C’è molta confusione e polemica sulla proposta dei minibot lanciata dalla Lega e di recente votata all’unanimità in Parlamento, anche se poi il Pd ha ritirato l’adesione. Questa proposta è tecnicamente sbagliata e inattuabile, come spiegherò. Tuttavia dimostra che la Lega appare come il partito che presenta attualmente più determinazione a liberarsi dei vincoli dell’austerità cercando soluzioni nuove, eccentriche e non convenzionali, come la cosiddetta moneta fiscale, pur di uscire dalla depressione che affligge da troppi anni l’Italia. Del resto anche altre fonti autorevoli, come il Financial Times e Joseph Stiglitz, hanno proposto forme di monete complementari all’euro per fare uscire l’Italia dalla crisi.

Voglio essere chiaro: credo che la Lega sia una forza politica pericolosa per la democrazia, perché è evidente che il populista Matteo Salvini punti al presidenzialismo autoritario e senza contrappesi democratici, disdegnando alleati, opposizione e minoranze. Occorre però riconoscere che se il Grande Populista è riuscito a prendere oltre 9 (nove) milioni di voti alle elezioni europee e a superare nettamente tutti gli altri partiti, è perché ha avuto, ed ha tuttora, il merito e il coraggio di dire che se continuiamo le politiche di austerità seguite dai passati governi del Pd e imposte dall’Unione Europea, dalla grande finanza e da Germania e Francia, non usciremo mai dalla crisi. Se continueremo a seguire le ricette economiche della Banca d’Italia, della scuola bocconiana di Monti, Alesina e Giavazzi, e dell’ex funzionario del Fondo Monetario Internazionale, Carlo Cottarelli, l’Italia cadrà nel precipizio di una nuova crisi e verrà commissariata dalla Troika.

Tutte queste ricette liberiste (promosse dal Pd) invocano un forte avanzo primario del bilancio pubblico – il 4% del Pil – e nuovi tagli alla spesa. Ma ormai da 25 anni l’Italia registra avanzi primari di bilancio: dal 1994 i contribuenti pagano più tasse di quanto lo stato spende per i servizi ai cittadini, e questo avanzo è utilizzato per pagare agli investitori finanziari una parte degli interessi sul debito pubblico. Lo Stato salda la parte restante chiedendo soldi al mercato, cioè facendo deficit, senza però riuscire a diminuire il debito. Con l’austerità il debito continua ad aumentare e il Pil non cresce: occorrono allora misure di svolta per uscire dal tunnel.

Torniamo alla questione dei minibot inventati da Claudio Borghi: sono dei titoli di piccolo taglio con cui lo Stato salderebbe i pagamenti arretrati (almeno 50 miliardi). Le imprese avrebbero la facoltà di scegliere se riceverli subito per utilizzarli come mezzo di pagamento o attendere di ricevere gli euro. I minibot non fruttano interesse ma lo stato si impegna ad accettarli per il pagamento delle tasse, garantendone il valore: così possono essere accettati da vasti settori di pubblico e di aziende. Inoltre, essendo titoli pubblici, non rompono il monopolio sulla moneta legale della Banca Centrale Europea. Il problema è che, dal momento che i minibot possono essere utilizzati subito per pagare le tasse, produrrebbero immediatamente un aumento del deficit pubblico. Le conseguenze economiche e politiche potrebbero essere disastrose.

Può invece funzionare perfettamente un altro tipo di “moneta fiscale” capace di rivitalizzare la domanda (consumi, investimenti, spesa pubblica) senza produrre deficit, a differenza dei minibot della Lega. Il governo italiano potrebbe emettere dei Titoli di Sconto Fiscale (Tsf) utilizzabili solo dopo tre anni (cioè al quarto anno) per pagare le tasse ma subito convertibili in euro, in moneta sonante, nel mercato finanziario, esattamente come i Bot e i Btp. I Tsf dovrebbero essere assegnati gratuitamente (come avviene per una qualsiasi riduzione fiscale) agli enti pubblici e alle famiglie per aumentare il loro potere d’acquisto, e alle imprese per ridurre il cuneo fiscale e aumentare la loro competitività verso l’estero. Così si ridarebbe ossigeno monetario ad una economia asfittica. La svolta è perfettamente legale e deve essere gestita rispettando i vincoli dell’euro: infatti l’Italexit colpirebbe innanzitutto il lavoro e gli strati più poveri della popolazione.

La proposta che avanzo si distingue dalle altre perché i Tsf sarebbero certamente accettati dalla Bce e quindi dal sistema bancario e dai mercati. Più nel dettaglio:
a) i Tsf sarebbero emessi dal governo senza fare aste: quindi nessun aumento dello spread, perché non si chiede nessun credito ai primary dealers;
b) I Tsf, come tutti i titoli garantiti e a breve termine, nei mercati finanziari si possono convertire in euro a basso tasso di sconto: vende chi ha bisogno di immediata liquidità in euro; compra chi vuole acquistare futuri sconti fiscali;
c)
la conversione dei titoli garantisce che nel mercato reale circolino solo gli euro e non strane monete parallele di difficile accettazione;
d) I Tsf si ripagano alla maturità (cioè dopo tre anni dall’emissione) per l’effetto combinato del moltiplicatore fiscale e dell’aumento dell’inflazione legato alla crescita della domanda. Grazie all’aumento del Pil nominale, al quarto anno il potenziale deficit erariale dovuto all’emissione dei Tsf viene interamente coperto;
e)
I Tsf sono titoli meno rischiosi dei Btp perché sono sempre utilizzabili per “pagare le tasse” anche se lo stato fallisse. I Tsf saranno quindi certamente promossi come investment grade dalle agenzie di rating;
f) essendo titoli investment grade saranno pienamente accettati dalla Bce come collaterale (garanzia) per i prestiti alle banche;
g)
Quando un titolo è accettato dalla Bce e dalle banche, esso – come è noto – è anche immediatamente accettato dai mercati.

In conclusione i Tsf riducono il rapporto debito/Pil. E soprattutto rilanciano subito la crescita dell’economia.

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