A Monreale ha pranzato nella villa di un ex enfant prodige dell’Udc di Totò Cuffaro. A un certo punto lo hanno addirittura imboccato: spicchi di arance di Ribera direttamente dalle mani del capo dei leghisti locali. E tanto di foto ricordo scattata da un ex fedelissimo di Rosario Crocetta. A Gela il suo candidato è un commercialista alla prima esperienza politica, ma alle spalle ha anni di militanza in Libera, l’associazione antimafia di Luigi Ciotti. Che c’entra Libera con la Lega? “Io sono cattolico, non potevo certo andare con chi ha fatto le unioni civili“, dice il diretto interessato. A sceglierlo è stato Alessandro Pagano, un deputato che stava con Angelino Alfano prima di saltare a bordo del Carroccio.

La “padanizzazione” della Sicilia – Riciclati, cambiacasacca, ma anche attivisti alla prima esperienza politica che ricordano le modalità di selezione del Movimento 5 stelle. E in effetti è proprio dal M5s che proviene qualche nuovo leghista in salsa sicula. Ed è alle piazze riempite da Beppe Grillo che molti hanno paragonato i bagni di folla in sequenza collezionati da Matteo Salvini. Con la scusa di una missione per “liberare la Sicilia dalla mafia” – nel giorno in cui l’Italia intera ricordava la liberazione dal fascismo – il ministro dell’Interno ne ha approfittato per piazzare un tour elettorale di due giorni sull’isola, dove 34 Comuni votano per le amministrative. Un mini test in vista delle Europee che ha un solo obiettivo: continuare a scippare consenso all’alleato di governo nella terra che ormai da qualche anno vota compatta per i grillini. Saranno le urne a stabilire se le folle arrivate per Salvini siano composte più da elettori che da curiosi. Nel frattempo Stefano Candiani, il sottosegretario spedito da TradateVarese – a fare da commissario nel profondissimo Sud, può permettersi di sorridere. “Era più semplice fare il sindaco nel mio Comune”, dice l’uomo inviato dal ministro dell’Interno a “padanizzare” la Sicilia.

Cambiacasacca e riciclati – Padanizzare la Sicilia? Solo qualche anno fa sarebbe sembrata una bestemmia. E invece il mini tour del segretario ha fatto registrare sold out su sold out. Piazza stracolme, file infinite per ottenere un selfie ricordo, comitati di accoglienza per questo ennesimo uomo forte venuto dal Nord a salvare la Sicilia. “Dove abbiamo più possibilità di vincere? Non lo so, l’importante è esserci”, gongola Candiani. Consapevole che a questo giro la Lega rischia di eleggere per la prima volta sindaci in centri importanti della Sicilia. E non si tratta solo di riciclati e cambiacasacca. D’altra parte lo stesso Candiani è stato spedito sull’isola dopo di un’inchiesta per voto di scambio che ha coinvolto i vertici regionali del partito. Uno è stato addirittura arrestato: si chiama Salvino Caputo ed era il primo politico decaduto per la legge Severino dopo una condanna per tentato abuso d’ufficio. Aveva messo in lista il fratello ma per i pm truffava gli elettori sostenendo di essere lui il candidato. Quell’inchiesta ha coinvolto anche l’ex alfaniano Pagano, che però è deputato: al contrario di Caputo non è stato allontanato dai leghisti ma è rimasto da militante. Retrocesso in seconda linea è stato pure Angelo Attaguile, un democristiano per tutte le stagioni scelto per guidare Noi con Salvini, il primo esperimento di leghismo del Sud. Lo hanno candidato alle Europee ma Candiani sta affidando il partito ad altri. I leghisti, infatti, hanno capito che l’etichetta di riciclato non porta bene. Soprattutto in Sicilia, inesauribile granaio di voti per i 5 stelle. Ed è ai grillini che Salvini vuole rubare i voti siciliani.

Facce nuove per rubare voti ai grillini – Le chiavi del Carroccio isolano sono state affidate a due facce più o meno nuove: Igor Gelarda a Palermo, consigliere comunale scippato ai 5 stelle, e Fabio Cantarella a Catania. L’orizzonte vicino è quello delle Europee, ma Salvini pensa già a una mega campagna acquisti per la sua Lega nazional sovranista. Per questo motivo continua a flirtare col governatore Nello Musumeci (il primo presidente della Sicilia invitato a Pontida) ed è pronto ad accogliere Salvo Pogliese, il votatissimo sindaco di Catania appena uscito da Forza Italia. Insomma la Lega in Sicilia ha deciso di stringere leggermente il filtro degli ingressi, mixando facce vecchissime e qualche novità.

Il derby di governo in attesa delle Europee – L’obiettivo è far apparire il partito più vecchio del Parlamento come “nuovo”. Anzi “più nuovo” rispetto ai 5 stelle che in Sicilia hanno già amministrato alcuni comuni. E infatti è proprio nelle città guidate dal M5s che il ministro dell’Interno ha riservato qualche attacco all’alleato di governo. Come a Bagheria. O a Gela. “Se volete votare 5 stelle fate voi, li avete già provati e non mi pare sia andata bene”, ha detto nella città del petrolchimico, dove il sindaco grillino, Domenico Messinese, è stato espulso quasi subito, prima di essere sfiduciato dal consiglio comunale. Qui l’aspirante primo cittadino leghista si chiama Giuseppe Spata viene dall’associazione antimafia Libera ed esprime concetti molto simili a quelli del ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana: “Sono per il rispetto della legge, sono un convinto cattolico, difendo il crocifisso nelle scuole e sono per i valori della famiglia: tutti argomenti portati avanti da Salvini”. Alte possibilità di accedere al ballottaggio per i leghisti arrivano anche da Mazara del Vallo, altra roccaforte grillina visto che ha dato i natali al guardasigilli Alfonso Bonafede. Il Carroccio punta a conquistare la città italiana più vicina alla Tunisia con Giorgio Randazzo, 28 anni ma già varie esperienze in partiti di destra. Più difficile la padanizzazione di Caltanissetta, la città di Giancarlo Cancelleri dove Luigi Di Maio ha chiuso la campagna elettorale: al centro della Sicilia il grillino Roberto Gambino è dato in vantaggio rispetto al leghista Oscar Aiello.

Il gioco di prestigio: far dimenticare gli insulti – Ma va bene così. In vista delle Europee anche un paio di candidati al ballottaggio nei centri principali sarebbero un successo per Salvini. Che nel suo mini tour siciliano è riuscito in un secondo gioco di prestigio: fare dimenticare totalmente gli insulti lanciati per anni dal suo partito ai siciliani. Il nuovo nemico sono i clandestini, i migranti che rubano il lavoro ai siciliani onesti. Ma non erano i siciliani a non avere voglia di lavorare, almeno secondo la Lega? Non era il Carroccio che li chiamava terroni? Non era lo stesso Salvini a definire i meridionali “lontani anni luce”  e “troppo distanti dalla nostra impostazione culturale, dallo stile di vita e dalla mentalità del Nord”? “No, quella era la vecchia Lega di Bossi. Ora è diverso”, dicono un po’ tutti quelli venuti ad ascoltare il “capitano“. A Monreale, come a Bagheria o Corleone. O a Chiusa Sclafani, tremila abitanti tra le colline, dove solo due settimane fa il sindaco, il vice sindaco, un assessore, il presidente del consiglio comunale e due consiglieri sono entrati in blocco nel Carroccio. Sono andati ad allungare la folla di leghisti di Sicilia. In molti adesso hanno appuntato al bavero della giacca la spilla di Alberto da Giussano, il leggendario eroe della battaglia di Legnano, 1.500 chilometri a Nord. Cosa rappresenta questa spilla? “Giussani“, rispondono alcuni. E che ha fatto Giussani? “E che ha fatto? Niente ha fatto. Uno apposto è“. Chissà come la pensano a Legnano.

Twitter: @pipitone87

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