“Il 14 marzo si celebra la seconda edizione della Giornata nazionale del Paesaggio, istituita con l’obiettivo di richiamare il paesaggio quale valore identitario del Paese e trasmettere alle giovani generazioni il messaggio che la tutela del paesaggio e lo studio della sua memoria storica costituiscono valori culturali ineludibili e premessa per un uso consapevole del territorio e uno sviluppo sostenibile”. Il portale del Mibac lo scorso anno presentava l’evento incentrato sul Paesaggio. Accade anche quest’anno, naturalmente. Muta il comunicato, ma non la sostanza. Nel 2018 c’era Dario Franceschini a fare gli onori di casa, nella sede del ministero dove si è festeggiata la ricorrenza. Quest’anno toccherà ad Alberto Bonisoli.

Per l’intera giornata, soprattutto gli uffici locali delle diverse Soprintendenze daranno spazio al tema. Con visite guidate, seminari, mostre e conferenze. Dall’Archivio di Stato di La Spezia all’altare prenuragico di Monte d’Accoddi, a Sassari. Dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia al Museo storico archeologico di Lecce. L’elenco lungo e articolato. Ci sarebbe da esserne soddisfatti. Molto! E poi i luoghi della cultura, dei quali sono stati diffusi dall’Ufficio statistica del ministero i dati su visitatori e introiti, “vanno più che bene”.

“In aumento visitatori nei musei italiani, segno che le cose possono cambiare”, ha detto il ministro Bonisoli, in visita al Pio Monte della Misericordia, a Napoli. Un ulteriore elemento per gioire, insomma. I luoghi della cultura godono di ottima salute, anche perché sono al centro delle attenzioni di tutti. Dagli amministratori locali al ministro, passando dai responsabili delle Soprintendenze fino a quelli delle differenti Direzioni generali. Non c’è nessuno che lavori “al contrario”. Non c’è occasione nella quale non se ne abbia conferma. Il patrimonio storico-artistico e archeologico italiano è una delle priorità. La sua tutela, non disgiunta da una corretta valorizzazione, è in cima alla lista delle preoccupazioni di chi lo governa. Lo sostengono in tanti.

Perché non crederlo? Poco importa se a visitare – anche lo scorso anno (2018) – siti importanti siano stati in numero esiguo, di certo rispetto alle loro indiscutibili potenzialità. Alla Necropoli di Cappella a Misenum, nel comune di Monte di Procida, sono stati 40. All’Anfiteatro romano di Ivrea 406. All’area archeologica di Gabii, 465. Alla Villa di Orazio a Licenza, 504. Al Museo archeologico statale di Arcevia, 780. Invece 1.710 quelli che si sono recati al Museo archeologico dell’Agro Atellano a Succivo. Al Teatro Romano di Trieste, 2.839. Ce ne sono molti altri di casi simili. Ma non importa. Il sistema funziona.

A Bergamo Alta si sta realizzando il Parking Fara, un parcheggio pubblico multipiano da 469 posti auto? L’intera area, tutelata con specifico vincolo paesaggistico, rientra nel Parco naturale regionale Colli di Bergamo e ci sono beni storici tutelati con vincolo culturale? Non importa.

A Vibo Valentia si stanno realizzando le vie di accesso al nuovo ospedale? Il settore interessato dai lavori coincide con la zona di pertinenza dei resti delle Mura greche al Trappetro Vecchio, protetta dal ministero dal 1977 da un decreto di vincolo? Non importa.

A Roma bisogna realizzare un Centro servizi per i visitatori nell’area centrale? Perché non farlo tra l’anfiteatro Flavio e l’Arco di Costantino? In fondo si tratta “soltanto” di una sagoma con un ingombro di 1700 metri quadri. Poco importa.

Anche sul fronte ambientale ogni cosa va come deve. Anche questo governo se ne occupa. Come il precedente. D’altra parte Matteo Salvini e Luigi Di Maio considerano la salvaguardia dell’habitat naturale un’imprescindibile priorità. E guai a sostenere che non lo siano. Il disastro dello scorso novembre in Veneto, quando il maltempo ha spazzato via 14 milioni di alberi? “Troppi anni di incuria e malinteso ambientalismo da salotto che non ti fanno toccare l’albero nell’alveo, ecco che l’alberello ti presenta il conto”, ha sentenziato il leader leghista. Insomma, colpevoli individuati.

Ischia ci sono tanti abusi edilizi? La soluzione di Di Maio è il condono. Se non fosse che l’isola è evidentemente “fragile” e la misura scelta poco più che un escamotage per sanare una situazione di diffusa illegalità, potrebbe sembrare una buona idea.

Di ambiente si occupano anche le Regioni. Come la Basilicata, che ha rilasciato l’Autorizzazione paesaggistica per la realizzazione di un impianto eolico nel Comune di Moliterno, all’interno del Parco nazionale dell’Appennino Lucano-Val d’Angri-Lagonagrese, proprio nel bel mezzo di un sito di interesse comunitario.

Anche i Comuni danno il loro contributo. Per esempio quello di Conza della Campania, in provincia di Avellino, che nonostante lo stop della Regione sostiene di non avere strumenti per fermare la realizzazione del Parco eolico nel bel mezzo di un’oasi del Wwf, a breve distanza dal lago.

L’ambiente è anche sinonimo di sicurezza. Ovvio. Per questo è stata ideata da Matteo Renzi nel 2014 “Italia sicura”. Si sceglieva “la strada della prevenzione superando la logica delle emergenze in settori chiave per l’attività sociale, culturale e economica. Non solo dissesto idrogeologico ma anche infrastrutture idriche ed edilizia scolastica”. Per questo agli inizi del 2019 Giuseppe Conte ha presentato “Proteggi Italia”, il più grande piano nazionale per la sicurezza del territorio.

Ambiente e sicurezza. Indissolubilmente uniti. Tutti d’accordo. “Per la tutela dell’ambiente vanno respinte decisamente tentazioni dirette a riproporre soluzioni già ampiamente sperimentate in passato con esito negativo, talvolte premessa per futuri disastri”. Il presidente Sergio Mattarella, in visita ai luoghi colpiti dall’alluvione del 2018 nel Bellunese, non ha dubbi in proposito. Nessuno ne ha, sembrerebbe.

Eppure si continua a morire per la trascuratezza degli uomini. Eppure i luoghi continuano a essere stravolti in nome del progresso. Che si tratti di parchi eolici, centrali idroelettriche, autostrade oppure Tav e Tap. Eppure musei, siti archeologici e palazzi storici troppo spesso sono spazi frequentati da pochi visitatori. Non sarà forse che, a dispetto di quel che sostengono ministeri e soprintendenze, habitat naturale e patrimonio storico-artistico e archeologico non siano propriamente sempre delle priorità? Il Paesaggio costringe a delle scelte, inevitabilmente.

“Vennero abbattute le case della contrada Micheloni, la cascina del Genio, il Caseificio Cooperativo; poi si misero a spianare il terreno e a ridurre la pendenza trasportando migliaia di metri cubi di terra e ghiaia … Molti vecchi, anche dal paese, durante il giorno andavano ad osservare quei frenetici lavori e scuotevano la testa tra loro dicendo che bel campo di patate avrebbe potuto essere tutto quel piano ribaltato sottosopra, da far mangiare un anno centomila persone; o anche una bellissima malga dove caricare centocinquanta vacche da latte”. Mario Rigoni Stern ne Le stagioni di Giacomo, descrivendo la realizzazione dell’aeroporto “Romeo Sartori” di Asiago, ci insinua un dubbio. Coltivarlo sarebbe il modo migliore per augurare stagioni migliori al paesaggio.

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