bene inteso). È l’intera struttura sociale mondiale che deve confrontarsi con sé stessa e comprendere come affrontare un evento epocale. Lo spiega bene un’analisi dell’Onu: in molte nazioni un’ampia fetta di lavori agricoli e domestici (la processazione del cibo ad esempio) sono svolti da donne. Rendere le donne coscienti di questo cambiamento è il primo passo per una vera crescita di consapevolezza come specie.

Martina, un passato da attivista per Amnesty e un presente come la più giovane Delegata di Women20 (engagement group del G20 dedicato alla parità di genere), rappresenta in pieno quel tipo di giovani professioniste che si battono per cambiare dall’interno il mondo aziendale.

Ogni giorno deve far fronte non solo al cambiamento climatico (non da poco), ma relazionarsi con una società (quella occidentale) che sta scoprendo che il mondo femminile è cambiato. Un cambiamento radicale che, per essere affrontato, richiede delle donne e la loro presenza nei tavoli che contano. Il cambiamento climatico lo si affronta anche così: riconoscendo il ruolo fondamentale delle donne nella realtà lavorativa e le sfide che ci attendono.

@enricoverga

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