A febbraio 167 imputati condannati per aver partecipato a manifestazioni nonviolente.

Il 16 aprile, 139 condanne per “terrorismo” (69 all’ergastolo, 39 a 10 anni, 23 a sette anni, una a cinque anni e sette a tre anni) al termine di un processo-farsa.

In Bahrein la repressione va avanti così, a colpi di maxiprocessi. Quello di una settimana fa ha visto alla sbarra 169 imputati, solo 30 dei quali sono stati assolti.

Oltre alle condanne, anche in questo caso – a 138 dei 139 condannati – è stata inflitta l’odiosa pena aggiuntiva della revoca della cittadinanza.

I cittadini bahreiniti privati della cittadinanza nel 2019 sono già 160. Nel 2018 erano stati 300, la metà dei quali al termine di un unico processo. Dal 2012 il totale è di 900.

Rendere apolidi i propri cittadini è una evidente violazione dei diritti fondamentali.

Per i principali sponsor del Bahrein, però va tutto bene. Anche per l’Italia, dove quel modello di democrazia e rispetto dei diritti costituito dal re Hamad Khalifa si è fatto intitolare una cattedra all’Università La Sapienza di Roma.

 

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