Le vittorie sul campo, l’inchiesta e gli arresti, la crisi della Banca Monte dei Paschi e altre storie grigie che sono venute dopo, lontane dal “groviglio armonioso” senese eppure così tragicamente simili nel loro schema. Duecentonovantasette pagine, “frutto di una trattativa con l’editore”, come le definisce Flavio Tranquillo, giornalista di Sky e autore del libro, per spiegare tra viale Achille Sclavo e Rocca Salimbeni la parabola della Mens Sana Basket Siena architettata da Ferdinando Minucci, uomo simbolo nell’ascesa e nella caduta della squadra che ha dominato il campionato italiano di pallacanestro negli anni Duemila.

Questo è Time Out (add editore, 18 euro) che prende le mosse dall’inchiesta della procura di Siena per raccontare l’insostenibilità (o almeno le falle) di un sistema, quello dello sport professionistico italiano: nel dispiegarsi del libro il fallimento della Mens Sana è la storia emblematica, il paradigma negativo, ma di certo non un caso isolato. Perché poco o nulla sembra essere cambiato da quel 2014, quando il Canto della verbena smise di accompagnare i successi e i record della squadra toscana capace di vincere – al lordo delle revoche decise dalla Federbasket – 8 scudetti, 6 Coppa Italia e 7 Supercoppa italiana.

Per la prima volta dal terremoto giudiziario che smantellò i vertici della società, già in crisi irreversibile, il libro di Tranquillo (oggi la prima presentazione a Milano, Feltrinelli di piazza Piemonte, ore 18.30) restituisce un quadro chiaro dell’inchiesta della procura di Siena, la cui ricostruzione è passata al vaglio del gup del Tribunale senese ma non è ancora giunta in una fase ‘viva’ del dibattimento, in attesa che proprio domani (7 maggio) la Corte decida sulla richiesta di patteggiamento a 4 anni e 10 giorni avanzata da Minucci e dall’accusa.

Nelle 297 pagine però i pagamenti in nero, i reati tributati, la bancarotta, le intercettazioni e gli interrogatori a volte grotteschi delle persone coinvolte nell’indagine (la “ricerca della verità storica sostanziale”, la definisce Tranquillo) non sono che il filo conduttore, assieme al ricordo delle vittorie della Siena di Simone Pianigiani e Luca Banchi, per allargare il discorso al modello gestionale, assemblato attorno al rapporto strettissimo con la Banca Monte dei Paschi, la cui crisi e le cui vicende giudiziarie presentano molte similitudini con quella della basket.

Oltre a rappresentare il fattore scatenante dello sboom, poiché la Mens Sana era per certi versi figlia del “babbo Monte”, dipendendo direttamente dalla quantità di denaro che pioveva da Rocca Salimbeni. Né più né meno di altre realtà sportive e culturali del Senese, fino a quando Mps non decise di chiudere i rubinetti dopo la crisi seguita all’acquisto di Banca Antonveneta e allo scandalo dei derivati. Un cordone ombelicale divenuto un cappio che conosce, con sfumature e gradazioni diverse, innumerevoli repliche a centinaia di chilometri dalla Toscana e in ogni sport professionistico (e non) italiano.

Nel “terzo livello” di lettura, Tranquillo – per nulla indulgente sui fatti, ma senza mai dimenticare la sfera umana dei protagonisti – scandaglia l’efficienza dei sistemi di controllo delle finanze dei club, evidenzia le contraddizioni della giustizia sportiva, ricostruisce i “peccati” dell’elezione di Minucci a presidente della ‘Confindustria dei canestri’ quando l’acqua giudiziaria già bolliva in pentola e mette in fila le altre Mens Sana di cui si è occupata (più o meno bene) la cronaca giudiziaria negli ultimi anni, a riprova di una capacità di prevenzione anche mediatica lontana dall’essere almeno sufficiente. Come dimostra, freschissimo, il caso dell’Auxilium Fiat Torino. Lo fa perché, recita la quarta di copertina, “ricostruire il passato  è l’unica maniera per cambiare il futuro”. È lì che volge lo sguardo il libro: il backstage dell’epopea di una squadra che ha macinato record diventa il palcoscenico dal quale raccontare la debolezza degli architravi sui quali è fondato il basket italiano. E non solo quello.

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