Il Pd ha difficoltà a trovare candidati per le prossime europee. E il suo segretario annuncia che “non è assolutamente escluso” la ricandidatura dei due europarlamentari eletti nel 2014 coi dem e poi usciti al seguito di Pierluigi Bersani, cioè Massimo Paolucci e Antonio Panzeri. “La ricerca che si sta facendo – ha spiegato – è quella di mettere in campo energie nuove per costruire un progetto nuovo per tutti, anche con Psi, con l’associazione Futura, con democrazia solidale”, ha detto Nicola Zingaretti a Porta a Porta.  Un’intervista in cui il segretario ha di nuovo escluso l’ipotesi di proporre una patrimoniale, come già aveva fatto durante la campagna elettorale per le primarie. “Non è la proposta giusta da fare adesso”, ma “nei momenti di crisi il fisco ha un criterio costituzionale: chi più ha più dà, una proporzionalità delle imposte che non è contro qualcuno” ma che “non è la patrimoniale. Certo se continuano queste politiche che portano allo sfascio patrimoniale la metteranno loro”, gli attuali governanti, ha detto il numero uno dei dem.

A tenere banco in casa Pd, però, è soprattutto il capitolo delle eurocandidature. Dopo pochi minuti dalle parole di Zingaretti, fonti Pd hanno fatto sapere che una Panzeri  “è esclusa”. Con Mdp, invece, si sta vedendo una o due candidature, tra le quali forse Massimo Paolucci. Di sicuro c’è che i dem hanno bisogno di aspirati europarlamentari.  Secondo l’agenzia Ansa, infatti, il responsabile per le candidature Enzo Amendola sta faticando a chiudere le liste per le elezioni del 26 maggio prossimo. Molte rinunce arrivano gli uscenti, soprattutto al Sud. Rifiuti legati a due fattori di rischio: la difficoltà della legge elettorale, con preferenze in grandi circoscrizioni, e la dimezzate prospettive di elezione. Nel 2014 il 40% di Matteo Renzi aveva portato a Bruxelles 31 parlamentari: ora, stando ai sondaggi, sarebbero poco più della metà.

Le teste di lista sono già complete in quattro delle cinque circoscrizioni. Ma è nella circoscrizione Sud che il Pd ha ricevuto  molte rinunce. Come quella di Marco Minniti, sondato da Paolo Gentiloni, di Lucia Annunziata che sarebbe stata in  “quota” Mdp, o anche lo scrittore Gianrico Carofiglio, ex senatore.  In giornata è circolato il nome di Roberto Saviano, ma lo scrittore ha smentito l’offerta all’Ansa. È la stessa agenzia di stampa a fare l’elenco dei “no grazie: Paolo De Castro, uno degli uscenti che non vuole ripresentarsi, neanche nel Nord Est, dove è stato eletto nel 2014. L’ultimo nome circolato è quello del rettore dell’Università Federico II di Napoli, Gaetano Manfredi. Hanno accettato di ricandidarsi gli uscenti Pina Picerno, Andrea Cozzolino, Nicola Caputo e Giuseppe Ferrandino, mentre è in bilico la pugliese Elena Gentile. Ha rifiutato la candidatura anche il presidente del consiglio Regionale della Calabria, Nicola Irto, mentre latitano le donne. La legge elettorale, infatti, prevede l’alternanza nelle liste tra uomo e donna, e la doppia preferenza di genere, pena la nullità. In più i dem vogliono rispettare l’alternanza di genere anche nel complesso dei capilista nelle cinque circoscrizioni, e un equilibrio tra i candidati di ciascuna Regione. Paletti che rendono ancora più difficile la caccia ai candidati di Zingaretti.

Al Centro la testa di lista vedrà gli uscenti Simona Bonafè e David Sassoli, e correranno di nuovo Nicola Danti e Roberto Gualtieri. Ma ci sono tre rinunce eccellenti: Goffredo Bettini, Silvia Costa e Enrico Gasbarra. Tra le donne che hanno rifiutato il posto in lista c’è anche Ilaria Cucchi. Al Nord Est guideranno le liste Carlo Calenda ed Elisabetta Gualmini, con due uscenti in corsa: la “renziana” friulana Issabella De Monte e l’emiliana Cecilia Kyenge. Tra i pochissimi a farsi avanti c’è Gianni Cuperlo, possibile candidato nella circoscrizione Centro. Al Nord Ovest dietro a Giuliano Pisapia, si attende il responso della uscente Patrizia Toia, tentata dalla rinuncia come pure Alessia Mosca, che fu capolista nel 2014. Ci saranno invece l’ex presidente del Piemonte Mercedes Bresso e lo spezzino Brando Benifei, zingarettiano Doc. L’area cattolica ha sondato inutilmente Anna Maria Furlan, leader Cisl, e ora si fa il nome di Luigi Bobba. Nelle Isole dietro a Caterina Chinnici, tenterà il bis l’uscente Michela Giuffrida: manca ad ora un uomo che tenti anche lui. Ma bisognerà anche capire come reagiranno i renziani al ritorno dei bersaniani.

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