La vicenda del sottosegretario Siri, accusato di aver operato a favore di determinati ambienti imprenditoriali vicini, fra l’altro, a individui sospettati di mafia, costituisce oggi un nuovo motivo per la crisi di governo. Salvini tiene duro a difesa di Siri, agitando la  clava dei fondi per Roma. Fa così perché, con Siri, viene messo in  discussione un elemento essenziale del suo sistema di potere. Sistema di potere molto attento ad assecondare i tradizionali assetti italiani e che, ben prima che espressione di un potere personale, costituisce quella di ceti sociali abituati a indirizzare la macchina dello Stato verso il soddisfacimento dei loro interessi.

Ed è paradossale che proprio sulla corruzione (prima di Marcello De Vito e ora di Siri) inciampi un governo che voleva fare della lotta alla corruzione la sua bandiera principale. Per il resto lo zero spaccato. Giovanni Tria si sta incaricando di fugare le illusioni e le panzane diffuse dai Dioscuri in materia di economia e prospetta all’Italia un futuro di lacrime e sangue, sul quale incombono una crescita pochissimo superiore allo zero e l’aumento dell’Iva. Neanche la favoletta salviniana dell’invasione dei “negri” riesce più a nascondere la situazione realmente esistente e il ministro della paranoia comincia anch’egli a marcare il passo.

In concreto ci si comincia a chiedere se questo governo riuscirà o meno ad arrivare alle Elezioni europee. Dopo queste ultime, che segneranno un pesantissimo ridimensionamento dei Cinquestelle e una consistente affermazione della Lega – anche se probabilmente inferiore alle aspettative – si entrerà comunque in una fase di ulteriore fibrillazione che terminerà probabilmente con un governo di destra pura, con Salvini leader che imbarcherà Fratelli d’Italia e Forza Italia (la seconda al completo o significativi rottami della stessa). In tal modo si compirà il disegno cui si sono prestati i pentastellati, ovvero quello del riciclaggio del classico sistema di potere italiano, che avverrà smussando le punte più polemiche nei confronti dell’Unione europea, continuando a suonare i tamburi della paranoia contro i migranti e accontentando gli appetiti dei prenditori, incluso il Tav e la flat tax.

La riconsegna dei Cinquestelle a un ruolo di opposizione potrebbe costituire un elemento positivo, a condizione che questi ultimi sappiano ripensare a fondo autocriticamente l’ultimo anno di follia e soprattutto si diano un’organizzazione realmente democratica, mandando a quel paese Davide Casaleggio e le sue piattaforme e consentendo fra l’altro a Jean-Jacques Rousseau di smetterla di rigirarsi nella tomba.

Le sorti della necessaria alternativa, peraltro, non possono per nulla essere riposte in Nicola Zingaretti, che a sua volta sta riciclando a pieno il renzismo in tutti i suoi aspetti e sconta a sua volta il retaggio di un partito implicato in pesantissimi fenomeni di corruzione, come dimostra la triste vicenda umbra, in una Regione che un tempo era il fiore all’occhiello dell’Italia rossa e oggi si ritrova alla mercé di quattro squallidi burocrati giustamente sanzionati dalla magistratura penale. Zingaretti, con il suo accodarsi pedissequo alle posizioni dell’establishment piddino su una serie di temi, dal Tav al Venezuela, sta fortemente deludendo chiunque avesse immaginato che potesse marcare in qualche modo una svolta reale rispetto ai catastrofici anni del renzismo imperante. Anche la ripresa elettorale del Pd sarà quindi molto limitata e sarà grasso che cola se raggiungerà il 20%.

Un segnale positivo è dato invece dalla riaggregazione di una lista che va ben al di là dei partitini che l’hanno promossa, in quanto raccoglie una spinta verso sinistra e valori imperituri che continuano fortunatamente a ispirare la parte migliore dell’Italia, coloro che si considerano ancora i successori dei partigiani che entrarono con le armi in mano nelle città italiane il 25 aprile di 74 anni fa. Si tratta della lista “La Sinistra”, la cui affermazione è oggi indispensabile per continuare a sperare, pur nei difficili tempi presenti, in un futuro dell’Italia che sia segnato da indispensabili cambiamenti su tutti i terreni. Lista nella quale militano anche e soprattutto significative personalità indipendenti come, fra le altre, i giuristi democratici Michela Arricale (Sud) e Giacomo Gianolla (Nordest). In tal modo anche dei Cinquestelle, rigenerati e adeguatamente depurati da tutti coloro che hanno fatto da sottopancia a Salvini nell’ultimo anno, potrebbero trovare interlocuzioni significative in Italia e in Europa.

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