Parlano di un “fatto grave”, di un “tradimento” della fiducia del gruppo di lavoro formatosi fino a pochi giorni dalla manifestazione, così come delle oltre 400.000 mila persone scese in piazza in duecento città italiane e pure delle migliaia– ad oggi quasi 50.000 – che continuano a seguire canali social che sono invece “costretti a disconoscere”. Sono gli attivisti dei comitati locali dei Fridays for future, che – compatti, nessuna città esclusa – hanno spiegato, in un comunicato pubblicato solo dopo la manifestazione, cosa è accaduto nella notte tra l’8 e il 9 marzo scorsi. Un evento causato con tutta probabilità dal “successo del movimento e della mancanza di struttura data dalla spontaneità dell’organizzazione”. Nella notte, spiegano, “una sola persona (Luca Polidori, ndr) ha estromesso tutti gli amministratori delle pagine e pubblicato un video in cui decreta autonomamente la costituzione di un’associazione, chiamata ‘Futuro Verde’, lanciata ufficialmente dalla stessa pagina il 18 marzo, in completa dissonanza con lo spirito libero e collaborativo del movimento”. Il risultato è che i canali usati inizialmente – la pagina Facebook Fridays For Future Italy e il sito Fridays for Future Italia non sono più espressione degli attivisti delle città italiane, che invece oggi comunicano attraverso il nuovo sito, la pagina Facebook Fridays for Future Italia, l’account Instagram e Twitter. Per evitare che eventi come questi accadano ancora, i referenti delle piazza italiane hanno anche annunciato il lancio di un’assemblea costituente “per una discussione democratica e partecipata, al fine di creare un’organizzazione migliore e ben definita”. E per questo, nel frattempo, “declinano qualsiasi invito di tipo istituzionale, in mancanza di una rappresentatività nazionale ancora da definire collegialmente”.

“Nessun hackeraggio la pagina era mia”: la risposta di Polidori
Risponde direttamente alle accuse dei comitati locali Luca Polidori, il ragazzo di ventidue anni che di fatto ha causato la separazione del movimento. Lo fa sia in un post pubblicato sulla pagina Facebook – dove spiega che “la pagina non è stata mai hackerata, semplicemente perché è gestita da chi ne ha la titolarità”, e “che alle calunnie non risponde su Facebook” – che al telefono dal Belgio, da dove racconta la sua versione dei fatti a ilfattoquotidiano.it. “La pagina Facebook era collegata al mio account Business Manager, mentre il dominio web è stato acquistato con la mia carta di credito. Ho rimosso gli altri admin e gli altri editor, perché ci siamo accorti di alcune cose che non andavano, nonostante stessimo discutendo da settimane”. Polidori dice anche che era sua intenzione risolvere la cosa internamente. “Subito dopo, ho scritto alle persone che avevo rimosso, chiedendogli di parlare e decidere come continuare, ma loro hanno smesso di rispondermi e hanno portato subito la questione a livello pubblico”. Alla domanda sulle reali ragioni del dissidio, Polidori risponde parlando di un possibile rischio, che lui voleva scongiurare, di politicizzazione del movimento – “ad esempio nessuno ci ha spiegato il senso della manifestazione del 23 contro le grandi opere” – e di un eccessivo coinvolgimento “in questioni contingenti invece che in sfide globali”.

Ma che cos’è l’associazione “Futuro Verde”, di cui Polidori è sia fondatore, insieme a Amy Scivola e Alessandra Girardi, che tesoriere e a cui si viene rimandati immediatamente dal sito www.fridaysforfuture.it attraverso il pulsante “partecipa”? Si definisce un’associazione “apartitica indipendente, a disposizione di chi vuole fare di più incanalando l’energia delle manifestazioni e degli hashtag #fridaysforfuture e #climatestrike per ottenere risultati effettivi”. Nonostante si spieghi che l’associazione non è motivata da profitto, chi si iscrive deve versare 5 euro e i membri devono pagare una tariffa fissa annuale stabilita “dall’Assemblea generale su proposta del Consiglio di amministrazione”.

“Apartiticità e pacifismo”, i comitati locali ribadiscono l’indipendenza
Tanto basta per innescare sospetti di utilizzare la manifestazione per guadagnarci qualcosa. “Le attività dei venerdì sono separate, l’iscrizione non è obbligatoria, è solo uno strumento per fare qualcosa di più”, risponde sempre Polidori. “Qui aprire un’associazione costa 120 euro invece che 800, inoltre il fatto che non sia in Italia allontana il rischio di essere strumentalizzati”.
Nel frattempo, i comitati locali dei Fridays for Future italiani ribadiscono in una lettera aperta sul sito che l’organizzazione risponde alle regole su cui il movimento internazionale si fonda e cioè: “Apartiticità, pacifismo e pieno riconoscimento delle indicazioni scientifiche”. E proprio sulla pagina mondiale dei Fridays for future è apparsa la notizia dell’appropriazione da parte di alcuni dei canali nazionali e l’indicazione dei nuovi, che evidentemente l’organizzazione mondiale riconosce come propri. “La pagina Fridays for future globale comunica il sostegno a noi e ai nostri nuovi canali”, si legge sulla pagina Facebook degli attivisti delle città. “Le città sono cose vere e ci aiuteranno a recuperare anche in questo regno virtuale”.

Articolo Precedente

Cambiamento climatico, mettere la testa sotto la sabbia non è una grande strategia

next