Cultura

Ma è stupendo! L’autobiografia di Diego Passoni attiva una lampadina perfino nel più mangiaprete dei lettori agnostici

Il racconto acquisisce spessore e densità pagina dopo pagina. Ma è stupendo! gradualmente conquista i galloni dell’esperienza sofferta e vivida sul campo, svicolando il più scontato prodotto confidenziale da grande catena libraria

di Davide Turrini

Se Diego Passoni non fosse impegnato quotidianamente in radio con Pinocchio, dovrebbe interpretare il remake di Uccelli di Rovo. Ma è stupendo! (Vallardi), il libro d’esordio del conduttore di Radio Deejay è uno di quei biopic intimi così radicato culturalmente tra sacro e profano da rimanere spiazzati. Sì, va bene il tormento di diritto del coming of age, dalle pallide scuole elementari alle dinamiche scuole di danza, dalla reiterata e grigia colazione in famiglia alle frequenze innovative e multicolori di Gay Tv, ma i tumulti interiori passoniani potrebbero davvero far tornare in vita i palpiti del cuore curiale della miniserie anni ottanta. Infatti, se nella copertina del libro vedete una madonnina che regge un velo arcobaleno non dovete stupirvi. Il ragazzino Diego che cresce è tutto televisione e Dio, o Dio e televisione (forse Dio prima della televisione), e solo più avanti con l’età fiero rappresentante di una comunità LGBTQ sempre più allargata e naturale.

Un adolescente che sogna di diventare una star del piccolo schermo e al quale, come a tanti noi ragazzi degli anni novanta, è toccata in sorte una tv perennemente accesa in camera e inevitabilmente, su questa catodica presenza, ha costruito un suo sognante immaginario. Diego ama le suore, prega Dio di diventare ballerino, deejay, conduttore tv, ma prima di tutto il suo percorso spirituale è serio, serissimo, praticamente vero.

Del resto, come dice Passoni citando la Bibbia, “il cuore dell’uomo è un abisso”. Determinazione, rabbia, anche un certo cinismo (“sono complice silenzioso del branco”, descrive così certi suoi momenti scolastici in cui altri diventano vittime di bullismo), il protagonista/autore del libro è uno studente modello che crea contro-autogestioni e chiede di entrare a scuola mentre le masse di studenti scioperano. Anche se poi il sabato sera va a fare servizio a Radio Maria, dirige gruppi di preghiere e smista messaggi per i carcerati provenienti dai loro familiari. Il dialogo con Dio, comunque,rimane sempre serrato, continuo, fittissimo. Passoni racconta il suo oscillare tra possibile mondanità e ascesi. Appena maggiorenne il colpo di fulmine oltre la Cuccarini e Cecchetto è infatti in un monastero isolato e nascosto della Francia più gelida. L’amore improvviso per il proprio padre spirituale mentre la scelta esistenziale è tra il farsi prete o tornare nell’alveo dei comuni umani non chiamati dal Signore.

Il racconto acquisisce spessore e densità pagina dopo pagina. Ma è stupendo! gradualmente conquista i galloni dell’esperienza sofferta e vivida sul campo, svicolando il più scontato prodotto confidenziale da grande catena libraria. Il cardinal Martini si mescola a Sophie Kinsella, Harvey Milk a Carry Bradshaw, e “il mio ego grande come Gargantua” convola a nozze con Pier Mario nella non più nemica Milano tra un tripudio di sentimento e passione screziato da un anello di tungsteno acquistato su Amazon. Grande merito: attivare una lampadina nel più mangiaprete dei lettori agnostici. Piccolo difetto: Diego, Diego, Diego, ovunque. Ah beh, è vero: è una autobiografia. Lunga vita a Passoni e a tutti i santi giorni che manda, comunque, Dio.

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