Io, imbucata speciale, alla festa più cool/chic della Design Week. Siccome il Salone del mobile che prevede la mobilità di mezzo milione di persone, è l’evento  più gettonato del mondo, ergo sum che la festa di uno tra i più famosi designer del pianeta sia diventata la number one. Tanto, se siete smart avrete capito di chi sto parlando. Ma il nome deve rimanere top secret, altrimenti che party esclusivo sarebbe. Se Lui la volesse monetizzare  e pubblicizzare diventerebbe una vetrina globale. Ma non ne ha bisogno, non vuole aggiungere fama a fama consolidata. Sono invece affamati di esserci quelli che vogliono esserci a tutti i costi, in lista d’attesa…

E Lei, una stilosa giap, che sembra uscita da uno dei tanti disegni iconografici del designer, è perentoria: Non è per gli addetti ai lavori, solo per gli amici.  Vabè, sono all’incirca 700.
Io, finalmente, per la prima volta varco l’ingresso tra giocolieri di strada. Confesso che erano anni che ne sentivo parlare e sognavo la design saturday fever dai racconti di chi ci andava.
Già perché Lui ha anche la passione del dj e mette dischi, fa girare piatti, mixa come Bob Sinclair e David Guetta messi insieme. Divertendosi e facendoci scatenare in pista…

Incrocio l’iconico Marcel Wenders, mi piace da matti. Peccato che abbia una fidanzata bellissima. Due giorni prima avevo preso un caffè con lui da Starbucks dove presentava la sua collezione di oggetti ispirati a “The Illusion of Time”… Non mi riconosce, ha ragione neanche io mi riconosco. Per far finta di essere influencer mi sono infilata una parrucca in testa e occhiali psichedelici. L’amico/architetto Benedetto Camerana mi riconosce dalla voce e mi dice: “Sembri Raffaella Carrà”… oddio non ci avevo pensato. In realtà mi sono messa in testa il carrè, biondo platino, di Hermès.  Anche Dagospia mi squadra da capo a piedi. Intanto mi posto su Instagram. Mentre viene servito uno squisito risotto alla barbabietola, tutto eco/friendly, niente plastiche, piatti e posate biodegradabili in amido di mais.

La casa/atelier è una gigantesca Wonder Room: i trompe l’oeil mi strizzano l’occhio, nella camera degli specchi una controllatina al look se regge il confronto con gli altri (ci sono delle mise en scene da teatro). Nella camera rossa mi faccio un selfie con un cuscino che raffigura l’origine du monde. Ops, se lo giro in bella mostra anche il Lato B. Me le posto subito su Instagram e le giro su Fb. Cammino in punta di piedi per non rovinare il parquet intarsiato, entro nell’armadio in noce antico che di fatto è una porta d’accesso a un’altra stanza. Mi muovo come una comparsa su un set da prima di Madame Butterfly… e guardo come dondolo, in pista fino alle 6 del mattino. Instancabile lui. Io un po’ meno.

P.S 1) L’indomani sul mio profilo instagram sorpresa: una delle due foto è stata “censurata” per contenuto inappropriato. Il content moderator, sotto forma di algoritmo un po’ bigotto, ha pensato che mi fossi messa in posa da Eyes Wild Shut. In realtà non ha riconosciuto che era un cuscino. Non rimuove il selfie del lato B ( è lo stesso cuscino girato). Su FaceBook l’algoritmo è più smart, sta al gioco e mi lascia entrambe le foto. Pensa te che succede in mezzo a tanto immondizia pornografica che circola in rete, io vengo “oscurata”.  Adesso se scrivo Buon Coniglione di Pasqua a tutti, l’intransigente content moderator potrebbe leggere l’allusione ad altro?

P.S 2) Intanto buone ovette di Pasqua a Nick Clegg, appena nominato responsabile della global policy and communications di FaceBook. Ho bevuto un tè con lui al Maloja Palace…chissà quante ne avrà di queste rogne!

Instagram januaria_piromallo

MANI PULITE 25 ANNI DOPO

di Gianni Barbacetto ,Marco Travaglio ,Peter Gomez 12€ Acquista
Articolo Precedente

Salone Pietà. Finalmente è finita. La Design Week vittima del suo successo

next
Articolo Successivo

Avete mai provato il cacio e pepe cotto nella vescica di maiale? Ha vinto l’Oscar del miglior piatto al mondo

next